“E come si continua?”. È la domanda
posta nella sezione Szene Corona, con
cui si apre questo numero di «Theaterheute». Rispondono Klaus Lederer, senatore europeo attivo in campo
culturale che parla con preoccupazione della faticosa, contraddittoria
situazione di Berlino con particolare attenzione alle difficoltà economiche
delle compagnie indipendenti. Tra improvvisazione e ottimismo, allarmismo e
confusione nella programmazione, si guarda alla prossima stagione che si cerca
di organizzare: lo spiegano Barbara Mundel (Kammerspiele di Monaco), Ulrich Khuon (Deutsches Theater di Berlino), Thomas Ostermeier (Schaubühne di Berlino), Karin Beier (Schauspielhaus di Amburgo), Oliver Reese (Berliner Ensemble), Enrico Lübbe (Schauspiel di Lipsia), Martin Kušej (Burgtheater di Vienna), Johan Simon (Schauspielhaus di Bochum).Le pagine di Akteure sono
dedicate a Julia Riedler, attrice che, a seguito della fine
del mandato di Matthias
Lilienthal, lascia la compagnia dei Kammerspiele di Monaco dopo quattro anni
coronati da grandi successi. Tra le tante interpretazioni di rilievo si
ricordano le partecipazioni al brechtiano Im
Dickicht der Städte per la regia di Christopher Ruping, a Räuberinnen da Schiller allestito da Leonie Böhm e a Melancholia da Lars von Trier secondo
la versione di Felix Rotenhäusler.
In Theaterbuch
si legge la recensione al libro di Simon Strauß, Spielplanänderung! 30 Stücke die das Theater
heute braucht (Stuttgart, Tropen, 2020). Il critico teatrale della Faz,
oltre a denunciare la povertà del repertorio tedesco di fronte agli autori
classici, contesta la manipolazione testuale diffusa nellambito della
drammaturgia tedesca contemporanea. Tra i trenta testi dimenticati che Strauß
intende rilanciare, si registrano Tolles
Geld di Ostrowski, Der starke Stamm di Marie Luise Fleißer, Medea di Hans Henny Janni, Esther di Grillparzer.
Il
profilo artistico di Irm Hermann,
attrice tedesca recentemente scomparsa, occupa la sezione Nachruf in cui
si ripercorre la sua luminosa carriera iniziata nel 1966 a seguito
dellincontro con Rainer Werner Fassbinder che la
impegna e la valorizza in importanti film quali Angst essen Seele e Berliner
Alexanderplatz al fianco di Hanna Schygulla, Ingrid Caren, Karl Heinz von Hassel.
Altrettanto importante risulta lattività svolta in campo cinematografico
presso il Berliner Ensemble (Grillparzer
im Pornoladen di Peter Turrini, Tessa Blomstedt gibt nicht auf di Christoph Marthaler) e la
Volksbühne di Berlino (Kunst und Gemüse
e Die Berliner Republik oder der Ring in
Afrika di Christoph Schlingensief).
Si dedica
inoltre ampio spazio a Rolf Hochhuth,
scrittore e drammaturgo tedesco deceduto la scorsa primavera, autore dello
scandaloso Der Stellvertreter (1963),
che denunciava la complicità di papa Pio XII con lolocausto. Allestito da Erwin Piscator al
Theater am Kurfürstendamm, con Dieter Borsche protagonista,
il testo suscitò allepoca forte clamore e provocò tensioni diplomatiche con il
Vaticano. Il realismo storico caratterizza la drammaturgia di Hochhuth e trova
conferma in altre opere, come nel truce dramma Wessis in Weimar oppure nei racconti Ein Liebe in Deutschland.
Il testo
(Das Stück) del mese scelto dalla redazione di «Theaterheute» è Eine kurze Chronik des künftigen China
di Pat To Yan, drammaturgo e regista di Hong
Kong. Prima parte della trilogia Posthuman
Yorney, la commedia immagina una guerra in Cina filtrata dalle
vicissitudini del protagonista che incontra presidenti di partito, fantasmi, robot.
Nella lunga intervista lautore approfondisce contenuti e caratteristiche della
commedia, anche in rapporto alla situazione politica e culturale con
particolare riferimento alle proteste per la libertà e la democrazia in atto a
Hong Kong dalla primavera dello scorso anno.
La sezione Theaterkritik si
occupa di Michael Billington, decano della critica teatrale
britannica, che racconta la sua luminosa carriera giornalistica, preceduta da
esperienze giovanili di attore e regista, e culminata nel 1971 con la
collaborazione con «The Guardian» per cui ha prodotto circa diecimila
recensioni. Oltre a parlare dei suoi autori preferiti – Caryl Churchill, Sarah Kane, Tom Stoppard – si sofferma sul ruolo odierno
del critico e sullanalisi delle principali produzioni della scena londinese.
Ritorna il tema della pandemia in Corona
und Recht, in cui si focalizza lattenzione sulla ricaduta delle regole
anti-Covid nellorganizzazione di festival e concerti, e nella realizzazione
delle prove per lallestimento dello spettacolo.
di Massimo Bertoldi
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