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Theaterheute, Nr. 8/9, August-September 2020


72 pp., euro 17,00
ISSN 0040 5507

In apertura di questo doppio numero di «Theaterheute» si leggono le recensioni delle principali produzioni tedesche realizzate dopo la riapertura nella tarda primavera dei teatri chiusi per la pandemia. Così Aufführungen alza il sipario sui Kammerspiele di Monaco dove Susanne Kennedy e Markus Selg hanno scelto Oracle, una installazione carica di riferimenti all’antichità e di citazioni esoteriche. Al cospetto di diciassette spettatori rigorosamente distanziati il regista Felix Rothenhäusler si è confrontato con Wunde R, novità di Enis Maci che consegna a quattro attori – Vincent Redetzki, Julia Windischbauer, Eva Löbau, Zeynep Bozbay – una serie di monologhi contenenti pensieri e controverse riflessioni sulla condizione della donna nella società patriarcale e in quella moderna. Il testo della Maci, che rilascia un’interessante intervista di approfondimento e di analisi sulla funzione del teatro, si legge in versione integrale in Das Stück.

Sul palco dello Schauspielhaus di Bochum, uno dei primi teatri a riaprire in Germania, Johan Simons ha curato la regia di Die Befristeten di Elias Canetti, in cui si racconta di una società abitata da uomini nominati per numero i quali, conoscendo sin dalla nascita la data della loro morte, vivono in modo spensierato. Protagonisti di quell’intenso, movimentato allestimento sono Jing Xiang, Marius Huth, Gina Haller. Lo Schauspielhaus di Lipsia si ripresenta al proprio (ridotto) pubblico con Medea di Euripide, interpretata da Denis Petrovic (Giasone) e Anna Cathrin Buhtz (Medea) e ambientata da Markus Bothe in una generica contemporaneità che mantiene vivo l’incontro-scontro tra civiltà diverse.

 

Aufführungen si conclude con la recensione di brevi spettacoli curati da Lola Arias per il programma on line My Documents: Share You Screen!. Attiva dal 2012, la piattaforma ospita artisti di diversa estrazione, con le loro storie rigorosamente dettate dal tema dell’ossessione quali Doing It di Pedro Penim, Lázaro di Lázaro Gabino Rodríguez e Luisa Pardo e On Policing Fantasy di Dylan Arredondo.

 

Le pagine di Nachruf sono dedicate a Jürgen Holtz, attore di primo piano del teatro tedesco recentemente scomparso e protagonista della scena di Berlino Ovest al Deutsches Theater e Berlino Est al Berliner Ensemble e alla Volksbühne. Tra le sue interpretazioni più celebri si ricordano Moritz Tassow di Peter Hacks per la regia di Benno Besson (1965), Fräulein Julie di Strindberg (regia di Einar Schleef, 1975), fino all’ultima esibizione nel brechtiano Galileo Galilei (regia di Frank Castorf, 2019).

 

Di Julia Windischbauer si parla diffusamente nello spazio riservato a Akteure: giovane attrice austriaca formatasi alla Otto Falckenberg Schule, dal 2019 figura nella compagnia dei Kammerspiele di Monaco, dove ha conquistato pubblico e critica per le eccellenti prove esibite in King Lear allestito da Stefan Pucher e in The Vacuum Cleaner di Toshiki Okada. L’attrice è prossima a trasferirsi al Deutsches Theater di Berlino.

 

L’accresciuta presenza di compagnie indipendenti nei cartelloni dei teatri istituzionali, sia in qualità di ospiti che di soggetti di coproduzione, costituisce un nuovo consolidato orientamento del sistema teatrale tedesco che, come si legge in Freies Theater, ridisegna la mappatura geografica dello spettacolo. È il caso di She She Pop con Kanon (2019), di Rimini Protokoll, Gob Squad attivi a Berlino, del collettivo Gintersdorfer/Klaßen impegnato allo Stadttheater di Amburgo e a Vienna con l’allestimento di Geschichten aus dem Wiener Wald di Ödön von Horváth.

 

In Essay si legge un contributo di Peter W. Marx dedicato al rapporto tra uomo, personaggio e maschera a teatro. Lo studioso si sofferma con particolare attenzione sull’intreccio tra connotazioni simboliche e linguaggio artistico: dai romani alla Commedia dell’Arte, fino alle esperienze più significative del Novecento.

 

Molti edifici teatrali dell’area tedesca hanno bisogno di risanamenti e questo alimenta progetti ambizioni e costosi, talvolta al centro di accese discussioni per le linee architettoniche considerate troppo avveniristiche. In Theaterarchitektur sono proposti esempi significativi, tra i quali spiccano le Stadtische Bühnen di Francoforte. Nell’intervista rilasciata alla rivista berlinese, l’architetto Jörg Friedrich illustra le caratteristiche del Theaterhaus di Stoccarda da lui progettato e atteso per il 2022, avanzando inoltre suggestive idee su funzionalità e estetiche dell’edificio teatrale del XXI secolo.

 

Riflessioni e analisi sulla creatività e sull’arte drammatica al tempo del Covid attraversano le testimonianze di scrittori e traduttori legati allo spettacolo come Ulrike Syha e Maxi Obexer; mentre qualificati Dramaturgen anticipano le loro letture estive, da Wolfram Höll a Thomas Köck, da Rebekka Kricheldorf a Maria Milisavljević, per proseguire con Necati Öziri, Kevin Rittberger e Sivan Benyishai.


di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 8/9, August-September 2020

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