Pensata
insieme alla omonima mostra per celebrare il tricentenario della fondazione
della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, luscita di questo elegante
volume anticipa il lancio dellattesa esposizione juvarriana che, rinviata al
prossimo 5 marzo causa pandemia, si annuncia come il primo appuntamento della prestigiosa
rassegna “Il Piemonte Barocco”. Una lodevole operazione che intende diffondere
presso gli specialisti e i semplici appassionati la conoscenza del Corpus juvarrianum, raccolta grafica di Filippo Juvarra e dei suoi allievi conservata
nei fondi dellistituto torinese a partire dagli anni Sessanta del Settecento (più
una acquisizione ottocentesca). Si tratta del maggiore repertorio
dellarchitetto messinese e, insieme, di uno dei più importanti fondi barocchi
di disegni e incisioni, presentato qui per la prima volta nella sua interezza
dopo una parziale campagna di digitalizzazione.
Distribuito
su diciotto album con piatti di pelle scura e fregi doro sul dorso, il Corpus comprende oltre un migliaio di disegni
per lo più a penna, acquerello grigio e matita, oltre alle stampe relative alla
chiesa torinese di San Filippo Neri e a una suite
di targhe e stemmi. Tra gli esemplari grafici, frutto dellintensa attività di
Juvarra e collaboratori a Roma e a Torino, spiccano i bozzetti per le
scenografie dei teatri Ottoboni e Capranica nellUrbe, le immagini ideali di
porti e città, le vedute della campagna romana, i progetti per edifici e
apparati effimeri, le fantasie architettoniche. Un volume a parte ne raccoglie
– come ebbe a definirli il suo stesso autore – i “penzieri”, ossia le
traduzioni in immagini delle sue idee progettuali, quelle in cui è racchiusa lessenza, appunto, del suo pensiero.
Di
tutti questi disegni il volume offre il catalogo completo, composto da millecinquanta
schede risultato di un meticoloso lavoro di verifica, revisione e aggiornamento
del vecchio inventario redatto dai bibliotecari tra gli anni Settanta e Ottanta
del secolo scorso. Non sempre è stato possibile distinguere gli autografi del
maestro, di solito dal tratto più libero e dalle ombreggiature più vibranti, da
quelli degli allievi più abili, cui spesso era demandato il compito di
elaborare soluzioni progettuali alternative o di eseguire disegni tecnici di
immediata utilità in ambito cantieristico. Le nuove schede registrano con stile
asciutto e chiarezza grafica i dati essenziali dei disegni: autore (o sua
attribuzione), soggetto, datazione, tecnica di realizzazione, formato,
segnatura, scala grafica, annotazioni manoscritte varie ed eventuali, stato di
conservazione, osservazioni a margine del redattore e bibliografia di
riferimento.
Il
ricco catalogo (circa duecentocinquanta pagine), corredato da una presentazione
di Maria Vittoria Cattaneo e Elena Gianasso e da un contributo tecnico di Giulia Bergamo, è introdotto da un focus di Andrea Merlotti
sul rapporto di Juvarra con Vittorio Amedeo II: lilluminato sovrano istitutore
della Biblioteca Nazionale torinese che, nel 1718, chiamava a corte il maestro
siciliano affidandogli, tramite la carica di primo architetto civile di Sua
Maestà, il compito di conferire alla capitale sabauda quel geniale assetto
urbanistico che ancora oggi connota la città.
Segue
una seconda parte di approfondimenti organizzati in quattro sezioni tematiche: “Intorno” al Corpus juvarrianum, Juvarra scenografo, Dalla Sicilia allEuropa, Piemonte
e Sicilia tra Medioevo e Ottocento. Segnaliamo in particolare, per la
seconda sezione, il contributo di Nicola
Badolato sullattività nei teatri romani tra il 1709 e il 1714 quale
esperienza chiave per comprendere i destini della scenografia barocca in Italia
e in Europa; quello di Annarita
Colturato sul coinvolgimento dellarchitetto-scenografo nella vita teatrale
sabauda di quegli anni, segnata dagli allestimenti in musica per le nozze del
futuro Carlo Emanuele III e Anna Cristina di Sulzbach (1722); le note di Giuseppina Raggi sui mancati progetti di
due teatri – uno per Torino e laltro per la corte di Lisbona – in vista del
matrimonio mai celebrato tra il principe di Piemonte Carlo Emanuele di Savoia e
linfanta Francesca di Braganza (1721); e, infine, la documentazione
archivistica mediante cui Franca Varallo
ricostruisce le scelte decorative e ideologiche alla base di quel “teatro della
morte” che, sotto la meticolosa “regia” di Juvarra, andò in scena negli anni
Venti del secolo per volontà di Vittorio Amedeo II.
Anche grazie a questi
importanti contributi, il volume si pone come reference book nellambito dei copiosi studi juvarriani, aggiungendo
unaltra preziosa tappa al cammino di conoscenza di un artista quanto mai
poliedrico che seppe affermarsi, con le sue celebrate doti “registiche”, in un
contesto politico e culturale aperto allItalia e allEuropa.
di Gianluca Stefani
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