Gli scritti qui presentati sono tratti
dagli appunti degli allievi della Scuola del Piccolo Teatro, alla quale Luca Ronconi è giunto nel 1999 per dirigerla fino al 2015, in collaborazione
con Enrico DAmato. Il volume propone
«un lavoro che parla dei ragazzi in ascolto delle lezioni di Luca Ronconi e del
loro modo di parteciparvi […]. Il quaderno
è una composizione corale. Non un saggio, ma un mosaico con tessere piccole e
di diversi colori, poco significative se osservate da sole, ma nella loro
complessità capaci di comporre un disegno utile» (p. 8), nel quale intervengono
rilievi sul cammino alla conquista duna identità interpretativa. NellIntervista a Ronconi di Barbara
Calbiani, Pensare la scuola, sincontrano
risposte spesso paradossali da parte del maestro: «Gli attori si formano in
palcoscenico, ma bisogna vedere anche come ci arrivano, in che condizioni ci
arrivano […]. Non esistono tecniche di recitazione!» (p. 11). E Ronconi prosegue
insistendo sulla necessità di preparare lallievo al “ruolo”, nella scelta
responsabile delle proprie capacità e della propria sensibilità espressiva: «Io
non ho un modello, mentre in generale linsegnamento è avere un modello e cercare
di proporlo» (p. 15).
La tripartizione del materiale pone
le Lezioni per conoscere allinizio
del corso Luchino Visconti (2014-2017). Offrono i loro scritti tredici tra
coloro che vi presero parte. Dagli appunti del primo (Aurelio Di Virgilio) su Pilade
di Pasolini si legge: «Le parole hanno delle radici e dietro ogni parola cè un
universo misterioso e affascinantissimo. Compito dellattore è trovare quelle
radici […]. Non mi ricordo delle lezioni, ma di incontri illuminanti in cui si
andava in fondo alle cose, in cui si percepiva il sapore umido di queste
desiderate radici» (p. 21).
Cristina Nurisso confessa: «Uno degli insegnamenti che più mi è
rimasto impresso è il concetto di consapevolezza dellattore» (p. 28), qui
riferito al testo Le mosche di Jean-Paul Sartre. Dellinsegnante lallieva trattiene alcune
intenzioni: «Ho scelto appositamente testi non facili per abituarci a processi
interpretativi che non sono quelli immediati del sentimento: sono quelli della
decodificazione di un testo prima di metterci dentro il sentimento» (p. 32).
Leda Kreider rivive limpressione di certe dichiarazioni perentorie:
«Mi piace prendere una distanza dal concetto di personaggio. La funzione della
drammaturgia, al di fuori delle commedie, non esiste […]. Le parole non sono chiacchiere. Sono azioni, sono fatti che succedono, pezzi di corpo» (p. 35).
Ciò che vale anche per la poesia,
oltre che per la scena, fa riemergere dettami sui criteri di scansione della
parola che diventa ritmo musicale, con suggestioni sullesecuzione della
battuta che rendono lo scritto densamente significativo. Yasmin Karan,
impegnato nellOrestea, annota: «ATTORE
= MAGNETE: devo sempre essere interessato a cosa fa, dove va. Cambiare ritmi,
tempi, non compiacersi del proprio tempo. […] Far lavorare lipotesi, la
fantasia, lemozione» (p. 54).
Due allieve (Roberta Bonora ed Elena
Rivoltini) presentano la loro scelta alla curatrice, prima di raccontare la
loro esperienza. Jacopo Sorbini trascrive
la registrazione di una lezione del maestro, integrandola con spiegazioni e
aggiunte (p. 60). Marica Mastromarino
si sofferma sulle sensazioni e sugli effetti che Ronconi, con la sua influenza
pedagogica, produceva sul proprio comportamento, testimoniando il risultato sorprendente,
soprattutto nellincontro umano con il maestro.
Così ancora Matteo Principi, con una espressione poetica diretta, si dichiara riconoscente
verso Ronconi ed è oggettivo nel rappresentare sé stesso: «Questo è stato Ronconi
per me, quelle poche volte che sono stato in contatto con lui: unindagine,
unauto indagine a cui ho dato il lasciapassare» (p. 71). Caterina Filograno descrive, giudicandolo, il monologo recitato da
un ex compagno di corso, tratto da Venezia
salva di Simone Weil.
In Lezioni per studiare, le relazioni e i concetti annotati lungo i corsi
tenuti da Ronconi (dal 1999 al 2014) permettono di comprendere «qualcosa di chi
sta utilizzando gli echi, le indicazioni delle lezioni, stratificatesi nel
tempo, e del valore attribuito ad esse» (p. 77).
Lezioni per la scena è composto da registrazioni di sedute attorno
a I soldati di Jakob Lenz (2005) e a Lopera
seria di Raniero De Calzabigi
(2006), allestiti come saggi; quindi da testimonianze di interpreti degli
spettacoli Il Panico e Pornografia (Valentina Picello) e Lehman
Trilogy (Maria Laila Fernandez).
La stessa Picello e Mauro Avogadro chiudono il volume parlando
– da “dentro la scuola” – del loro passaggio dallapprendistato fecondo con
Ronconi allinsegnamento professionale.
di Gianni Poli
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