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Theaterheute, Nr. 7, Juli 2020


72 pp., euro 17,00
ISSN 0040 5507

“E come si continua?”. È la domanda posta nella sezione Szene Corona, con cui si apre questo numero di «Theaterheute». Rispondono Klaus Lederer, senatore europeo attivo in campo culturale che parla con preoccupazione della faticosa, contraddittoria situazione di Berlino con particolare attenzione alle difficoltà economiche delle compagnie indipendenti. Tra improvvisazione e ottimismo, allarmismo e confusione nella programmazione, si guarda alla prossima stagione che si cerca di organizzare: lo spiegano Barbara Mundel (Kammerspiele di Monaco), Ulrich Khuon (Deutsches Theater di Berlino), Thomas Ostermeier (Schaubühne di Berlino), Karin Beier (Schauspielhaus di Amburgo), Oliver Reese (Berliner Ensemble), Enrico Lübbe (Schauspiel di Lipsia), Martin Kušej (Burgtheater di Vienna), Johan Simon (Schauspielhaus di Bochum).

Le pagine di Akteure sono dedicate a Julia Riedler, attrice che, a seguito della fine del mandato di Matthias Lilienthal, lascia la compagnia dei Kammerspiele di Monaco dopo quattro anni coronati da grandi successi. Tra le tante interpretazioni di rilievo si ricordano le partecipazioni al brechtiano Im Dickicht der Städte per la regia di Christopher Ruping, a Räuberinnen da Schiller allestito da Leonie Böhm e a Melancholia da Lars von Trier secondo la versione di Felix Rotenhäusler.

In Theaterbuch si legge la recensione al libro di Simon Strauß, Spielplanänderung! 30 Stücke die das Theater heute braucht (Stuttgart, Tropen, 2020). Il critico teatrale della Faz, oltre a denunciare la povertà del repertorio tedesco di fronte agli autori classici, contesta la manipolazione testuale diffusa nell’ambito della drammaturgia tedesca contemporanea. Tra i trenta testi dimenticati che Strauß intende rilanciare, si registrano Tolles Geld di Ostrowski, Der starke Stamm di Marie Luise Fleißer, Medea di Hans Henny Janni, Esther di Grillparzer.

Il profilo artistico di Irm Hermann, attrice tedesca recentemente scomparsa, occupa la sezione Nachruf in cui si ripercorre la sua luminosa carriera iniziata nel 1966 a seguito dell’incontro con Rainer Werner Fassbinder che la impegna e la valorizza in importanti film quali Angst essen Seele e Berliner Alexanderplatz al fianco di Hanna Schygulla, Ingrid Caren, Karl Heinz von Hassel. Altrettanto importante risulta l’attività svolta in campo cinematografico presso il Berliner Ensemble (Grillparzer im Pornoladen di Peter Turrini, Tessa Blomstedt gibt nicht auf di Christoph Marthaler) e la Volksbühne di Berlino (Kunst und Gemüse e Die Berliner Republik oder der Ring in Afrika di Christoph Schlingensief).

Si dedica inoltre ampio spazio a Rolf Hochhuth, scrittore e drammaturgo tedesco deceduto la scorsa primavera, autore dello scandaloso Der Stellvertreter (1963), che denunciava la complicità di papa Pio XII con l’olocausto. Allestito da Erwin Piscator al Theater am Kurfürstendamm, con Dieter Borsche protagonista, il testo suscitò all’epoca forte clamore e provocò tensioni diplomatiche con il Vaticano. Il realismo storico caratterizza la drammaturgia di Hochhuth e trova conferma in altre opere, come nel truce dramma Wessis in Weimar oppure nei racconti Ein Liebe in Deutschland.

Il testo (Das Stück) del mese scelto dalla redazione di «Theaterheute» è Eine kurze Chronik des künftigen China di Pat To Yan, drammaturgo e regista di Hong Kong. Prima parte della trilogia Posthuman Yorney, la commedia immagina una guerra in Cina filtrata dalle vicissitudini del protagonista che incontra presidenti di partito, fantasmi, robot. Nella lunga intervista l’autore approfondisce contenuti e caratteristiche della commedia, anche in rapporto alla situazione politica e culturale con particolare riferimento alle proteste per la libertà e la democrazia in atto a Hong Kong dalla primavera dello scorso anno.

La sezione Theaterkritik si occupa di Michael Billington, decano della critica teatrale britannica, che racconta la sua luminosa carriera giornalistica, preceduta da esperienze giovanili di attore e regista, e culminata nel 1971 con la collaborazione con «The Guardian» per cui ha prodotto circa diecimila recensioni. Oltre a parlare dei suoi autori preferiti – Caryl Churchill, Sarah Kane, Tom Stoppard – si sofferma sul ruolo odierno del critico e sull’analisi delle principali produzioni della scena londinese.

Ritorna il tema della pandemia in Corona und Recht, in cui si focalizza l’attenzione sulla ricaduta delle regole anti-Covid nell’organizzazione di festival e concerti, e nella realizzazione delle prove per l’allestimento dello spettacolo.


di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 7, Juli 2020

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