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Carlo Gozzi

Versi per gli attori. Introduzioni, prologhi e congedi

A cura di a cura di Giulietta Bazoli e Franco Vazzoler

Venezia, Marsilio, 2018, 501 pp., euro 36,00
ISBN 978-88-317-4995-4

Introduzioni, prologhi e congedi fanno parte della ricca moltitudine di apparati che gli autori drammatici (comici o di opere in musica) erano soliti “offrire” al pubblico del Settecento per ingraziarsene i favori, specialmente in apertura o in chiusura di stagione. Ve ne sono di celeberrimi, anche sui generis, come Il teatro comico (1750) di Carlo Goldoni, introduzione per eccellenza in forma di commedia compiuta; ma ne esistono a centinaia, frutto di tante penne, che non ebbero mai accesso alle stampe.

Tra i più prolifici produttori di questi contenuti, quasi tutti inediti, è certamente da annoverare il nome di Carlo Gozzi. L’importante pubblicazione di questi componimenti teatrali d’occasione in forma integrale ‒ di cui va il merito a Giulietta Bazoli e Franco Vazzoler ‒ si deve alla fondamentale scoperta del Fondo Gozzi, nel quale sono raccolti quasi interamente sotto il titolo autografo Prologhi e congedi teatrali (sul ritrovamento del fondo e sul suo contenuto si veda Carlo Gozzi, 1720-1806. Stravaganze sceniche, letterarie battaglie catalogo della mostra a cura di F. Soldini [Venezia, 20 luglio-10 settembre 2006], Venezia, Marsilio, 2006).

 

Si tratta per lo più di canovacci destinati alla compagnia del Truffaldino Antonio Sacco, da recitarsi sia in Venezia sia nelle diverse tappe di tournée per ingraziarsi i favori del pubblico. Siamo dunque in presenza non di soli documenti encomiastici, ma di testimonianze dirette (e, si potrebbe dire, “in diretta”) dei fermenti del mondo teatrale di allora: vi si trovano notizie sull’apertura o chiusura delle sale, sulla forma degli spettacoli (l’importanza delle performance col fuoco o dei balli come intermezzi) o sugli avvicendamenti in compagnia nelle prime parti, oltre che conferme sui giri teatrali delle compagnie e sulla loro presenza in questa o quella piazza. Oppure, ancora, brevi e sporadici riferimenti alle scenografie o a elementi del costume indossato dalle attrici o dagli attori.

 

Composti in forma monologica (soprattutto le presentazioni o i congedi delle prime attrici) o dialogica (brevi scene drammatizzate che fungano da complimento della compagnia al pubblico), tali componimenti sono la conferma della estrema prossimità alla scena di un autore che conosce i membri della compagnia non solo nel loro ruolo di maschere, ma anche in maniera più intima, e che intrattiene una relazione con il palcoscenico al di là della fornitura sistematica e ricorrente di commedie e canovacci. Gli scambi epistolari con gli attori in tournée e le loro frequenti richieste di questi apparati occasionali confermano quanto ormai da qualche tempo gli studi hanno fatto emergere: Gozzi, come già Goldoni e Chiari solo per citare i più celebri e prolifici, non siedono su un Olimpo dal quale scambiano con gli attori commedie per soldi, bensì sono artigiani al servizio della compagnia, con la quale il “commercio” è continuo e sulla quale il prodotto letterario calza sempre come un guanto, talvolta passando anche attraverso continue funzionali correzioni e aggiustamenti.

 

Prologhi e congedi erano per gli attori uno strumento fondamentale per mantenere col proprio pubblico una relazione costante, mentre erano quasi sempre per gli autori un prodotto secondario per lo scarso valore letterario (e programmatico) che ricoprivano; ma proprio per queste due ragioni conservano per lo storico una straordinaria importanza documentaria, come luoghi in cui si svela il “dietro le quinte” dei consueti rapporti tra il poeta di compagnia e i suoi comici.


di Lorenzo Galletti


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