Islam e Firenze. Arte e collezionismo dai Medici al Novecento
A cura di Giovanni Curatola
Firenze, Giunti Editore, 2018, 352 pp., euro 35,00
ISBN 978-88-09-87285-1
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È composto da dieci saggi e da due ottime sezioni
iconografiche il volume curato da Giovanni Curatola Islam e Firenze.
Arte e collezionismo dai Medici al Novecento, catalogo della mostra
allestita fra il Museo Nazionale del Bargello e le Gallerie degli Uffizi (22
giugno-23 settembre 2018). La mostra, idealmente collegata allesposizione
tenuta nelle stesse date presso la sala Dante della Biblioteca Nazionale di
Firenze ( Immagini dOriente. La riscoperta dellarte islamica nellOttocento), intende evidenziare limportanza plurisecolare
di Firenze nei rapporti fra Occidente e Oriente. Il ruolo della città toscana, finora
trascurato a livello storiografico, non fu inferiore a quello di Genova o
Venezia: dettato, già a partire dalla seconda metà del Trecento, dalla fascinazione
per lesotico nonché dalla naturale vocazione al commercio internazionale.
Olifante, avorio scolpito a bassorilievo, X-XI secolo, Sicilia © Firenze, Museo Nazionale del Bargello Già in Arte islamica. La formazione di una civiltà (Milano, Electa-Elemond Editori Associati,
1973, p. 13), Oleg Grabar si
chiedeva «cosa significhi la parola “islamica” quando viene impiegata come
aggettivo riferito al sostantivo “arte” […]. Islamica non fa riferimento
allarte di una particolare religione, poiché una grande percentuale di
monumenti ha poco o nulla a che fare con la fede dellIslam. Opere darte
sicuramente create da e per non-mussulmani possono essere adeguatamente
studiate come opere darte islamica». Senza questultima precisazione, riferibile
anche al collezionismo fiorentino, rischieremmo di fraintendere il significato
e il valore culturale di tesori di inestimabile fattura (Elisa Gagliardi
Mangilli, Firenze e i tessuti islamici, pp. 100-121). Il catalogo dà risalto al collezionismo e agli allestimenti museali di fine Ottocento e inizio Novecento presso le Gallerie degli Uffizi e il Museo Nazionale del Bargello. Come noto, la collezione del Bargello è suddivisa in quattro sezioni intitolate ad altrettanti collezionisti celebri e alle loro grandiose donazioni alla città. Uomini dal gusto raffinato con capacità fuori dal comune nel riconoscere e raccogliere capolavori: Stefano Bardini, Frederick Stibbert, Louis Carrand, Giulio Franchetti.
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, tempera d'uovo su supporto ligneo, 1423, particolare © Firenze, Gallerie degli Uffizi Bardini era lantiquario più conosciuto a Firenze a
cavallo dei due secoli; per i tappeti mamelucchi, turchi, siriani,
centrasiatici e soprattutto persiani (Tabriz, Kashan, Isfahan, ecc.) nutrì particolare
interesse, intuendone il grande valore economico oltreché artistico. Si tratta
forse dellunico tipo di manufatto “islamico” a essere oggetto di
unimportazione sempre maggiore. I tappeti erano richiesti su due mercati
paralleli: uno più ristretto e raffinato, laltro più vasto e economicamente
accessibile. Ne troviamo traccia in molti dipinti del Quattrocento e del
Cinquecento (si pensi alla recente mostra Serenissime
trame: tappeti della collezione Zaleski e dipinti del Rinascimento,
Venezia, Ca doro, 23 marzo-10 settembre 2017). Un collegamento, quello tra
tappeti e pittura, così diffuso da aver dato adito alla classificazione di tali
meravigliosi oggetti in base ai nomi degli artisti che li immortalarono. Tra
questi Bellini, Crivelli, Ghirlandaio, Lotto, Tintoretto (Alberto Boralevi, Il
collezionismo di tappeti orientali a Firenze, pp. 122-135)
Bruciaprofumi sferico, 1317-1335, Mosul © Firenze, Museo Nazionale del Bargello
I tessuti fiorentini, di cui sono pervenute numerose
testimonianze grazie alle collezioni di Carrand e Franchetti, furono richiesti
in grandi quantità dal Vicino Oriente. In mostra figurano preziose opere
tessili «commissionate e prodotte grazie alle continue relazioni politiche e
mercantili» soprattutto con i mamelucchi e gli ottomani (Elisa Gagliardi
Mangilli, Firenze e i tessuti islamici, pp. 100-121: 102).
Un lusso particolarmente richiesto in epoca rinascimentale,
sia per moda sia per necessità, fu la ceramica a lustro metallico, tecnica nata
in Persia nel IX secolo e diffusasi successivamente fino alla Spagna, soprattutto
a Valencia e a Málaga. Il valore dei manufatti realizzati con tale tecnica non risiede
tanto nel materiale in sé, quanto nel lavorio sottile e gentile con cui erano
decorati. I Medici, nella raccolta di questi oggetti e simili, eccelsero sia
per qualità sia per quantità (Marco Spallanzani, Arti decorative tra
Firenze e il Vicino Oriente nel Rinascimento. Un quadro dinamico, pp.
36-45; Catarina Schmidt Arcangeli, Oggetti islamici nellarte
fiorentina del Rinascimento. Il fascino dellesotico diventa “maniera moderna”,
pp. 46-63; Marino Marini, Le ceramiche levantine importate a Firenze
nel Rinascimento e i riflessi sulle manifatture locali, pp. 64-75).
Frammento centrale di un tappeto a più medaglioni, manifattura mamelucca, fine XV-inizio XVI secolo, Egitto © Firenze, Museo Stefano Bardini
Le armi islamiche, di cui possediamo magnifici esemplari
soprattutto grazie alleccentrico collezionista anglo-fiorentino Frederick
Stibbert, sono da sempre oggetto di
grande interesse. Spesso giunsero a Firenze sotto forma di acquisti, doni o
bottini di guerra. Si segnala una straordinaria giacca da parata in velluto di
seta, imbottita e foderata in lino, decorata con borchie in ottone dorato del
XV secolo (Marco Merlo, Le armi islamiche nelle armerie medicee, pp.
152-169).
Giacca da parata (brigandine), dinastia mamelucca, XV secolo, Egitto © Firenze, Museo
Nazionale del Bargello
Di
eccezionale valore sono anche i manoscritti e i libri a stampa esposti in
mostra, provenienti dai ricchi fondi librari cittadini. Si pensi allo Shahnama (Il
libro dei re) del poeta persiano Firdawsi, la cui copia più antica, datata
1217, è vanto della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Claus-Peter
Haase, Larte del libro, pp. 136-151).
Le arti decorative non riguardarono solo i tessuti e le
sete, bensì anche i vetri, i legni, i metalli. I vetri, numerosi e ben
documentati dal lavoro di Marco Spallanzani (Vetri islamici a Firenze nel
Primo Rinascimento, Firenze, S.P.E.S, 2012), seguirono quasi esclusivamente
la rotta da Oriente a Occidente. La compravendita dei legni ebbe invece scarso rilievo
economico: pochi gli esemplari sopravvissuti. Diverso è il caso dei metalli, il
cui traffico è documentato fin dal Trecento. A questa categoria appartiene una
vasta gamma di manufatti realizzati con le tecniche più varie. Si pensi alle
innovative tecniche ornamentali con incrostazioni di rame, argento e oro su
bronzo od ottone sviluppate in Persia, dove la metallurgia e lartigianato dei
metalli costituirono una tradizione antica e fertile. Si segnala, «in
merito a commissioni di oggetti metallici a Mosul da parte di regnanti nel
Trecento, […] un esempio poco appariscente ma di ottima fattura tecnica ed
estetica»: il grande bruciaprofumi sferico conservato al Bargello (Claus-Peter Haase, I metalli islamici in Italia fino al Cinquecento, pp. 76-99: 91). Linteresse per gli oggetti
artistici in metallo, culminato nel Cinquecento, conoscerà nuova fortuna nella
grande febbre collezionistica di fine Ottocento.
Il saggio conclusivo, firmato da Alessandro
Diana, si concentra sul collezionismo darte islamica
a Firenze fra Otto e Novecento (pp. 170-185), segnato da un gusto
sempre maggiore per lesotico e con un Oriente sempre meno lontano. Una
vicinanza dimostrata anche dalla nascita del «Regio istituto di studi superiori
pratici e di perfezionamento nel 1859» (poi
Università degli studi di Firenze). «In seno alla sezione di Studi
filosofici e filologici ebbero un eccezionale sviluppo gli studi di
orientalistica con listituzione di apposite cattedre di lingua e letteratura
araba, sanscrito, ebraico e lingue dellEstremo Oriente» (p. 171).
Il volume è concluso dallaccurata bibliografia redatta
da Paolo Piazzesi.
di Mani Naeimi
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Piviale di Niccolò V, manifattura fiorentina, 1450, particolare © Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Turcasso, XVII secolo, impero ottomano (Turchia?) © Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Bottiglia, cristallo di rocca scolpito e intagliato con montatura rinascimentale, X secolo, Egitto © Firenze, Museo delle Cappelle Medicee
Telo, lampasso Kemha in seta lanciato e broccato, dinastia ottomana, XVI secolo, Istanbul (Turchia) © Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Tabar (scure), acciaio decorato a koftgari in oro, manifattura mamelucca, 1468-1495, © Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Abu 'l-Qasim Firdawsi, Shahnama (Il libro dei re), poema persiano, 1217 © Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
Zakariya ibn Muhammad al-Qazwini, 'Aja'ib al-makhluqat (Le meraviglie del creato), cosmografia popolare araba scritta in periodo mongolo, Siria o Egitto, 1553, particolare © Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Mediceo Palatino
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