Era il febbraio del 2016 quando Ezio Bosso incantò tutta Italia eseguendo
Following a Bird durante la seconda
serata del 66º Festival di Sanremo. La composizione per piano solo, punta di
diamante dellalbum The 12th Room pubblicato
a ottobre 2015, consacrò il musicista al grande pubblico ed è difficile,
ascoltandola oggi, non tornare con la mente a quellesecuzione che commosse i
musicisti dellAriston e tenne inchiodati i telespettatori allo schermo.
Daltronde, Bosso amava ripetere
che la musica si può fare solo in un modo: insieme. E di questa prossimità –
che ogni musicista impara a conoscere a un certo punto del proprio percorso – si
nutriva anche il suo lavoro di direttore dorchestra, tra sguardi complici e
sorrisi dallenorme forza comunicativa.
È la stessa empatia che lo
portava a chiedersi, in una delle sue ultime apparizioni televisive a Propaganda Live del 10 aprile 2020, «come
va per gli altri», come va nel nostro paese, per chi è senza lavoro e per i
colleghi del mondo dello spettacolo, duramente colpiti dallemergenza sanitaria
che ha fermato tutto negli ultimi mesi.
Nel corso della sua carriera aveva
collaborato con le più prestigiose istituzioni musicali, come la Royal Festival
Hall di Londra, la Sydney Opera House, il Teatro Regio di Torino e il Carlo
Felice di Genova. Di fianco alla direzione dorchestra, la sua attività
compositiva è stata ricca e prolifica: ha scritto anche musiche per film,
collaborando in particolar modo con Gabriele
Salvatores per le colonne sonore di Io non ho paura (2003), Quo Vadis, Baby? (2005) e Il ragazzo invisibile (2015).
Si è spento il 15 maggio a
Bologna, nel corso della pandemia che lo ha tenuto lontano dalla sua orchestra.
Rimane, come ha scritto Paolo Fresu,
il suo sorriso intenso. E linsegnamento che la musica può essere davvero una
terapia, «un accompagnamento a un mondo migliore» (Bosso, Propaganda Live, puntata del 10 aprile 2020). di Antonella Dicuonzo
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