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Theaterheute, Nr. 8/9, august-september 2019


72 pp., euro 15,00
ISSN 0040 5507

Nelle pagine di apertura del doppio numero estivo di «Theaterheute» si leggono i servizi dedicati ai principali Festivals dell’area tedesca. Si inizia con le Wiener Festwochen organizzate dal nuovo direttore Christophe Slagmuylder, che ha impresso alla rassegna viennese un marcato sigillo internazionale riconoscibile tra le oltre quaranta produzioni realizzate ricorrendo a vari linguaggi teatrali e performativi. Spiccano per il loro carattere sperimentale 3 Episodes of Life della compagnia di danza guidata da Markus Öhrn, Apart-ment dell’iraniano Keyvan Sarreshteh, This Song Father Used to Sing di Wichaya Artamat interpretato dalla compagnia For What Theater di Bangkok e Le Merope del Partenone di Romeo Castellucci. Non mancano, inoltre, spettacoli di prosa di grande rilievo artistico. Tra i tanti si segnalano il monologo Mary Sad What She Said di e con Isabelle Huppert curato da Robert Wilson; Proces su testo di Krystian Lupa in cui si parla di torbide storie polacche; la novità Der Scharlachrote Buchstabe di Angélica Liddell ricavata dall’omonimo romanzo di Nathaniel Hawthorne.

Dal ricco cartellone delle Internationale Schillertage di Mannheim emergono soprattutto allestimenti ricavati dal repertorio schilleriano come Maria Stuart per la regia di Claudia Bauer e l’interpretazione di quattro attrici e un attore chiamati ad alternarsi nei vari ruoli della tragedia; Don Carlos curato da Alexander Eisenach; e Kabale und Liebe nell’ambientazione contemporanea ideata da Data Tavadze. Colpisce soprattutto la rappresentazione di Tram 83 che Carina Riedl trae dall’omonimo romanzo di Fiston Mwanza Mujila e in cui trasferisce l’azione di due bravi attori – Eddie Irle e Arash Nayaebbandi – negli ambienti rumorosi e trasgressivi di una discoteca.

Confini e opposizioni, cadute e progressi nel rapporto tra arte e politica sono i temi intorno ai quali ruotano gli spettacoli di Impulse Theater Festival 2019 di Düsseldorf. All inclusive di Julian Hetzel dimostra come nella rappresentazione di scene crudeli di guerra la fotografia e il teatro partecipino alla denuncia della violenza; il collettivo Markus & Markus si appoggia a installazioni video per penetrare le pieghe più nascoste della religione islamica. Di qualità sono risultate altre proposte del cartellone: dal provocatorio Angstraum Köln di Alexandra Berlinger e Martin Wagner allestito in una piazza cittadina per raffigurare metaforicamente lo spazio mentale della paura all’esilarante Happyology – Tears of Joy di Dragana Bulut e a Great Depressions di Jan Philipp Stange.

Nella sezione Aufführungen si leggono le recensioni degli spettacoli più importanti recentemente prodotti nell’area tedesca. Si inizia con la considerazione dello shakespeariano Hamlet arricchito da brevi estratti da Hamletmachine di Heiner Müller nella versione concepita da Johan Simon per lo Schauspielhaus di Bochum. Il regista affida il ruolo del titolo a Sandra Hüller che disegna un personaggio puro e diabolico. Affiancano la brava attrice Stefan Hunstein, Bernd Rademacher, Jing Xiang, Gina Haller.

Il ricco cartellone della decima edizione di “Die Lange Nacht der Autoren” al Deutsches Theater di Berlino ha offerto, accanto a cinque produzioni internazionali e a una decina di compagnie provenienti da Austria Germania e Svizzera, le rappresentazioni di tre novità assolute: Entschuldigung di Lisa Danulat, ruhig Blut di Eleonore Khuen-Belasi e zu unseren füßen, das gold, aus dem boden verschwunden di Svealena Kutschke. Die Untergang des Egoist Johann Fatzer, frammento teatrale di Brecht scritto tra il 1927 e il 1931 e sottoposto a revisione drammaturgica nel 1978 da Müller, è stato recentemente allestito da Oliver Frljic allo Schauspiel di Colonia con Nika Mišković, Elias Reichert, Benjamin Höppner applauditi interpreti.

Il profilo in Akteure è dedicato a Cennet Rüya Voss, giovane attrice dello Schauspielhaus di Düsseldorf salita alla ribalta grazie a una serie di prove riuscite come in Hexenjagd di Arthur Miller (regia di Evgeny Titov), Das Schloss di Franz Kafka (regia di Jan Philipp Gloger) e Nathan der Weise di Lessing (regia di Robert Lehniger).

In International si legge un interessante servizio che si sofferma sulla capillare affermazione di artisti di colore, asiatici o appartenenti a minoranze etniche extraeuropee nella scena londinese. A titolo esemplificativo è sufficiente menzionare Lynette Linton, nuova intendente del Bush Theatre; Tavis Alabanza, protagonista di The Ridiculous Darkness di Wolfram Lotz prodotto dal Gate Theatre per la regia di Anthony Simpson-Pike; Kwame Kwei-Armah, nuovo direttore dello Young Vic.

In Das Stück l’attenzione è indirizzata a Café Populaire, novità di Nora Abdel-Maksoud vincitrice del prestigioso Premio Hermann-Sudermann pubblicata in versione integrale in questo numero della rivista berlinese. La stessa autrice ha curato la regia della messinscena al Neumarkt Theater di Zurigo, mentre a Anja Schoenwald compete quella allo Schauspiel di Stoccarda. 


di Massimo Bertoldi


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