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Theaterheute, Nr. 11, November 2018


80 pp., euro 15,00
ISSN 0040 5507

Aprono questo numero di «Theaterheute» le pagine di Aufführungen, la consueta rassegna dedicata alle recensioni degli spettacoli più importanti di recente produzione nei paesi di lingua tedesca.   
 
Spicca il Theater di Basilea con due interessanti allestimenti. König Arthur (King Arthur) di Henry Purcell e John Dryden, nella rielaborazione drammaturgica di Ewald Palmetshofer per la regia di Stephan Kimmig, attualizza il tema del conflitto bellico attraverso il ricorso al teatro di varietà. Tra gli interpreti si distinguono Riccardo Fassi, Sarah Brady, Lisa Stiegler e Max Mayer. Tartuffe oder Das Schwein der Weisen, adattamento della celeberrima commedia di Molière da parte del dramaturg Peter Licht, presenta un linguaggio surreale di tipo dadaista in perfetta armonia con le linee di regia di Claudia Bauer. Degne di nota le prove di Florian von Manteuffel, Nicola Mastroberardino, Myriam Schröder.   
 
Severe critiche al capitalismo contemporaneo e allo squilibrio nella distribuzione planetaria della ricchezza emergono con forza da No President, sorta di teatro-danza firmato dal gruppo Nature Theater of Oklahoma, applaudito allo Schauspielhaus di Düsseldorf.   
 
Non manca di originalità il progetto condiviso dal Berliner Ensemble e dallo Schauspielhaus di Dortmund: nella stessa serata sono andati in scena contemporaneamente Die Parallelwelt di Kay Voges (al Berliner Ensemble) e Auf der Straße di Karen Breece (allo Schauspielhaus), entrambi incentrati sulla vita del protagonista Fred percorsa dalla nascita alla morte (Die Parallelwelt) e a ritroso (Auf der Straße).

Ci si sposta al Deutsches Theater della capitale tedesca per dare notizia di Let Them Eat Money di Andres Veiel e Jutta Doberstein. Grandi schermi fanno da sfondo ai movimenti acrobatici degli attori (Paul Grill, Kathleen Morgeneyer, Thorsten Hierse e Jürgen Hut), interpreti di una storia fantastica ambientata nel 2028 ricca di riflessioni e di analisi non molto incoraggianti sull’economia europea e sulla globalizzazione. 

Allo Schauspielhaus di Colonia, Stefan Bachmann ha adattato per il palcoscenico la riduzione di Tyll, celebre romanzo di Daniel Kehlmann in cui si raccontano gli orrori della guerra dei Trent’anni attraverso le visioni di corte del buffone Till Eulenspiegel (un espressivo Peter Miklusz). Nello stesso teatro ha ottenuto consensi di pubblico e di critica anche la messinscena di Bewohner di Christoph Held per la regia di Moritz Sostmann, che muove gli attori (Anna Menzel, Sebastian Fortak, Christoph Levermann, Magda Lena Schlott) come marionette per simulare la condizione di corpi malati affidati alle cure di un medico.   
 
Aufführungen termina al Residenztheater di Monaco. Del ricco programma in cartellone si segnala Marat/Sade di Peter Weiss riletto da Tina Lanik in chiave contemporanea per meglio riflettere sulla connessione tra cinismo e ideali politici. Alla riuscita dell’allestimento hanno contribuito attori di livello: Michele Cuciuffo, Wolfram Rupperf, Pauline Fusban e Götz Schulte. Tratto dall’omonimo racconto di Heinrich von Kleist incentrato su una rivolta popolare scoppiata ad Haiti nel 1791, Die Verlobung in St. Domingo propone una lettura in chiave umoristica della rivoluzione, con la regia di Robert Borgmann e l’ottima interpretazione di Mathilde Bundschuh e Marcel Heuperman, affiancati dalla cantante Marie-Christiane Nishimwe.   
 
Si prosegue con Starts, in cui si prendono in esame gli spettacoli inaugurali della nuova stagione del Nationaltheater di Mannheim. Su commissione del nuovo direttore Christian Holtzhauer, Christian Weise ha realizzato l’allestimento di Die Räuber di Friedrich Schiller, con la partecipazione di Marìa Munkert, Christoph Bornmüller, Sarah Zastrau, Almut Henkel e Nicolas Fethi Türksever.   
 
Segue Die Elefantengeist, novità dello svizzero Likas Bärfuss pubblicata in versione integrale nella sezione Das Stück. Si tratta di un testo dedicato alla vita privata di Helmut Kohl, capace di mettere a fuoco temi e problemi relativi all’operato del cancelliere nell’ambito della riunificazione delle due Germanie. 

Abilmente guidati dalla regia di Sandra Strunz hanno portato in scena questa parabola grottesca Laszlo Branko Breiding, Matthias Breitenbach, Jacques Malan, Viktoria Miknevich e Martin Weigel.   
 
Jan Philipp Gloger sceglie tre allestimenti dello Staatsschauspiel di Norimberga. Ein Stein fing Feuer è un collage di testi di Ionesco affidato alla regia di Gloger e alle performances di Suheyla Ünlu, Annette Buschelberger e Sascha Tuxhorn

Die Möwe (Il gabbiano) di Čechov è affrontato in chiave psicologica da Anne Lenk che riesce ad attualizzare l’opera anche grazie alla limpida interpretazione di Ulrike Arnold, Pauline Kästner, Stephanie Leue e Thomas Nunner.
 
Aufführung einer gefälschten Predigt über das Sterben di Boris Nikitin è il titolo della performance di Malte Scholz accompagnato da Yascha Finn Nolting e dal coro gospel della città.     
 
In Akteure si legge il profilo di Annika Meier, attrice che dopo aver maturato importanti esperienze formative nei teatri di Lucerna e di Oberhausen si è affermata con la compagnia della Volksbühne di Berlino, ottenendo lusinghieri risultati con le interpretazioni di Murmel Murmel di Herbert Fritsch (2012), del collage di testi di Konrad Bayer der die mann (2015) e del recente Ballroom Schmitz di Clemens Sienknecht e Barbara Bürk.   
 
Le pagine di Nachruf sono dedicate al ricordo di Ignaz Kirchner, attore recentemente scomparso che ha scritto importanti pagine dello spettacolo tedesco. Si pensi alle sue performances in Mein Kampf (1987) e in Endspiel (Finale di partita) di Samuel Beckett (1998), entrambi andati in scena all’Akademie Theater di Vienna per la regia di George Tabori. L’ultimo applaudito ruolo è stato quello di Diafoirus in Der eingebildete Kranke (Il malato immaginario) di Molière sul palco del viennese Burgtheater.


di Massimo Bertoldi


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