È
uscito, per la Collana a cura del Centro di Musica Antica Pietà de Turchini di
Napoli, uno studio collettaneo dedicato a Niccolò
Jommelli in occasione del trecentesimo anniversario della nascita. Aspetti
inediti o poco indagati della vita e dellopera dellillustre musicista sono
analizzati in una ponderosa raccolta di saggi (oltre mille pagine) firmati da
studiosi italiani e internazionali, per le cure di Maria Ida Biggi, Francesco
Cotticelli, Paologiovanni Maione,
Iskrena Yordanova.
Il
contesto storico-culturale su cui si staglia la vicenda di Jommelli è esaminato
da Giulio Sodano e Riccardo Lattuada, che delineano rispettivamente
le vicende politiche dei primi lustri del Regno dei Borbone a Napoli e le
rigogliose fasi della pittura italiana ed europea che accompagnano la vita del
musicista dagli anni Dieci del secolo fino allanno di morte (1774). I rapporti
di Jommelli con i contemporanei sono indagati da Alberto Beniscelli, che seleziona i luoghi di interesse
dellepistolario metastasiano, e da Raffaele
Mellace, che mettendo assieme i giudizi degli uomini del suo tempo
restituisce la percezione non univoca che la sua musica seppe destare.
Ricchi
apparati documentali sono messi a frutto da Marina Marino, con dettagliate precisazioni sullatto battesimale e
sugli anni di apprendistato del compositore; da Antonio Caroccia e Francesca
Seller, mediante un resoconto sui brani jommelliani custoditi nelle
collezioni pubbliche e private del Regno delle due Sicilie; e da Rosa Cafiero e Giulia Giovani, che mettono a punto un catalogo ragionato delle composizioni autografe conservate nella collezione dellamico “dilettante”
Giuseppe Gismondo.
Circostanziate
analisi musicologiche offrono Paolo
Sullo, attraverso una lettura comparata delle sinfonie del compositore
aversano presenti negli archivi romani; Giacomo
Sances e Giacomo Sciommeri,
autori di uno studio preliminare su cinquantacinque brani di musica profana a
lui attribuiti presso il Fondo Baini della Biblioteca Casanatese di Roma; e Ciro Raimo, che pone in evidenza gli artifici
tecnico-tastieristici delle composizioni operistiche e sacre. Di
trame collezionistiche si occupa anche Sarah
M. Iacono, ricostruendo la fortuna dellesiguo corpus di cantate del musicista aversano tra Napoli e la Terra dOtranto.
Sul
versante teatrale, Paologiovanni Maione
approfondisce il ritorno di Jommelli al Teatro dei Fiorentini di Napoli nel
biennio 1747-1748; Roberto Scoccimarro
presenta gli esiti di una ricerca pluriennale condotta sugli intermezzi Don Chichibio (1741) e LUccellatrice (1750) (e sue
rielaborazioni); Francesco Cotticelli ripercorre
la drammaturgia napoletana tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo; mentre Paola De Simone e Nicolò Maccavino introducono i criteri base di una edizione
critica, di prossima pubblicazione, relativa alla “festa teatrale” Cerere placata (1772).
Preziosi
apporti documentali sulla spettacolarità partenopea degli anni Settanta del Settecento
sono offerti da Raffaella Passariello
e Stefania Prisco, che presentano i
frutti di uno spoglio a tappeto delle carte del Banco di San Giacomo presso lArchivio
Storico del Banco di Napoli. Se Beatrice
Alfonzetti indaga i rapporti tra opera e tragedia nella rete di scambio che
collega Roma e Venezia nei decenni centrali del secolo, Antonella DOvidio mette a fuoco lattività di Jommelli operista al
Teatro Argentina negli anni Quaranta. Restando nella città pontificia, Bruno Forment si concentra sul
fortunato Cajo Mario (1746) collegandone
il soggetto operistico con una serie di “dipinti teatrali” del pittore e
scenografo Antonio Joli. Di Ifigenia si
occupa invece Francesca
Menchelli-Buttini, che mette a confronto gli allestimenti dellopera a Roma
(1751) e a Napoli (1753).
La
fase veneziana di Jommelli è illustrata da Maria
Ida Biggi, con un focus sugli
aspetti scenografici dei principali teatri cittadini negli anni Quaranta; da Menchelli-Buttini, che riflette sugli
sviluppi musicali del libretto della Merope
(1741-1742); da Andrea Chegai, il
cui approfondimento pone in rilievo le soluzioni drammaturgiche e sceniche
della produzione jommelliana per il teatro di San Giovanni Grisostomo; e da Giovanni Polin, che contestualizza lesperienza
veneziana del maestro di Aversa nel panorama culturale e spettacolare della Serenissima.
A
mettere in valore la dimensione performativa delle composizioni jommelliane
contribuiscono Lorenzo Mattei, che
individua elementi di attorialità nella musica prodotta a Stoccarda alle
dipendenze del Duca di Württemberg tra gli anni Cinquanta e Sessanta; e Lucio Tufano, che esamina le funzioni e le tecniche del “cantare a parte” tramite exempla, dallAstianatte (1741) allultima ripresa della Didone in terra tedesca (1763).
I
rapporti di Jommelli con lEuropa sono documentati da Rosy Candiani, che ricostruisce la proficua collaborazione del
musicista con Metastasio e Farinelli nellallestimento di Semiramide per le scene madrilene (1753); da Maione, che ripercorre
i fitti tracciati musicali tra le corti di Napoli e di Lisbona; e da Cristina Fernandes, il cui studio sulla
biblioteca dellinfanta di Portogallo e regina di Spagna Maria Bárbara de
Bragança aggiunge un prezioso tassello alla conoscenza della circolazione dei
repertori di musica nel Vecchio Continente.
Chiudono il volume la
pubblicazione di una parte dellinedito epistolario portoghese di Jommelli a
cura di Iskrena Yordanova; lanalisi
delloratorio La passione di Gesù Cristo
(1749) condotta da Anthony Deldonna;
un contributo sulla fortuna musicale della figura biblica di Giuseppe tra Sei e
Settecento a firma di Teresa Chirico;
e le osservazioni di Michael Pauser
sugli influssi della musica sacra veneziana sul Miserere (1774).
di Gianluca Stefani
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