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Theaterheute, Nr. 2, Februar 2020


72 pp., euro 15, 00
ISSN 0040 5507

Un lungo servizio dedicato al Musical apre questo numero di «Theaterheute»: un genere spettacolare caratterizzato dal rinnovamento del linguaggio in parallelo alla scelta dei repertori che si dimostrano aperti alla rappresentazione di personaggi e situazioni d’attualità. Il “classico” Oklahoma di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein (1943) allestito da Daniel Fish al Circle in The Square Theater di New York è ricco di piccanti situazioni. Hadestown di Anais Mitchell, moderna versione del mito di Orfeo ambientato in una cantina jazz, presenta velati, polemici riferimenti alla politica di Trump, in particolare al muro lungo il confine messicano: in scena al Walter Kerr Theatre, è diretto da Rachel Charkin e interpretato da Eva Noblezada, André De Shields e Reeve Carney. Il bullismo nelle scuole è affrontato in Dear Evan Hansen – musiche di Benj Pasek e liriche di Justin Paul) – frutto della limpida regia di Michael Greif e della prova corale di una compagnia di giovani attori impegnati sul palco del Music Box Theatre di New York. Problematiche legate all’Aids costituiscono il fulcro narrativo di Inheritance di Matthew Lopez di scena all’Ethel Barrymore Theatre per la regia di Stephen Daldry.

a ricca sezione di Aufführungen/Neue Stücke, in cui sono raccolte le recensioni delle principali produzioni dei teatri dell’area tedesca, inizia ai Kammerspiele di Monaco dove Toshiki Okada ha allestito il suo The Vacuum Cleaner, cupa storia di isolamento relazionale all’interno di un nucleo famigliare affidata alle competenze interpretative di Julia Windischbauer, Walter Hess, Damian Rebgetz, Annette Paulmann e Thomas Hauser. Nella programmazione del Residenztheater figura il molieriano Der eingebildete Kranke (Le malade imaginaire) affrontato dalla regia di Peter Licht e Claudia Bauer che declinano il testo nella parodia con sfumature talvolta macabre. Di rilievo è risultata la prova della compagnia formata da Thomas Lettow, Pia Händler, Max Rothbart, Myriam Schröder e Cornelius Borgolte.

Scrittore e drammaturgo quasi dimenticato, Karl Schönherr è riabilitato dalla messinscena di Glaube und Heimat, commedia da sempre considerata manifesto dell’identità spirituale e politica della tradizione contadina tedesca proposta al Berliner Ensemble secondo la lettura filologica di Michael Thalheimer che si avvale del contributo di pregevoli attori quali Tilo Nest, Andreas Döhler, Martin Rentzsch, Stefanie Reinsperger, Laura Balzer e Josefin Platt. La rappresentazione di Iphigenie in Aulis, progetto che accorpa le versioni di Goethe e Schiller, presenta toni aspri e forti tensioni tra i personaggi quale segno impresso dalla regia di Anne Lenk nello spettacolo in scena allo Staatsschauspiel di Hannover e interpretato da Seyneb Saleh, Philippe Goos, Sabine Orléans e Torben Kessler.

Secondo la riduzione drammaturgica operata dal regista Ersan Mondtag, Die Verdammten (La caduta degli dei) dall’omonimo film di Luchino Visconti (produzione Schauspielhaus di Colonia) diventa una amara riflessione sul crollo della democrazia al tempo del fascismo capace di sviluppare incisive traiettorie che si confondono nel nostro presente. Delirio e follia, violenza e intransigenza costituiscono la cifra espressiva dei ruoli consegnati a Margot Gödrös, Yvon Jansen, Merle Wasmuth, John Hoff.

Con Ode di Thomas Melle si apre la sezione Neue Stücke rivolta prevalentemente agli allestimenti di inediti testi contemporanei. Pubblicata in versione integrale in Das Stück, la commedia ha debuttato al Deutsches Theater di Berlino per la regia di Lilja Rupprecht e l’interpretazione di Juliana Götze, Katrin Wichmann, Jonas Sippel, Philipp Rohmer, Natali Seelig, alle prese con un testo in cui un gruppo di attori anima discussioni sulla funzione politica del teatro. Anche i teatri viennesi promuovono la nuova drammaturgia, come il Burgtheater in cui Kay Voges ha allestito Dies irae - Tag zum Zorn, immaginario viaggio intorno alla terra alla ricerca dell’uomo. Il controverso spettacolo, dall’impostazione molto tecnologica, è stato interpretato da Felix Rech, Elma Stefanìa Ágústsdóttir e Markus Meyer. Nella programmazione dell’Akademietheater, Der Henkel della viennese Maria Lazar, commedia ricca di suggestioni espressionistiche, mette in scena il dialogo tra un assassino e il suo boia, con Itay Tiran e Gunther Eckes e la regia di Mateja Koležnik. Infine c’è 1994 – Futuro al dente di Nele Stuhler e Jan Koslowski allo Schauspiel di Francoforte: una bizzarra avventura alla ricerca di umanità in una dimensione proiettata nel futuro ripensando alle origini dell’uomo, con Fridolin Sandmeyer, Samuel Simon, Melanie Straub, Altine Emini e Torsten Flassig.

Le pagine di Akteure sono dedicate al profilo di Sebastian Zimmler, attore del Thalia Theater di Amburgo allievo di Luk Perceval e al servizio di qualificati registi, da Stefan Pucher a Jonas Simon, da Lars-Ole Walburg a Christopher Rüping.

Internationale offre una lunga, dettagliata intervista a Akira Takayama, regista e visual artist giapponese che si sofferma sulla situazione del teatro dopo Fukushima (come esposto nel suo progetto Farm der Hoffnung - Happy Island), per poi presentare le caratteristiche di Call Center e di McDonald’s Radio University, in cui si denunciano le contraddizioni e le miserie prodotte dal consumismo globalizzato. In un altro contributo ci si occupa della protesta degli attori del Katona Jòzsef Theater di Budapest contro i controlli-censura dello Stato. Contestazioni contro la politica culturale neoliberista e nazionalista a scapito del teatro indipendente animano anche il Belgio con ripetute manifestazioni a Bruxelles.


di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 2, Februar 2020

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