Lultimo volume a firma di Roger Chartier, uno dei maggiori
studiosi di storia del libro e della lettura, segue il percorso di mirate “migrazioni”
testuali: pubblicazioni, rappresentazioni, traduzioni e adattamenti (queste le quattro
categorie in cui sono suddivisi i rispettivi capitoli) di alcuni volumi
storicamente rilevanti. Di ciascun processo Chartier identifica gli “attori”:
dai copisti ai traduttori, dai censori agli editori, ossia tutti coloro che
hanno dato il proprio contributo al testo materiale, senza mai perdere di vista
il contesto nel quale tale testo si inscrive.
Attraverso la ricostruzione della
vicenda storica delle opere prese in esame, si analizzano i valori etici ed
estetici della letteratura e delleditoria tra Sei e Settecento. Un ambito,
questo, già affrontato in passato dallo studioso: si pensi a In scena e in pagina (Milano, Bonnard, 2001), saggio incentrato sul rapporto
tra editoria e teatro, o a La mano dellautore, la mente dello stampatore
(Roma, Carrocci, 2015) dedicato al processo di pubblicazione nellEuropa di
Antico regime.
Il percorso di ciascuna “migrazione”
è complesso: al cambiamento di dispositivo corrisponde una modifica di codici e
linguaggi al punto che la pubblicazione, la traduzione o ladattamento
risultano essere delle vere e proprie riscritture condizionate dal contesto in
cui sono state realizzate e dai loro esecutori. Lo studioso, che si ricollega
alla corrente storiografica dellÉcole des Annales, individua così con
efficacia i nessi esistenti tra storia della cultura e storia sociale.
Un esempio è la Brevissima relazione della distruzione delle
Indie, saggio storico di Bartolomé
de Las Casas stampato per la prima volta a Siviglia nel 1552, che illustra
le violenze perpetrate dagli spagnoli nei confronti degli indigeni. Nel primo
capitolo Chartier ne segue le vicende editoriali fino ai primi decenni
dellOttocento. Il testo fu ripubblicato almeno sette volte in diversi luoghi
ed epoche. Così, mentre le traduzioni coeve evidenziano latteggiamento
dispotico degli spagnoli e mentre ledizione di Francoforte 1598 è corredata da
incisioni che raffigurano gli indios come moderni martiri, la riedizione
francese di un secolo dopo (Parigi, 1699) inserisce lopera nel genere dei
racconti di viaggio sulle bellezze del Nuovo Mondo, con titolo modificato ad hoc (La découverte des Indes Occidentales). Solo allinizio dellOttocento
il testo di Las Casas tornerà al suo significato originario di “denuncia”; non
a caso allepoca delle guerre di indipendenza delle colonie spagnole contro la
madrepatria.
Il secondo capitolo narra le
vicende della commedia Fuente Ovejuna
di Lope de Vega, che porta in scena
la rivolta avvenuta nel 1476 nellomonima città andalusa, quando i cittadini si
ribellarono al loro signore. Il drammaturgo attinge da una cronaca storica, da
cui si discosta alloccorrenza al fine di rendere la narrazione più adatta alla
rappresentazione. Mutato ad arte è lo stesso finale che, a favore della
ricomposizione dellequilibrio, condanna la ribellione allautorità costituita.
Nel terzo capitolo è analizzato
lOráculo manual y arte de prudencia del
gesuita spagnolo Baltasar Gracián (1647), una raccolta di aforismi che offriva consigli
utili per avere successo nella complessa società barocca. Amelot de La Houssaye, che tradusse il testo in francese, aggiunse
unaccezione cortigiana allopera, ripubblicata con leloquente titolo Lhomme de cour (1684). Il volume circolò
in tutta Europa in questa traduzione e con questo significato fino al 1730,
anno in cui il gesuita Joseph de
Courbeville ne realizzò unaltra, programmaticamente più “neutra” della
precedente.
Il quarto capitolo indaga la Vida do grande Dom Quixote de la Mancha e do gordo Sancho Pança, opera per
marionette su testo di Antônio José da
Silva messa in scena nel 1733 al Teatro do Bairro Alto di Lisbona. Il testo
si inscrive a pieno titolo tra i numerosi adattamenti teatrali della seconda
parte dellopera di Cervantes (1615),
ma non è solo allopera spagnola che il drammaturgo si ispira: quando don
Chisciotte e Sancho arrivano sul Monte Parnaso lexemplum è quello del viaggio sulla favolosa altura di Cesare Caporali (1582). Da Silva inserisce
inoltre tratti comici che giocano con le caratteristiche del teatro di
marionette di sughero di Lisbona (che avrebbero una certa somiglianza, non
menzionata da Chartier, con i pupi siciliani). Il passaggio di genere da
romanzo a opera teatrale, processo che ha interessato molti dei capolavori della
letteratura mondiale, crea delle necessità strettamente collegate allutilizzo
pratico in cui lautore delladattamento diviene autore di inserti propri.
Lultimo saggio della raccolta
costituisce un epilogo fuori tempo,
quasi una parabola sul concetto stesso di autorialità, trattando del racconto
scritto nel 1944 da Borges Pierre Menard (autore del Don Chisciotte).
Lo scrittore argentino immaginò che un autore francese volesse riscrivere parte
del capolavoro di Cervantes componendo non un altro Chisciotte ma il Chisciotte.
È qui enunciata unestetica creativa diversa da quella romantica basata
sulloriginalità a tutti i costi, là dove si pone lattenzione sulle «relazioni
mobili, instabili, fra i testi e i “nomi dautore” ai quali sono attribuiti» (p.
97).
Chartier ci invita a non separare
la storia dei testi dal loro contenuto, a tenere sempre presenti le modalità di
circolazione e ad analizzare qualsiasi intervento su unopera in chiave
autoriale. Limportanza e il valore del testo scritto e delloggetto libro vanno
ribaditi a gran voce oggi, in un mondo sempre più votato al virtuale, sia
nellatto di scrittura che in quello di lettura.
di Antonia Liberto
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