Negli
ultimi anni la storiografia su Bologna si è arricchita di nuovi, validi titoli
che hanno avuto il merito di chiarire il ruolo niente affatto subordinato della
città petroniana nel più vasto contesto italiano ed europeo. Essa ebbe, fin dallantichità,
una naturale vocazione a punto di scambio e di incontro: uno strategico
crocevia economico e culturale favorito dalla felice posizione geografica, dagli
importanti avvenimenti politico-diplomatici che qui si svolsero e dalla lunga e
consolidata tradizione dello Studio. Al centro delle indagini più recenti anche
il periodo dellUmanesimo e del Rinascimento, spesso rimasto in ombra a causa di
sconfortanti “assenze” dettate, ad esempio, dalla distruzione di palazzo Bentivoglio
in Strada San Donato e dalla perdita degli affreschi di Francesco Del Cossa ed Ercole de' Roberti per la Cappella Garganelli in San Pietro.Necessaria
e opportuna, dunque, la corposa silloge curata da Sarah Rubin Blanshei che, attraverso i contributi di alcuni dei
maggiori esperti in materia, fa il punto sulle nostre conoscenze del periodo e mette
a disposizione un primo, utile regesto delle fonti e della bibliografia
pregressa (pp. 18-25 e 601-604, da integrare con quanto registrato a
conclusione dei singoli interventi). Punto di partenza per ulteriori indagini,
il volume introduce il lettore ai temi, ai problemi e alle controversie della
storia e della storiografia bolognese. Lo fa già a partire dallintroduzione
(pp. 1-25), dedicata allannosa questione della “storia delle storie di
Bologna” – per citare un noto titolo di Gina
Fasoli – dai primi tentativi medievali e quattrocenteschi a quelli più
recenti. Un percorso segnato dai fallimenti, se si pensa che ancora nel 1969 la
studiosa lamentava la mancanza di una adeguata, complessiva ricostruzione delle
vicende cittadine e che tale lacuna è stata colmata solo tra il 2005 e il 2008
con la pubblicazione, in più volumi, della Storia
di Bologna diretta da Renato
Zangheri per la Bononia University Press.
Una
difficoltà che va messa in relazione sia al ritardo con cui si affermò un forte
senso di identità civica – che non si definì almeno fino alla cattura di Re
Enzo nel 1249 –, sia ai successivi, divergenti interessi del Senato e del
Papato. Mentre in tempi più recenti ha pesato lassenza di edizioni moderne
delle fonti primarie, base imprescindibile per un tale lavoro. Fonti qui
illustrate da Diana Tura per quanto
riguarda i documenti archivistici (pp. 26-41) e da Rosa Smurra per quelli finanziari (pp. 42-55).
Larticolato
saggio di Francesca Bocchi (pp.
56-102) traccia le coordinate spaziali in cui vanno inseriti i saggi del volume
e ricostruisce, anche attraverso le nuove tecnologie digitali, lurbanistica
della città dallantico impianto romano agli interventi cinquecenteschi, secolo
in cui vennero realizzati alcuni dei monumenti-simbolo di Bologna, come la
fontana del Nettuno e il palazzo dellArchiginnasio. Guy Geltner (pp. 103-128) affronta il tema della medicina e della
salute pubblica, nonché il ruolo svolto dalla Assunteria di Sanità e
dallUfficio del fango nella prevenzione delle epidemie e nella salvaguardia
dei cittadini e degli stranieri. Un argomento strettamente collegato sia a
quello del cibo e dellalimentazione, come emerge dalle pagine di Antonella Campanini (pp. 129-153), sia
a quello delleconomia e dello sviluppo demografico, al centro delle riflessioni
di Fabio Giusberti e Francesca Roversi Monaco (pp. 154-184).
Massimo Giansante (pp. 185-210) commenta
i vari aspetti della vita economica bolognese – dalle banche alle società di
cambio, dallusura ai Monti di pietà – evidenziando lo stretto legame con le
coeve vicende politiche, tra scontri e prese di potere, tra rivendicazione della
libertas (parola che dal 1376 campeggia
sullemblema del Comune) e necessità di riconoscere la sovranità papale. Daltro
canto, la storia di Bologna tra Medioevo e Rinascimento è scandita dalle
intermittenti ma frequenti ribellioni contro i signori stranieri (pontifici e
viscontei); da quel conflitto civile che caratterizzò il XIV secolo e che si
protrasse fino ai Capitoli di Niccolò V del 1447; dalla breve stagione della
Signoria dei Bentivoglio, conclusasi con la conquista della città da parte di Giulio II nel 1506. Luci e ombre di un
lungo periodo, affrontate, secondo diversi punti di vista, da Giorgio Tamba (pp. 211-238), Giuliano Milani (pp. 239-259), Tommaso Duranti (pp. 261-288) Angela De Benedictis (pp. 289-309) e Andrea Gardi (pp. 310-334). Quelle
stesse luci e ombre che caratterizzano la giustizia criminale su cui si è
concentrata la Blanshei in collaborazione con Sara Cucini (pp. 334-360).
Il
rapporto tra Chiesa e identità religiosa e civile viene approfondito da Gabriella Zarri (pp. 361-385), già
autrice di importanti studi sulla religiosità femminile e sulla vita monastica
in età moderna; mentre Nicola Terpstra
(pp. 386-410) indaga il ruolo delle confraternite tra carità e assistenza. Un
forte impulso alla loro nascita venne dai primi ordini mendicanti, che si
insediarono presto a Bologna impegnandosi attivamente nella lotta alle eresie
medievali, come dimostrato da Riccardo
Parmeggiani (pp. 411-435). Il loro ruolo fu fondamentale anche in rapporto
allo Studio, la cui presenza, come si è detto e come investigato da David A. Lines (pp. 436-473), favorì la
circolazione internazionale di testi e di idee, di saperi e di linguaggi
artistici.
Il volume
non trascura la storia della letteratura, a cominciare da quella in volgare,
segnata da una parte dai soggiorni petroniani di Dante, Petrarca e Cecco
dAscoli, dallaltra da una spiccata caratterizzazione grafica e fonetica (Armando Antonelli e Vincenzo Cassì, pp. 474-498). Senza
dimenticare che a Bologna nacque Guido Guinizzelli e che qui si sviluppò una
forma di Umanesimo, in bilico tra filologia, poesia e immagine, che ebbe larga
fortuna in tutta Europa (Gian Mario
Anselmi e Stefano Scioli, pp. 499-529).
Il Medioevo fu anche una delle “età doro” dellarte felsinea, grazie sia
allinnovativa organizzazione del lavoro, sia allattività di raffinati orafi,
di eleganti miniatori e di pittori come Giovanni da Modena, autore i quegli
affreschi per la cappella Bolognini in San Petronio di fronte ai quali non si
può non rimanere ammirati (Raffaella
Pini, pp. 530-558). Meno conosciuta, anche a causa delle numerose
dispersioni, larte del Quattrocento e il ruolo dei Bentivoglio come mecenati.
Un periodo, quello della loro Signoria, contraddistinto dallattività di
scultori come Niccolò dellArca e pittori del calibro di Lorenzo Costa,
Francesco Francia e dei già ricordati del Cossa e de Roberti. A loro è
dedicato lultimo saggio, firmato da David
J. Drogin (pp. 559-600).
In
conclusione va però fatto un appunto: spiace che non si sia trovato lo spazio
per interventi dedicati alla musica e allo spettacolo, nonostante limportanza che
ricoprirono nella Bologna del tempo.
di Lorena Vallieri
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