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«Di lei attaccatissimo D. Pedro». Epistolario tra Adelaide Ristori e l’ultimo Imperatore del Brasile

A cura di Alessandra Vannucci

Perugia, Morlacchi, 2022, 340 pp., euro 18,00
ISBN 978-88-9392-392-7

La corrispondenza fra una grande artista del teatro e un capo di Stato, l’imperatore del Brasile Don Pedro II, è documento raro e d’insolito interesse, anche per l’attualità. Nel bicentenario della nascita di Adelaide Ristori (1822-1906), attrice e capocomica, si gode della nuova edizione del carteggio fra i due personaggi, già apparso in Brasile nel 2004.

La Ristori conobbe Don Pedro, ultimo imperatore, durante la sua prima tournée in America Latina. Entrambi furono protagonisti d’un sodalizio dai legami affettivi e organizzativi, potenziati dal gusto del sovrano per la cultura e la lingua italiane (ch’egli approfondiva anche con la traduzione) e dalla passione per lo spettacolo, condivisa con la moglie, Teresa Cristina di Borbone. E per la figlia d’arte, nobilitata dal matrimonio con il marchese Giuliano Capranica del Grillo, un’occasione di confronto sociale a livello elitario.  

Gli archivi interessati sono il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova e la Biblioteca Nacional do Brasil. La pubblicazione comprende sessanta lettere di Ristori e settanta di Don Pedro, nel periodo che va dal 1869 alla morte dell’imperatore nel 1891. Oltre a documentare gli incontri susseguitisi in carriera dall’artista, lo scambio lascia percepire implicazioni personali profonde, sulle quali ciascuno esprime la propria riflessione in aspetti originali e inediti. Mentre Don Pedro soddisfa curiosità estetiche e letterarie, riguardanti l’Italia in particolare, grazie alla disponibilità della singolare ambasciatrice, la donna prende coscienza di circostanze e ragioni politiche funzionali a rapporti di portata internazionale. Sorprende in lei la sobrietà – la modestia addirittura – nel mostrarsi in quanto artista. Intanto, avvenimenti mondiali decisivi scorrono nelle calligrafie emozionate e spontanee, ma sorvegliate, degli interlocutori, testimoni sempre molto partecipi delle vicende del tempo. Appaiono così mutamenti e atti politici, sciagure collettive o lutti familiari, inseriti in cronache di quotidianità comune: la presa di Roma, le vicende di Napoleone III, la battaglia di Sedan, la guerra brasiliana contro il Paraguay. Via via la marchesa manifesta le sue posizioni sui regimi o sui regnanti, la simpatia monarchica e i buoni rapporti con Casa Savoja, l’antipatia per il potere pontificio. Grazie anche alla guida dell’Introduzione, si scopre la sua opera di animatrice del nostro Risorgimento. Se a Roma Ristori può vantare un parentato aristocratico, a Parigi (come del resto un po’ accade per il brasiliano) trova una patria d’elezione distinta per frequentazioni e amicizie. 

L’aspetto teatrale e la cura relativa, almeno per l’attrice, restano sullo sfondo rispetto alle notizie di viaggio, degli incontri eminenti e della famiglia, sempre presente nelle annotazioni dei suoi sentimenti. Nella politica imperiale, la funzione dell’arte è intesa come lenitiva delle tensioni sociali e in Ristori, oltre che mezzo d’affermazione personale, ha potere riabilitativo dell’intera categoria professionale. La seconda visita in Brasile nel 1874 fa parte di un vero “giro del mondo” che, passando da New York e San Francisco, attraverso il Pacifico giunge in Australia, per risalire verso l’India e per Suez, fino all’Europa. Allora risaltano per la capocomica le difficoltà della gestione dell’importante «macchina artistica» (p. 239) illustrate nell’Introduzione.

La curatrice sviluppa un saggio sagace ed esaustivo sulle condizioni e sul significato della carriera artistica e imprenditoriale della Ristori, per la quale le trasferte internazionali contribuivano alla sua fama e rafforzavano la sua funzione di ambasciatrice anche politica, influente per immagine e prestigio. Pure lo stile e l’obiettivo estetico vengono posti in risalto mediante rievocazione di capolavori tipici, come Medea, data in apertura delle recite a Rio de Janeiro nel 1869, all’origine d’entusiasmo e ammirazione strepitosi nel pubblico. Le Lettere sono invece parche di enfasi e più rivolte all’essenza e all’impegno. Ad esempio, l’attrice studia la lingua locale, portoghese o inglese, in vista di adottarla nella recitazione, come farà in Inghilterra con Maria Stuarda. Molti aspetti linguistici del carteggio rivelano doti espressive, ed esigenze spirituali, mostrandosi in entrambi i casi quali mezzi di conoscenza. È divertente l’uso di formule di commiato e di saluto, attorno all’immancabile clausola del sovrano, quel “Di lei attaccatissimo D. Pedro” che si confessa e si contiene, fra educazione e passione. Nell’ultimo periodo, il “cuore che non invecchia” dell’uomo malato e in declino, denuncia nostalgia e desiderio di crescente vicinanza sentimentale. Ma ragioni di stato e di noblesse obbligano a discrezione e pudore autentici. Suona a conferma di vocazione e di carattere il motto con il quale si definisce la Ristori: «Ordine, fede e fermezza» (p. 250).  

La galleria di ritratti, in Appendice, illustra specialmente la fisionomia dell’artista nei ruoli che ne sancirono il successo più affettuoso presso l’amico e ammiratore.


Di Gianni Poli


La copertina

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