Il volume pubblica i risultati dellomonimo progetto di ricerca triennale ospitato dallUniversità di Sheffield e finanziato da un Leverhulme Trust Research Project Grant. Due musicologi e due storiche dellarte – rispettivamente Tim Shephard, Sanna Raninen, Serenella Sessini, Laura Stefanescu – firmano alternatim i paragrafi di quattro capitoli, in cui si ricostruisce lidentikit culturale dellosservatore che nel Rinascimento poté ammirare le immagini dei musici che popolarono affreschi, tele, tavole e oggetti darte cogliendone pienamente il significato. Si trattava di un individuo dalla discreta cultura letteraria, devoto frequentatore di libri sacri e di preghiera. Aveva letto Ovidio, magari moralizzato e tradotto, e ne aveva fatto a sua volta il soggetto per decorare i propri ambienti domestici e i coperchi dei virginali o le ante di organetti che possedeva insieme a qualche partitura, ricordo di uneducazione musicale giovanile. Lattenzione
alla capacità ricettiva del pubblico rinascimentale delle iconografie musicali
è il punto di forza di questa ricerca, la quale prova, in primo luogo, a determinare
quale importanza e quale posto ebbe la musica nella società italiana. Tra
Quattro e Cinquecento la Penisola risuonò delle armonie dei chapel singers
al soldo di capitoli cattedrali o di principi, dei chamber musicians ospiti
di mecenati aristocratici, dei cerimonial musicians che animarono le
cerimonie pubbliche talora insieme ai military trumpeters, prestati
dalle file degli eserciti per solennizzare i momenti della ritualità civile
(pp. 11-12). Dotati di differente consapevolezza della teoria musicale e di
abilità diverse nella sua pratica, questi artisti contesero ai maestri di architettura,
pittura e perspectiva il primato nella considerazione presso i
contemporanei della dignità del proprio operato, fondato sulle leggi
matematiche dellarmonia e sul proposito di restituire il divino ordine del
cosmo attraverso larte, nella certezza che «ex his qui bene canunt, bene pingunt, bene fingunt, ceterisque ex
artibus multum usus atque ornamenti divinis accedit rebus» (citando le Elegantiae
linguae latinae di Lorenzo Valla, p. 19). Nel capitolo primo,
pertanto, il quattrocentesco “paragone” delle arti è ripercorso attraverso
unacuta contestualizzazione dei testi che affrontarono largomento, la quale
permette di affermare come le analogie tra le
tecniche artistiche sottolineate da Leonardo, Alberti e Filarete
siano «valuable as a way of thinking
about art rather than as a way of doing it» (p. 32), evitando confronti
critici arbitrari tra il fare artistico di musici e pittori.
La
trattazione si sofferma poi sulle Divine Harmonies raffigurate dai
pittori «quando beatorum gaudia
designare volunt» (p. 41). Così riferisce il Complexus effectuum
musices di Johannes Tinctoris, secondo cui il canto dellAlleluia,
del Sanctus, del Magnificat da parte dei fedeli stabilirebbe una
connessione perpetua e armonica tra la Chiesa militante e la Chiesa trionfante.
Come nel Quattrocento i pueri cantores siano divenuti angeli e gli
angeli fanciulli è il tema del secondo capitolo, corredato da una ricca
documentazione iconografica. Vi si illustra, ad esempio, come nella Natività
di Piero della Francesca (1470-1475) i cantori discesi dal cielo abbiano
perso le ali per guadagnare due sonori liuti con cui osannare al Bambinello, o
come alcuni di quelli dipinti dal Gozzoli nella Cappella dei magi
indossino piviali e stole per prefigurare il destino beato dei buoni sacerdoti.
Nel paragrafo quinto si ascende così dalla terra allempireo, salmodiando sullesempio del re David, antenato di Cristo, il
quale non solo da fanciullo amò il canto di Maria e degli angeli – tanto da
rubare larchetto a un cherubino per suonare qualche nota sulla ribeca nella Vergine
con Bambino e angeli di Piero di Cosimo (1507) – ma da adulto fu
dotto musico, come ancora Tintoris affermò nel Proportionale musices
citando il terzo concilio di Toledo (p. 126).
Il terzo
capitolo è dedicato ai Classicisms,
considerando, in primis, le
raffigurazioni della musica tra le Arti liberali alla luce sia della stima che linsegnamento
musicale ebbe nelle scuole e nelle università, sia dellassociazione del senso
ritmico e della melodiosità alle arti della parola nel XV secolo. Il buon poeta
e il buon retore, avevano spiegato Cicerone e Quintiliano, doveva
essere esperto nella scienza dellaccostare i suoni. Pertanto
– si legge nel paragrafo secondo – strumenti ad arco, trombe e flauti potevano
trovarsi opportunamente tra le mani di altre muse oltre a Melpomene, come
avviene in una serie di incisioni (1465) ispirate ai Tarocchi di Mantegna
(pp. 155-159); mentre cetra e lira da braccio furono più convenzionalmente
associate alliconografia di Orfeo, non solo musico e poeta eccellente, ma
anche oratore capace di convincere Plutone e Proserpina a rendergli Euridice (terzo
paragrafo). Alle raffigurazioni dellerroneo giudizio di re Mida, arbitro della
contesa tra Apollo e Marsia, e ai festosi cortei in onore di Bacco sono
dedicati i paragrafi quarto e quinto, in cui si affronta anche la tematica
complessa della contestualizzazione morale del fare musica e del riflettere
accademicamente su questa arte nel Rinascimento.
Infine,
il capitolo quarto, People, analizza numerose opere darte raffiguranti
i momenti musicali dei divertimenti cortesi dei giardini di Venere (si pensi
alle danze della xilografia dedicata da Baccio Baldini alla dea della
bellezza nella serie dei Pianeti Finiguerra, 1464); delle feste nuziali,
indagate attraverso le iconografie dei cassoni nuziali fiorentini; delle soste
boscherecce dei pastori; dei trionfi di ispirazione anticheggiante. Chiude il
volume una galleria di ritratti, dei quali si
indagano le relazioni tra i personaggi dipinti e gli strumenti musicali o i
cartigli con partiture che li accompagnano, soffermandosi sulle differenti
tipologie delle loro pose per valutare le intenzioni pretese o reali dellartista
di riprodurre prassi esecutive più o meno usuali.
Nel
panorama degli studi sulliconografia musicale della prima età moderna questo
libro si distingue per lefficace visione di sintesi e aggiornamento delle
conoscenze. Lindagine sulla consapevolezza culturale presso il pubblico
rinascimentale delle allusioni letterarie e filosofiche sottese allideazione
delle opere darte ha permesso agli autori di affrontare, lungo un arco
cronologico che abbraccia lintero Rinascimento e la prima stagione del
Manierismo, la lettura di un numero elevato di testimonianze iconografiche – duecentoventinove sono le illustrazioni ad alta risoluzione che
impreziosiscono il volume –, ispirate a differenti contesti musicali e
performativi. Lanalisi è fondata su una ricca e aggiornata bibliografia (pp.
349-408). Notevole il numero di fonti letterarie citate per sostenere
argomentazioni e ipotesi ermeneutiche rigorose: testi classici, patristici,
trattati musicali, filosofici, cronache, opere poetiche, riportati nelle note a
pie di pagina nella loro lezione in lingua originale. Tale lavoro di
contestualizzazione, miniera preziosa di dati che certamente saranno impiegati
in futuro da altri studiosi, è esteso anche fecondamente alle notizie sulla
storia dello spettacolo italiano quattrocentesco. In particolare, nel capitolo
secondo, si apprezzano gli sforzi di Sessini e Stefanescu di valutare
lincidenza della visione degli spettacoli che richiesero lattivazione degli
ingegni brunelleschiani nellorganizzazione spaziale dei paradisi dipinti da
artisti di area toscana. In tali scene paradisiache, insolitamente rispetto
alle pratiche del tempo, si riscontra limpiego, tanto nelle recite quattrocentesche
quanto nelle coeve raffigurazioni pittoriche, di strumenti musicali di grande
varietà, da quelli grossi (ossia fiati in legno o ottone) a quelli sottili
(ad arco), come accadde nellaffollato concerto angelico che accompagna lAscensione
della Vergine di Filippino Lippi in Santa Maria sopra Minerva
(1488-1493, p. 62).
Convince
laccostamento del testo della Rappresentazione di un miracolo di s. Maria
Maddalena di Castellano Castellani allAssunzione di Maria Maddalena
(1506-1507) della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, trasposizione sulla tela
dellascensione della santa al cielo per mezzo di un ben rodato congegno
brunelleschiano munito di nuvole e angioletti (pp. 81-82); e si apprezza
lanalisi della miniatura raffigurante la Poesia eseguita sulle carte del
codice Vat. Lat. 899, Descriptione delle nozze di Costanzo Sforza
(1480) ricondotta al coevo processo di elaborazione delliconografia delle muse
e delle Arti nonché alle modalità esecutive degli entremets del banchetto (p.
141). Sono
questi gli effetti di un approccio autenticamente multidisciplinare, rinforzato
dalla lettura di unampia varietà di fonti e di studi aggiornati, e che speriamo
possa contraddistinguere le future ricerche degli autori del volume.
di Claudio Passera
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