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Patrizia Arena

Gladiatori, carri e navi. Gli spettacoli nell'antica Roma


Roma, Carocci, 2020, 197 pp., euro 16,00
ISBN 978-88-430-9830-9

«Il volume è stato concepito come un agevole strumento per fornire al lettore un quadro d’insieme del sistema spettacolare romano, corredato di riferimenti alle implicazioni religiose, politiche, ideologiche e sociali sottese agli allestimenti»: così Patrizia Arena nell’introduzione al testo (p. 9).

La studiosa indaga in particolare i ludi circenses, i munera gladiatoria e le naumachiae con puntuali citazioni di fonti letterarie, epigrafiche, iconografiche e archeologiche.

I primi due capitoli sono dedicati agli spettacoli del circo. Nel primo ne è ripercorsa in sintesi la storia dalla repubblica all’impero. In particolare sono messe in rilievo le occasioni delle performance circensi: i compleanni, gli onori funebri, le vittorie, a riprova del profondo legame ludi-imperator. Si segnala, quindi, l’analisi puntuale della pompa circensis che include il percorso, i partecipanti, la valenza religiosa, politica e spettacolare (pp. 26-31).

Nel secondo capitolo sono proposti studi più specifici sullo status giuridico di aurighi, gladiatori e attori (pp. 47-49), sull’auriga del II sec. d.C. Gaius Appuleius Diocles (pp. 52-56), sul momento del naufragium (pp. 56-59), sulla celebrità e le raffigurazioni dei cavalli (pp. 59-65).

I capitoli terzo e quarto sono incentrati sui munera gladiatoria, dei quali sono esaminate la complessità organizzativa e il valore simbolico, in primis l’etica militare e il predominio romano sul mondo. Utile a fine didattici il racconto di una giornata nell’anfiteatro che comprende le fasi preliminari dei munera, la pompa amphitheatralis, le venationes, la damnatio ad bestias, oltre agli stessi munera gladiatoria. Tra i protagonisti dei giochi trovano spazio anche le gladiatrici (pp. 102-106).

L’ultimo capitolo è focalizzato sulle grandi naumachie, anch’esse connesse con la celebrazione dell’imperatore. Le battaglie navali, inusitate e molto costose, furono memoria dei successi militari, della vastità dell’imperium e in generale dell’ideologia imperiale (cfr. G. Cariou, Le naumachie. Morituri te salutant, Paris, Presses de l’Université Paris-Sorbonne, 2009). In particolare sono qui presi in considerazione gli spettacoli equorei promossi da Augusto (pp. 125-131), Caligola (pp. 132-134), Claudio (pp. 134-138), Nerone (pp. 138-141), Domiziano (pp. 144-146) e Traiano (pp. 146-148).

Si segnala, inoltre, la trattazione sintetica ma documentata del pensiero cristiano a proposito dei ludi circenses (pp. 43-46) e dei munera (pp. 92-96). Degna di nota anche l’indagine sulle maestranze coinvolte nella complessa macchina spettacolare romana.

Emerge nel testo l’idea sostenuta a suo tempo da Paul Veyne: i ludi come un’arena politica (Il pane e il circo. Sociologia storica e pluralismo politico, Bologna, il Mulino, 1976). Evergetismo imperiale e consenso della plebe furono i poli entro cui si inserirono gli spectacula, veicolo di victoria e di aeternitas.

Aggiornata e ricca la bibliografia. Funzionali gli indici dei nomi e dei luoghi. Unico elemento di criticità del volume è la scarsità delle immagini a fronte degli abbondanti riferimenti iconografici. Condivisibile la scelta di non affrontare i ludi scaenici, che necessiterebbero un’indagine a sé.


di Diana Perego


La copertina

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