Uno
degli argomenti più sentiti e dibattuti di questo 2020 dedicato a Raffaello – complice anche la
situazione di crisi a seguito del LockDown per il Covid-19 – è indubbiamente quello
della protezione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico della nostra
Penisola, non solo come salvaguardia delle opere darte in sé, ma anche in
relazione ai luoghi della loro conservazione. Un tema di lunga durata che avrebbe
coinvolto anche lurbinate, almeno secondo una parte della critica, che non
esita a definire Raffaello il “primo soprintendente alle antichità di Roma”. Al
suo compito di tutelare le vestigia della città andrebbero ascritti sia
lambizioso progetto di rilievo e mappatura delle rovine di Roma antica, sia la
celebre Lettera a Leone X, la cui stesura
fu probabilmente affidata allabile penna dellamico Baldassare Castiglione.Siamo
nel pieno di quella che viene indicata come letà delloro del Rinascimento
romano. Dopo la politica “imperiale” portata avanti da Giulio II, il mito di Roma antica e cristiana raggiunge con Leone X i suoi frutti più coerenti; la
città caput mundi diventa metà
privilegiata di artisti e letterati, attratti dalle prestigiose committenze
papali e da quelle delle famiglie cardinalizie e della nobiltà locale. Se è
impossibile, per ovvi motivi di spazio, ripercorrere qui le principali tappe del
rapporto di Raffaello con i propri mecenati, non si possono non ricordare almeno
due momenti salienti del suo approccio allantico: il sostegno al
volgarizzamento di Fabio Calvo da
Ravenna del De architectura di Vitruvio e i disegni per il teatro di
Villa Madama, in cui lartista elaborò il rapporto tra scena prospettica ed
esegesi vitruviana. Entrambi sono databili al 1518-1519, gli stessi anni a cui
viene fatta risalire la ricordata Lettera
sullarchitettura classica che, a eccezione di alcuni rilievi archeologici, è
tutto ciò che resta della progettata pianta delle rovine di Roma.
Un
documento ancora misterioso e dibattuto, spesso conosciuto solo dagli addetti
ai lavori e di cui non di rado viene messa in dubbio lautorialità. Ma che ora è
finalmente riproposto da Francesco Paolo
Di Teodoro in una agile edizione, pensata per un più ampio bacino di
lettori. Una pubblicazione che anticipa quella in preparazione presso lo stesso
editore Olschki degli Scritti di e per
Raffaello e che, seppur priva dellapparato filologico che accompagnerà il
testo nella futura raccolta, è condotta con rigore scientifico sulle redazioni
della Lettera conservate allArchivio
di Stato di Mantova e alla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco. Ad accompagnarla
un ampio saggio introduttivo, una suite
di immagini e una essenziale bibliografia di riferimento.
Nelle
pagine iniziali lepistola viene riletta alla luce del più ampio contesto
storico, politico e religioso coevo. Anzitutto come componente di un ben
preciso programma di celebrazione pontificia di fronte a eventi, come il
successo di Lutero, che ne stavano
mettendo in discussione lautorità; poi come abbozzo di un trattato di
architettura «difficile da immaginare nel suo complesso», ma che, sulla base di
alcune testimonianze, in primis le
parole di Marcantonio Michiel, possiamo
immaginare «formato da almeno tre ingredienti principali: una pianta
icnografica di Roma antica, un testo, e disegni in pianta, prospetto e sezione
degli edifici più notevoli» (p. 12). Il curatore presenta poi i testimoni del
testo – quattro codici manoscritti e uno a stampa conservati, come si è detto,
tra Mantova e Monaco – ed espone le controversie sulla datazione e sulla paternità
– riprendendo lipotesi della collaborazione tra Raffaello, Castiglione e Antonio da Sangallo il Giovane già
avanzata da Christof Thoenes –; i
rapporti con la cultura antiquaria della Roma di primo Cinquecento; i problemi
tecnici legati ai rilievi e alle proiezioni ortogonali degli edifici; la
scomparsa della Lettera alla morte di
Raffaello e la sua fortuna critica dopo il ritrovamento nel Settecento.
In sintesi: un testo
chiave della nostra storia culturale è finalmente disponibile in una edizione
corretta e facilmente accessibile e lo si può leggere alla luce della solida
guida di un esperto dellUrbinate come Di Teodoro.
di Lorena Vallieri
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