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Acta musicologica, XCI, 2019, n. 2


91 pp.
ISSN p-ISSN: 0001-6241 • e-ISSN: 2296-4339

Il secondo numero del novantunesimo volume della rivista «Acta Musicologica» (2019) si apre con un contributo in lingua tedesca di Boris von Haken dedicato al caso del sequestro di beni culturali musicali da parte dell’Einsatzstab Rosenberg, la task force che, durante la seconda guerra mondiale, attuò su larga scala i programmi del Terzo Reich per la confisca di documenti e opere d’arte dai territori occupati. Tale operazione, che ben presto si rivelò un vero e proprio saccheggio, fu condotta per i materiali musicali dal Sonderstab Musik sotto la direzione del musicologo Herbert Gerigk. Von Haken ricostruisce le tappe di questa vicenda, nel corso della quale i musicologi al servizio della “commissione speciale” contemporaneamente documentarono le fonti musicali tedesche e la loro presenza nelle biblioteche e negli archivi dei territori occupati.

Ryan Ross analizza la Quarta Sinfonia di Ralph Vaughan Williams (1872-1958) riflettendo sul controverso rapporto del compositore britannico con l’opera di Beethoven, cui il titolo irrimediabilmente rimanda. Ross riprende le voci di diversi studiosi che si sono interrogati sulla natura del modernismo della Quarta individuandovi, di volta in volta, la risposta a un modello continentale pur nella volontà di non aderirvi pienamente o la scherzosa parodia dello stesso (pp. 127-128). Tra coloro che hanno visto nell’opera una continuazione della tradizione beethoveniana nel XX secolo e quelli che vi hanno letto una critica al compositore tedesco, Ross prosegue su questa seconda linea interpretativa chiamando in causa anche gli scritti di Vaughan Williams, nei quali più volte Beethoven viene confrontato negativamente con Bach: sarebbe proprio la presenza ricorrente del noto motivo B-A-C-H in versione modificata a confermare, secondo Ross, la critica a Beethoven espressa dalla Quarta Sinfonia.

Il successivo articolo di Assaf Shelleg è dedicato alle opere di Josef Tal (1910-2008) composte tra gli anni ‘40 e ‘50 del Novecento, durante il periodo di transizione che portò alla nascita dello Stato d’Israele. Considerate nel loro particolare orizzonte storico-culturale, le opere del compositore israeliano incarnano a un tempo l’interiorizzazione dei costrutti nazionali e la loro destabilizzazione, trasportando anche nel campo della musica d’arte quella disillusione nei confronti del nazionalismo romanticista che era già presente nella moderna poesia ebraica. La simultaneità di “adiacenza” e “opposizione” ai paradigmi culturali dell’ebraismo indagata da Shelleg nella musica di Josef Tal mette in luce un’estetica in grado di tradurre perfettamente il divario tra retorica nazionale e produzione di ibridi culturali in Palestina/Israele.

Chiude il volume un contributo di José L. Besada e Pedro Ordóñez Eslava sulla musica spettrale in Spagna e, nello specifico, sulle opere di tre compositori considerati come casi-studio, dei quali vengono inoltre indagati elementi biografici e tendenze ideologiche. A partire da un corpus selezionato di opere firmate da José Manuel López (Madrid, 1956), Mauricio Sotelo (Madrid, 1961) e Alberto Posadas (Valladolid, 1967), gli autori tentano di valutare fino a che punto lo spettralismo francese abbia avuto un reale impatto sulla musica contemporanea spagnola o se, piuttosto, le composizioni prese qui in esame non si siano emancipate dall’esperienza francese permettendo di evidenziare una loro particolarità, intrinsecamente nazionale.


di Antonella Dicuonzo


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