Lannale «Culture Teatrali» 2019 è interamente
dedicato a Leo de Berardinis e in
buona parte al suo sodalizio artistico con Perla
Peragallo, con la quale ha condiviso un lungo periodo del proprio percorso
professionale e di vita. Indiscusso protagonista del Novecento teatrale, innovatore
del linguaggio, artista e teorico, de Berardinis ha fatto parlare di sé fin
dallinizio della sua carriera. Negli ultimi anni molti sono gli studi a lui
intitolati, tra i quali citiamo almeno Gianni Manzella, La Bellezza amara […] (Parma, Pratiche Editrice, 1993), il volume
curato da Claudio Meldolesi La terza via
di Leo […] (Corazzano, Titivillus, 2010)
e il più recente La tentazione del sud.
Viaggio del teatro di Perla da Roma a Marigliano di Angelo Vassalli (Corazzano,
Titivillus, 2018).
Molte novità contenute in questo volume sono
riconducibili alla recente disponibilità, presso il Dipartimento delle Arti
dellUniversità di Bologna, dell“Archivio Leo de Berardinis”. Lartista,
infatti, fu attento a non disperdere i documenti riguardanti la sua attività e,
grazie alla mediazione di Meldolesi, questi materiali, recentemente ordinati e
inventariati, sono ora finalmente consultabili. È proprio a Meldolesi che il
volume è dedicato, nel decennale della sua morte.
La prima parte, più corposa, raccoglie i contributi
fondati su documenti di prima mano attinti dallarchivio neo costituito. In
apertura Cristina Valenti, curatrice
del fondo, ne descrive la composizione, mentre Marco De Marinis si occupa dellinquadramento storiografico del
“fenomeno” de Berardinis, individuando i nodi fondamentali della sua ricerca
teatrale al di fuori della canonica periodizzazione meldolesiana delle “tre
vite”. Sulla scrittura drammaturgica si concentra lindagine di Stefano Casi che, attraverso appunti e copioni
autografi, ricostruisce il rapporto dellartista con gli autori di riferimento.
Tra questi, uno dei più frequentati è sicuramente Shakespeare (analizzato nel contributo di Franco Vazzoler) che, ripreso fin dalle pièces di inizio carriera, è costantemente presente al Festival di
Santarcangelo da lui diretto (1994-1997).
Tra le esperienze più significative di de
Berardinis in coppia con la Peragallo cè quella del Teatro di Marigliano,
piccolo centro della provincia napoletana in cui i due condussero una ricerca fortemente
legata al territorio. Stefano De Matteis
individua chiare ricadute di questa fase di vivace sperimentazione nelle loro
successive esperienze artistiche. È sulla figura della donna che si concentra Sara Biasin, esaminando sei quaderni scritti di suo pugno,
di cui cinque inediti, che documentano una condivisione del processo creativo da
parte della coppia.
Nel 1981 Perla Peragallo si ritirerà dalle
scene e fonderà una scuola di recitazione, mentre Leo de Berardinis si trasferirà
a Bologna, chiamato a collaborare dalla Cooperativa Nuova Scena. Massimo Marino analizza il periodo
bolognese dellartista, nonché segue le sue tracce in Romagna fino al 2001, ripercorrendo
le esperienze della citata direzione del Festival e della gestione del Teatro
San Leonardo (1995). Roberta Ferraresi
approfondisce la relazione di de Berardinis con la critica teatrale, mentre del
rapporto con limmagine riprodotta e con la luce (e soprattutto il buio) dà
conto Silvia Mei, con lausilio di numerose
fotografie desunte dallArchivio.
Roberto Anedda analizza un altro elemento fondamentale nel
teatro di de Berardinis, quello musicale, assimilando la figura dellartista a
quella di un vero e proprio compositore. A Laura
Mariani (curatrice del volume insieme a Valenti) spetta la conclusione
degli Studi, con un appassionato
racconto del legame professionale e umano tra il protagonista di queste pagine e
Meldolesi.
La seconda parte del volume raccoglie numerose
testimonianze di artisti che hanno lavorato o studiato con de Berardinis e
Peragallo: Roberto Latini, Toni Servillo, Elena Bucci, Angela
Malfitano, Marco Sgrosso, Enzo Vetrano, solo per citarne alcuni.
Segnaliamo anche la pubblicazione di unimportante intervista a Maurizio Viani, lilluminotecnico che
ha creato le famose atmosfere degli spettacoli dellartista.
In
chiusura, Vito Minoia descrive la
situazione del teatro universitario contemporaneo a partire dal secondo
dopoguerra. Giulia Taddeo analizza la
fotografia di Serge Lido negli anni 1955-1958, durante i quali fu fotografo
ufficiale del Festival Internazionale del Balletto di Nervi, prima
manifestazione italiana unicamente votata alla danza. Infine Dario Tomasello riflette su un tema universale
della storia del teatro: quello dellattore, non a caso elemento centrale anche
delle sperimentazioni di Leo.
di Antonia Liberto
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