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Franco Cardini, Alessandro Vanoli

La via della seta
Una storia millenaria tra Oriente e Occidente

Bologna, il Mulino, 2017, 337 pp., euro 16,00
ISBN 978-88-15-27366-6

È difficile trovare un volume che in poche pagine riesca a offrire un così vasto numero di spunti su molteplici campi della conoscenza. Una vastità che non concerne soltanto la varietà dei concetti espressi, ma anche un arco cronologico di lunga durata e una vastissima area geografica. Tuttavia La via della seta, opera congiunta di Franco Cardini e Alessandro Vanoli edita dal Mulino, non pecca di superficialità. La capacità di sintesi si coniuga con la meticolosità scientifica. Si pensi alla ricca bibliografia che correda ciascun capitolo.

L’unico aspetto spiazzante, ma non per questo negativo, è che del commercio in sé si parli molto meno di quanto ci si aspetterebbe da un testo intitolato alla celeberrima “via” commerciale. Il principale obiettivo degli autori è quello di raccontare «gli ambienti e gli uomini» (p. 13) ancor prima che gli aspetti puramente economici e mercantili. Si dimostra, inoltre, come sia più giusto parlare di un fascio di strade capillarmente distese su una moltitudine di territori toccati da altrettanti popoli, in tutte le direzioni possibili e immaginabili, piuttosto che di una via tanto romanticamente quanto erroneamente sognata, con un inizio e una fine posti agli estremi del mondo conosciuto.

I primi quattro capitoli descrivono i costumi e le credenze dei popoli nomadi e stanziali di un territorio sconfinato, nonché ripercorrono l’antichità greco-persiana, l’alba dell’impero cinese, gli sviluppi della Transoxiana, la diffusione del buddhismo e del suo legame con il commercio.

Il quinto capitolo analizza lo stato dei vari porti del Mediterraneo e i percorsi marittimi della via della seta. Non solo: le vicissitudini di Costantinopoli e la crescita esponenziale degli scambi con Bisanzio a partire dal V secolo. La crescente diffusione del cristianesimo e il delinearsi di un mondo vastissimo ma raggiungibile. Forse molto più raggiungibile di quello attuale, a dispetto dei primordiali e talora inesistenti mezzi di trasporto.

I tre capitoli centrali (dal sesto all’ottavo) tracciano l’ingresso dell’Islam nella storia (fine VII-inizio VIII secolo): la sua rapida affermazione e il suo forte legame con il commercio. Si ripercorrono i primi secoli del secondo millennio caratterizzati dalla crescente richiesta delle spezie, dall’importante contributo della lingua neopersiana al commercio, dalla nuova centralità del potere perseguita dal califfato di Baghdad e dal suo controllo sulla moneta, sulla rete di città e di vie carovaniere. Un costante movimento di persone e merci che favorì un continuo flusso delle conoscenze: basti pensare ad Avicenna e al suo Canone di medicina (fine X secolo) o alla riscoperta di Platone e di Aristotele nella teorizzazione della Città virtuosa di Farabì (inizio XI secolo).

Si parla inoltre delle rotte del commercio islamico sia fra il Mediterraneo e l’oceano Indiano sia in direzione della Cina; dei principali porti del Golfo Persico (come Hormuz) e della storia del pepe. E vi è spazio, in queste pagine, anche per l’immaginario popolare e fantastico delle meravigliose narrazioni orientali, con riferimenti alle gesta di Sindbad e ai racconti delle Mille e una notte. Si passa poi alla via della seta al tempo delle crociate; alla Palermo fatimida, alla crescente importanza di Venezia e all’affermarsi di nuove città marinare come Pisa e Genova.

Si ripercorre poi (capitoli IX, X e XI) la storia dei popoli nomadi dell’Asia e delle loro invasioni a partire dalle vicende dei turcomanni e dei Selgiuchidi fino a Temujin (passato alla storia come Genghiz Khan) e alla strategica avanzata mongola. Si analizzano il dominio Ghaznavide  nei territori corrispondenti all’attuale Afghanistan e nella Persia occidentale, le vicende degli Assassini di Alamut e di come tutto ciò abbia condizionato le rotte del commercio. Si accenna poi alla vita e ai viaggi del veneziano Marco Polo soffermandosi sul lusso e le ricchezze della via della seta nell’Europa medievale. Senza dimenticare le credenze circa gli effetti curativi delle pietre rare e come l’Oriente fosse considerato la porta di ogni possibile bene prezioso.

Nei capitoli XII, XIII e XIV si offre al lettore un dettagliato resoconto circa la momentanea battuta d’arresto degli scambi «di fronte alle trasformazioni ambientali, politiche ed economiche che l’Asia cominciò a vivere a partire dal XIV secolo» (p. 251). Vengono descritti i principali tratti marittimi degli imperi asiatici. Si analizzano  la spinta prorompente dell’Europa, in grado di cambiare gli equilibri precedenti, la caduta di Costantinopoli e l’avanzamento dell’Islam ottomano. La fondamentale scoperta delle Americhe determina il punto di non ritorno nella definizione degli equilibri del commercio globale. Mentre fra XVI e XVII secolo si sviluppa un espansionismo non solo europeo, con le grandi potenze asiatiche che cercano di estendere il loro dominio in tutte le direzioni: l’Impero Ottomano, l’Iran dei Safavidi, il giovane Impero russo, l’avanzata dell’Impero Moghul, ecc.

Il capitolo seguente illustra la “rivoluzione globale” innescata dalle nuove scoperte geografiche. Nascono mappe sempre più dettagliate e le le rotte commerciali aumentano esponenzialmente. Si affacciano sullo scenario nuove potenze economiche come quella olandese mentre cresce il numero degli esploratori e degli avventurieri occidentali in Oriente.

L’ultimo capitolo si concentra sul colonialismo europeo in Asia dalla metà del Seicento alle soglie della prima guerra mondiale: dalla Siberia divenuta totalmente russa alla storia dei Romanov e della loro avanzata nella Persia settentrionale, ai conflitti di costoro con l’impero ottomano e con la Cina. Gli scontri di quest’ultima con gli inglesi, le guerre dell’oppio, la cessione di Hong Kong e «l’erosione dell’Asia meridionale da parte delle potenze colonialiste europee» (p. 319). La crisi e la caduta di importanti imperi come quello safavide, la successiva fase di turbolenza fino all’avvento dei Qajar nel 1794 e i primi “semi” dell’Afghanistan moderno. Si accenna, infine, alle figure di importanti diplomatici-esploratori occidentali come Burkhardt, Burton, Hodges e Forster e alle dimensioni sempre più “ridotte” del continente eurasiatico, grazie ai nuovi, fondamentali collegamenti ferroviari. 

Un ultimo sguardo si rivolge al presente: la Cina è più potente che mai, la Russia non dà segni di debolezza e gli Stati Uniti hanno ancora la voce più forte. Un «gioco a tre» dal quale l’Europa pare esclusa, anche se non in maniera definitiva. In tale scenario, altre grandi nazioni del vicino e lontano Oriente reclamano a gran voce il loro ruolo sulla scena dell’economia globale e, ancora una volta, le vie della seta sono percorse in tutte le direzioni.

                

di Mani Naeimi


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