«Il
volume è stato concepito come un agevole strumento per fornire al lettore un quadro
dinsieme del sistema spettacolare romano, corredato di riferimenti alle
implicazioni religiose, politiche, ideologiche e sociali sottese agli
allestimenti»: così Patrizia Arena nellintroduzione al testo (p. 9).
La
studiosa indaga in particolare i ludi
circenses, i munera gladiatoria e
le naumachiae con puntuali citazioni
di fonti letterarie, epigrafiche, iconografiche e archeologiche.
I
primi due capitoli sono dedicati agli spettacoli del circo. Nel primo ne è ripercorsa
in sintesi la storia dalla repubblica allimpero. In particolare sono messe in
rilievo le occasioni delle performance circensi: i compleanni, gli onori
funebri, le vittorie, a riprova del profondo legame ludi-imperator. Si
segnala, quindi, lanalisi puntuale della pompa
circensis che include il percorso, i partecipanti, la valenza religiosa,
politica e spettacolare (pp. 26-31).
Nel
secondo capitolo sono proposti studi più specifici sullo status giuridico di aurighi, gladiatori e attori (pp. 47-49),
sullauriga del II sec. d.C. Gaius Appuleius
Diocles (pp. 52-56), sul momento del naufragium
(pp. 56-59), sulla celebrità e le raffigurazioni dei cavalli (pp. 59-65).
I
capitoli terzo e quarto sono incentrati sui munera
gladiatoria, dei quali sono
esaminate la complessità organizzativa e il valore simbolico, in primis letica militare e il
predominio romano sul mondo. Utile a fine didattici il racconto di una giornata
nellanfiteatro che comprende le fasi preliminari dei munera, la pompa
amphitheatralis, le venationes,
la damnatio ad bestias, oltre agli
stessi munera gladiatoria. Tra i protagonisti
dei giochi trovano spazio anche le gladiatrici (pp. 102-106).
Lultimo
capitolo è focalizzato sulle grandi naumachie, anchesse connesse con la
celebrazione dellimperatore. Le battaglie navali, inusitate e molto costose, furono
memoria dei successi militari, della vastità dellimperium e in
generale dellideologia imperiale (cfr. G. Cariou, Le naumachie. Morituri te salutant, Paris, Presses de lUniversité
Paris-Sorbonne, 2009). In particolare sono qui presi in considerazione gli
spettacoli equorei promossi da Augusto (pp. 125-131), Caligola (pp. 132-134),
Claudio (pp. 134-138), Nerone (pp. 138-141), Domiziano (pp. 144-146) e Traiano
(pp. 146-148).
Si
segnala, inoltre, la trattazione sintetica ma documentata del pensiero
cristiano a proposito dei ludi circenses
(pp. 43-46) e dei munera (pp. 92-96).
Degna di nota anche lindagine sulle maestranze coinvolte nella complessa
macchina spettacolare romana.
Emerge
nel testo lidea sostenuta a suo tempo da Paul
Veyne: i ludi come unarena politica (Il pane e il circo. Sociologia storica e
pluralismo politico, Bologna, il Mulino, 1976). Evergetismo imperiale e
consenso della plebe furono i poli entro cui si inserirono gli spectacula,
veicolo di victoria e di aeternitas.
Aggiornata
e ricca la bibliografia. Funzionali gli indici dei nomi e dei luoghi. Unico
elemento di criticità del volume è la scarsità delle immagini a fronte degli abbondanti
riferimenti iconografici. Condivisibile la scelta di non affrontare i ludi scaenici, che necessiterebbero unindagine
a sé.
di Diana Perego
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