In che misura sia ripartita la nuova stagione lo
indica la quantità delle recensioni relative alle produzioni dei principali
teatri dellarea tedesca raccolte nella sezione Aufführungen di questo
numero di «Theaterheute».Ai Kammerspiele di Monaco Jan Bosse è il regista di
Effingers dallomonimo romanzo di Gabriele Tergit. Si tratta del truce
racconto dellepopea di una famiglia ebrea dellalta borghesia vissuta a
Berlino tra il 1878 e il 1948, interpretata da Katharina Marie Schubert, Katharina
Bach, Lucky Wilke, André Jung. Due sono le proposte del Residenztheater della
città bavarese: Die Träume der Abwedenden di Judith Herzberger,
scrittrice ebrea vissuta in clandestinità al tempo del nazismo, documenta con
inquietante realismo londa dellantisemitismo degli anni Sessanta.
Lallestimento di Stefan Kimmig è privo di fronzoli retorici ed è reso con
efficacia espressiva, tra i tanti, da Barbara Horvath, Katja Jung, Max Rothbart,
Christop Franken. Il drammaturgo e regista Simon Stone attinge molte tematiche
dallopera di Ödön von Horvàrth per realizzare Unser Zeit, intrecciando
in una stazione di servizio incontri tra persone socialmente ed etnicamente
diverse, portate in scena da Simon Zagermann, Antonia Munchow e Benito Bause.
Di rilievo risultano anche i titoli in programma al
Burgtheater di Vienna, a partire da Zdenek Adamec di Peter Handke per la
regia di Frank Castorf. Il personaggio del titolo è lo studente boemo noto per
essersi dato fuoco nel 2003 in piazza Venceslao di Praga e ora ricordato da un
coro di voci divise tra osservatori e narratori offerte da Hanna Hilsdorf, Marie-Luise
Stockinger, Marcel Heuperman, Franz Pätzold. Riflessioni e analisi pungenti sul
Coronavirus in relazione alla sua gestione politica e sanitaria costituiscono
la sostanza narrativa di Lärm, Blindes Sehen. Blinde sehen! di Elfriede
Jelinek per la cura dello stesso Castorf che dirige con geometrica precisione
lesibizione di Mehmet
Ateşçi, Marcel Heuperman, Dörte
Lyssewski, Branko Samarovski, Marie-Luise Stockinger, Andrea
Wenzl. Komplizen di Maxim Gorki è affrontato da Simon
Stone mantenendo viva la forza della denuncia delle disuguaglianze sociali
presenti nel capitalismo odierno. Tra gli attori si sono distinti Safira
Robens, Roland Koch e Michael Maertens.
Si impone la scena
berlinese con una serie di spettacoli di elevato spessore artistico. Ulrich
Rasche trasferisce sul palcoscenico del Deutsches Theater Ödipus da Sofocle. Gli attori si muovono su una
piattaforma ruotante in senso antiorario; sono personaggi cupi e moderni, interpretati
con grande intensità espressiva da Julia Windischbauer, Linda Pöppel,
Toni Jessen, Elias Evens. Ancora la tragedia sofoclea va in scena
alla Schaubühne per la regia di Thomas Ostermeier in unedizione in
chiave marcatamente moderna, con gli attori – tra i quali Renato Schuch,
Caroline Peters, Christian Caroschner – posizionati intorno a un
piano di cottura da cucina.
Liberamente
ispirato a Casa di bambola di Ibsen, Noorrrraaaaa, nella
lettura scenica di Leonie Böhm per il Gorki Theater, la protagonista (Julia
Riedler) abbandona la famiglia assieme alla sua amica Linde (Svenja
Liesau) in segno di emancipazione in chiave femminista (tanto che nel
copione non compaiono ruoli maschili).
Ancora al
Deutsches Theater figura Frankenstein dallomonimo romanzo di Mary
Shelley affidato alla regia di Jette Steckel che approfondisce il
tema della solitudine e dei limiti della ricerca scientifica. Maren Eggert,
Alexander Khuon e Felix Goeser sono i principali interpreti di
uno spettacolo condotto su linee asciutte e segnato dai movimenti limitati per
dare spazio espressivo alla forza della parola.
Con Mysterien ci
si trasferisce allo Schauspielhaus di Bochum. La figura centrale del dramma, un
uomo contraddittorio e isterico, è resa con grande abilità da Steven Scharf,
grazie alle precise indicazione di regia di Johan Simons. È giocato
sulle ambiguità dettate dalla apparente normalità e convenzionalità allinterno
di una famiglia Das Gespenst der Normalität di Saara Turunen, anche convincente regista nel coordinare
sul palcoscenico Veronika Nickl, Michael Lippold, Dominik
Dos-Reise, Marius Hut. Sogni amorosi giovanili filtrati nella poesia
secondo visioni di derivazione dantesche caratterizzano Das neue Leben.
Where do me go from here curato da Cristopher Rüping e consegnato a
una compagnia formata da William Cooper, Viviane De Muynck, Anna
Drexler, Damian Rebgetz e Anne Rietmeijer.
Il pubblico dello
Schauspielhaus di Düsseldorf ha assistito alla rappresentazione di Bambi
& Die Themen, testo e regia di Bonn Park, con Felicia Chin-Malenski,
Eduard Lind, Eva Maria Schindele alle prese con ruoli ripresi dallomonimo
film di Disney. Nello stesso teatro Stefan Bachmann modella per il
palcoscenico Reich des Todes, novità di Rainald Goetz in cui si
affronta il declino della civiltà occidentale dopo l11 settembre 2001 dando
voce a politici incapaci, militari e torturatori, avvocati fantasma e
terroristi. Tra gli interpreti spiccano Melanie Kretschmann, Sabine
Waibel, Sophia Burtscher e Ines Marie Western-Stöer.
Problematiche e
riflessioni intorno allamore e alla morte sono presenti nelle tre produzioni
del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo. In Die Brüder Karamasow da Dostoevskij
nella lettura interpretativa di Oliver Frljic si privilegiano gli
scontri interiori vissuti dai personaggi consegnati a affermati attori tra i
quali si evidenzia la talentuosa Sandra Gerling affiancata da Christoph
Jöde, Paul Behren, Matti Kraus e Carlo Ljubek. È
tratto dallomonimo romanzo di Ian McEwan Kinderwohl per la regia
di Karin Beier, abile a sottolineare
le varie sfumature del benessere dei bambini, con Paul Behren, Yorck
Dipper, Julia Wieninger. Infine Krum del drammaturgo israeliano
Hanoch Levin al Thalia Theater, ponendo al centro dellazione due
matrimoni e due funerali, inquadra lo smarrimento e la perdita di identità
delluomo moderno. Mossi dalla pregevole regia di Kornel Mundruczò, si
sono fatti applaudire Maja Schöne, Tim Porath, Karin Neuhauser,
Ole Lagerpusch.
Violenza verbale,
sessista e misogina, e allusioni pornografiche abbondano nel testo crudo e
blasfemo di David Foster Wallace, Kurze Interviews mit sieben Männer
allestito da Yana Ross per lo Schauspielhaus di Zurigo con la presenza
di Lena Schwarz, Katie Pears e Urs Peter Halter. Laltra
produzione dello stesso teatro è Der Besuch der alten Dame di Friedrich
Dürrenmatt che si segnala per il rispetto filologico del testo attualizzato
dal convincente contributo di Sebastian Rudolph e Patrycia Ziolkoska,
abilmente diretti da Nicolas Stemann.
In Akteure
si legge il dettagliato profilo di Anja Herden, attrice ora attiva nella
compagnia dello Schauspielhaus di Hannover e già impegnata nei teatri di
Zurigo, Düsseldorf, Graz, Colonia e Amburgo. È quanto racconta la stessa interprete
ricordando con particolare attenzione e affetto i successi ottenuti con Mitleid.
Die Geschichte des Maschinengewehrs di Milo Rau fino al recente Dance
Nation di Clare Barron (regia di Stephan Kimmig).
Le pagine dedicate
ai Festivals registrano lultima edizione di Ruhrtriennale e prima del
mandato di Barbara Frey alla direzione artistica. Spiccano spettacoli di
rilievo internazionale che affrontano tematiche trasversali, segnatamente il
rapporto tra uomo e natura e il femminismo. La stessa Frey firma la regia di Der
Untergang des Hauses Usher e si avvale di attori di spessore come Annamaria
Laug, Katharina Lorenz, Michael Maertens e Markus
Scheumann. Tra le altre proposte è doveroso segnalare la performance A
Divine Comedy di Florentina Holzinger, La luna en el Amazomas
di Mapo Teatro e Los Ańos di
Mario Pensotti.
Si discute di
teatro indipendente, in particolare di quello attivo a Berlino, in Freie
Szene, orientando lattenzione sui difficili rapporti con la politica
istituzionale che, attraverso i contributi finanziari, rischiano di
comprometterne lo statuto di indipendenza artistica.
Il testo (Das
Stück) scelto dalla redazione della rivista berlinese e pubblicato in
versione integrale è Wüst oder Die Marquise von O. – Faster, Pussycat, Kill,
Kill! di Enis Maci, recentemente allestito allo Schauspielhaus di
Brema da Elsa Sohie Jach. Miriam Rast, Sofia Elena Borsani,
Judith Goldberg e Carlotta Freier recitano la storia di una donna
rimasta in cinta a seguito di uno stupro e perciò impegnata nella lotta per
ottenere giustizia.
di Massimo Bertoldi
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