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Theaterheute, Nr. 11, November 2019


72 pp., € 15,00
ISSN 0040 5507

Questo numero di «Theaterheute» si apre con il saggio (Essay) di Thomas Oberender – direttore artistico dei Festspiele di Salisburgo dal 2007 al 2011 e intendente dei Berliner Festspiele dal 2012 –che si interroga su cosa rimane oggi di vita quotidiana, nella mentalità e nella cultura, nei territori della ex DDR a trent’anni dalla riunificazione delle due Germanie.

La ricca sezione di Aufführungen, in cui sono raccolte le recensioni degli spettacoli più importanti prodotti in area tedesca, inizia dai Kammerspiele di Monaco con lo shakespeariano König Lear di Stefan Pucher su rielaborazione drammaturgica di Thomas Melle che trasforma la tragedia in farsa comica contemporanea affidandola all’interpretazione di Samouil Stoyanov, di Thomas Schmauser nel personaggio del titolo e di Gro Swantje Kohlhof. Con la messinscena di Die Bakchen (Le Baccanti) di Euripide firmata da Ulrich Pasche si apre il mandato di Martin Kušej alla direzione del Burgtheater di Vienna. Lo spettacolo si svolge su un palco vuoto; il suo respiro corale è garantito da un gruppo di attori molto affiatato. Segue Vögel, novità del franco-canadese Wajdi Mouwad i cui sono protagonisti una biologa araba e uno studente ebreo, coinvolti in una tormentata storia d’amore ostacolata dai rispettivi genitori. The Party, testo originale di Sally Potter per l’omonimo film girato nel 2017, è adattato per il palcoscenico da Anne Lenk, la cui regia calibra il ritmo dello spettacolo in rapporto ai momenti di leggerezza e di profondità consegnandolo a una compagnia di apprezzati attori tra i quali Peter Simonischek, Regina Fritsch, Markus Hering, Barbara Petritsch, Katharina Lorenz e Christoph Luser.

Guarda al repertorio classico la programmazione dello Schauspielhaus di Hannover: il romanzo epistolare Die Leiden des jungen Werthers di Goethe è trasformato in copione da Nora Khuon e da Lilja Rupprecht, anche regista di un allestimento trasferito nella nostra contemporaneità, con Sebastian Nakajew intenso e coinvolgente nella parte del personaggio in titolo. In Platonowa Stephan Kimmig attualizza la tormentata figura dell’imprenditore Anton Petrow del cechoviano Platonow (la drammaturgia è di Hannes Oppermann), mettendo in evidenza le dinamiche sentimentali e le pulsioni erotiche dei vari personaggi affidati alle abilità espressive di Nicolai Gemel, Amelle Schwerk, Anja Herden, Mohamed Achour e Viktoria Miknevich.

Il tema della facile fuga dalla realtà costituisce il fulcro narrativo intorno al quale ruota Zeit aus den Fugen, dall’omonimo romanzo di Philip K. Dick, consegnato alla regia di Laura Linnenbaum che si dimostra originale e lineare nell’orchestrare i dialoghi e i silenzi di Sabrina Ceesay e Torben Kessler.

La trasposizione teatrale di un romanzo è la strada seguita anche al Deutsches Theater di Berlino con la messinscena di Ausweitung der Kampfzone di Michel Houellebecq da parte di Ivan Pantellev che parafrasa nella depressione del protagonista, un giovane ingegnere informatico, la crisi e le contraddizioni del neoliberismo. Vicino al mattatore Samuel Finzi si segnalano Lisa Hrdina, Jeremy Mockridge, Marcel Kohler.  Un altro prestigioso teatro berlinese, il Berliner Ensemble, ha prodotto Die Möglichkeit einer Insel dello stesso scrittore e sceneggiatore francese. Vi si parla di fallimenti esistenziali contaminati da visioni apocalittiche, come ha saputo approfondire la regia di Robert Borgmann, valorizzata da una compagnia di attori importanti tra i quali Constanze Becker, Peter Molzen, Wofgang Michael, Johanna Kempf.

Il nome di Houellebecq si legge anche nelle locandine del Deutsches Schauspielhaus di Amburgo. Serotonin, suo ultimo romanzo, è allestito da Falk Richter e interpretato da Samuel Weiss, Tilman Strauss, Jan-Peter Kamp e Carlo Ljubek.

Con la rappresentazione di Odyssee si ritorna a Berlino, precisamente alla Volksbühne, in cui Örn Arnasson ha creato una gabbia narrativa sulla base di estratti da Omero alternando pathos e ironia e inserendo nel testo molte allusioni alle guerre d’oggi. Gli attori declamano il testo immobili davanti a un microfono, accompagnati da un trio di musicisti.  

Tra le altre produzioni tedesche spicca anche Dantons Tod di Büchner per la regia di Armin Petras che ha letto il dramma in chiave storico-politica per fare emergere il furore della Rivoluzione francese e per sviluppare azioni corali frenetiche, vicine alla danza. Il pubblico dello Schauspielhaus di Düsseldorf ha applaudito le esibizioni di Wolfgang Michalek (Danton), Henning Flüsloh, Lieke Hoppe, Kilian Land e Caroline Adam Bay. Nello stesso teatro Simon Solberg ha affrontato Bungalow dall’omonimo romanzo di Helene Hegemann, storia di una ragazza smarrita in un mondo apocalittico soprattutto nelle relazioni famigliari. Impegnata nella parte della protagonista, Lea Ruckpaul ha reso con efficacia le ansie e i turbamenti del personaggio; non meno rilevanti sono risultati Judith Rosmair, Florian Lange, Sebastian Tessenow, Jonas Friedrich Leonhardi

In Akteure si legge un dettagliato profilo di Bastian Trost, attore cresciuto alla Westfälische Schauspielschule di Bochum e poi allo Schauspielhaus di Düsseldorf, per poi entrare nel 2003 nel gruppo Gob Squad. In parallelo si è affermato in campo cinematografico, dove ha debuttato nel 1994 raggiungendo la piena maturità artistica a partire da Schläfer nel 2005 (regia di Benjamin Heisenberg). Oltre a ricordare i passaggi significativi della sua carriera, Trost spiega l’influenza di Pina Bausch nella definizione del suo stile espressivo.

L’articolo successivo è dedicato a Gerlind Reisenhagen (1926-2019). Autrice di testi radiofonici e di spettacoli per bambini, nel 1968 scrisse il suo primo dramma Doppelkopf e diventò popolare nel 1976 con il dramma in parte autobiografico Sonntagskinder in cui racconta la vita quotidiana durante il nazismo con gli occhi di una bambina. Il testo, allestito da Alfred Kinchner nel 1976, apre una trilogia di cui fanno parte Frühlings Fest (1980) e Tanz Marie! (1989).

Il testo del mese, pubblicato in versione integrale in Das Strück, è IKI. radikalmensch, novità di Kevin Rittberger presentata in prima assoluta nell’ambito dell’ottava edizione del festival Spieltriebe di Osnabrück.


di Massimo Bertoldi


Theaterheute, Nr. 11, November 2019

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