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Filippo Juvarra. Regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa

A cura di Franca Porticelli, Costanza Roggero, Chiara Devoti, Gustavo Mola di Nomaglio

Torino, Centro Studi Piemontesi, 2020, 487 pp., euro 40,00
ISBN 978-88-8262-298-5

Pensata insieme alla omonima mostra per celebrare il tricentenario della fondazione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’uscita di questo elegante volume anticipa il lancio dell’attesa esposizione juvarriana che, rinviata al prossimo 5 marzo causa pandemia, si annuncia come il primo appuntamento della prestigiosa rassegna “Il Piemonte Barocco”. Una lodevole operazione che intende diffondere presso gli specialisti e i semplici appassionati la conoscenza del Corpus juvarrianum, raccolta grafica di Filippo Juvarra e dei suoi allievi conservata nei fondi dell’istituto torinese a partire dagli anni Sessanta del Settecento (più una acquisizione ottocentesca). Si tratta del maggiore repertorio dell’architetto messinese e, insieme, di uno dei più importanti fondi barocchi di disegni e incisioni, presentato qui per la prima volta nella sua interezza dopo una parziale campagna di digitalizzazione

Distribuito su diciotto album con piatti di pelle scura e fregi d’oro sul dorso, il Corpus comprende oltre un migliaio di disegni per lo più a penna, acquerello grigio e matita, oltre alle stampe relative alla chiesa torinese di San Filippo Neri e a una suite di targhe e stemmi. Tra gli esemplari grafici, frutto dell’intensa attività di Juvarra e collaboratori a Roma e a Torino, spiccano i bozzetti per le scenografie dei teatri Ottoboni e Capranica nell’Urbe, le immagini ideali di porti e città, le vedute della campagna romana, i progetti per edifici e apparati effimeri, le fantasie architettoniche. Un volume a parte ne raccoglie – come ebbe a definirli il suo stesso autore – i “penzieri”, ossia le traduzioni in immagini delle sue idee progettuali, quelle in cui è racchiusa l’essenza, appunto, del suo pensiero.

Di tutti questi disegni il volume offre il catalogo completo, composto da millecinquanta schede risultato di un meticoloso lavoro di verifica, revisione e aggiornamento del vecchio inventario redatto dai bibliotecari tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Non sempre è stato possibile distinguere gli autografi del maestro, di solito dal tratto più libero e dalle ombreggiature più vibranti, da quelli degli allievi più abili, cui spesso era demandato il compito di elaborare soluzioni progettuali alternative o di eseguire disegni tecnici di immediata utilità in ambito cantieristico. Le nuove schede registrano con stile asciutto e chiarezza grafica i dati essenziali dei disegni: autore (o sua attribuzione), soggetto, datazione, tecnica di realizzazione, formato, segnatura, scala grafica, annotazioni manoscritte varie ed eventuali, stato di conservazione, osservazioni a margine del redattore e bibliografia di riferimento. 

Il ricco catalogo (circa duecentocinquanta pagine), corredato da una presentazione di Maria Vittoria Cattaneo e Elena Gianasso e da un contributo tecnico di Giulia Bergamo, è introdotto da un focus di Andrea Merlotti sul rapporto di Juvarra con Vittorio Amedeo II: l’illuminato sovrano istitutore della Biblioteca Nazionale torinese che, nel 1718, chiamava a corte il maestro siciliano affidandogli, tramite la carica di primo architetto civile di Sua Maestà, il compito di conferire alla capitale sabauda quel geniale assetto urbanistico che ancora oggi connota la città. 

Segue una seconda parte di approfondimenti organizzati in quattro sezioni tematiche: “Intorno” al Corpus juvarrianum, Juvarra scenografo, Dalla Sicilia all’Europa, Piemonte e Sicilia tra Medioevo e Ottocento. Segnaliamo in particolare, per la seconda sezione, il contributo di Nicola Badolato sull’attività nei teatri romani tra il 1709 e il 1714 quale esperienza chiave per comprendere i destini della scenografia barocca in Italia e in Europa; quello di Annarita Colturato sul coinvolgimento dell’architetto-scenografo nella vita teatrale sabauda di quegli anni, segnata dagli allestimenti in musica per le nozze del futuro Carlo Emanuele III e Anna Cristina di Sulzbach (1722); le note di Giuseppina Raggi sui mancati progetti di due teatri – uno per Torino e l’altro per la corte di Lisbona – in vista del matrimonio mai celebrato tra il principe di Piemonte Carlo Emanuele di Savoia e l’infanta Francesca di Braganza (1721); e, infine, la documentazione archivistica mediante cui Franca Varallo ricostruisce le scelte decorative e ideologiche alla base di quel “teatro della morte” che, sotto la meticolosa “regia” di Juvarra, andò in scena negli anni Venti del secolo per volontà di Vittorio Amedeo II. 

Anche grazie a questi importanti contributi, il volume si pone come reference book nell’ambito dei copiosi studi juvarriani, aggiungendo un’altra preziosa tappa al cammino di conoscenza di un artista quanto mai poliedrico che seppe affermarsi, con le sue celebrate doti “registiche”, in un contesto politico e culturale aperto all’Italia e all’Europa.



di Gianluca Stefani


La copertina

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