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Omaggio al Granduca. Memorie dei piatti d’argento per la festa di San Giovanni
Catalogo della mostra (Firenze. Palazzo Pitti, Tesoro dei Granduchi, 24 giugno-24 settembre 2017)
A cura di Rita Balleri, Maria Sframeli

Livorno, Le Sillabe, 2017, 328 pp., 35,00 euro
ISBN 9788883479595

Il ricco e corposo catalogo della mostra Omaggio al Granduca, memorie dei piatti d’argento per la festa di San Giovanni rende ben conto delle accurate ricerche svolte dalle curatrici, Rita Balleri Maria Sframeli, per far luce su un episodio poco noto, ma assai interessante, della lunga storia della celebrazione del patrono di Firenze, San Giovanni Battista. Fin dalla sua istituzione, regolamentata dagli Statuti del Podestà del 1325, la festa, oltre a esaltare la concordia, la ricchezza e l’importanza politica della città, offriva al governo l’occasione di mostrare, di anno in anno, i successi ottenuti nel continuo ampliamento del dominio extra-moenia, che si componeva di sobborghi, castelli e città quali Cortona, Volterra, Pisa, Arezzo e Pistoia, per ricordare solo alcune fra le più importanti. Questa esibizione di potenza era simbolicamente rappresentata dall’offerta di palii e di ceri che i delegati delle località soggette portavano al Santo il 24 giugno, ricorrenza della sua natività, in un imponente corteo che, prima di giungere al Battistero, sostava in Piazza dei Signori per omaggiare la Signoria e le principali magistrature. Con l’instaurazione del principato mediceo gli “omaggi” furono presentati direttamente al Granduca.

Non è un caso, dunque, che alla solennità di questa ricorrenza si ricolleghi anche la tradizione dell’annuale offerta a Cosimo III de’ Medici, e al suo successore Gian Gastone, di un bacino d’argento, del peso di più di cinque chilogrammi odierni, voluta per legato testamentario dal cardinale genovese Lazzaro Pallavicini in segno di riconoscenza per l’intermediazione del Granduca nel contratto di matrimonio fra la propria nipote Maria Camilla Giovan Battista Rospigliosi, nipote di papa Clemente IX. Con questo sponsale, celebrato nel 1670, il Pallavicini era, infatti, riuscito a elevare la propria casata ai vertici dell’aristocrazia romana. Uno dei “piatti” più tardi, del 1730, raffigura proprio Gian Gastone nell’atto di ricevere gli “omaggi” (cat. 51).

Fin dal 1680, anno della morte del Cardinale, gli eredi si impegnarono a eseguire il legato offrendo al Granduca, ogni 24 giugno, il prezioso bacile d’argento cesellato la cui manifattura fu affidata ai migliori argentieri romani e i cui disegni furono opera di artisti quali Carlo MarattiCiro FerriPietro LucatelliLudovico GimignaniLazzaro BaldiFilippo LuziGiuseppeCarlo Tommaso Chiari. Tutti i disegni noti, provenienti da musei italiani ed esteri e da collezioni private, sono stati esposti nella mostra e accuratamente analizzati nelle schede del catalogo sulla base di documenti archivistici inediti.

I cinquantotto “piatti”, donati ai Medici fino all’estinzione della casata, illustravano le glorie politiche, militari e culturali dei principali esponenti della famiglia, da Lorenzo il Magnifico a Gian Gastone. Gli originali d’argento massiccio sono purtroppo scomparsi, sacrificati alle necessità economiche e al progressivo disinteresse della dinastia lorenese, succeduta a quella medicea, nonostante lo strenuo tentativo di Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, di difendere un patrimonio che glorificava la propria famiglia.

La memoria di questi oggetti si è, tuttavia, conservata grazie all’iniziativa del marchese Carlo Ginori che, tra il 1746 e il 1748, fece realizzare dalla Manifattura Ginori di Doccia, sotto la guida dell’argentiere Pietro Romolo Bini, delle forme in gesso, tratte dagli originali in argento, con la probabile intenzione di utilizzarle per una produzione in porcellana. Da quelle forme sono stati tratti i calchi in gesso esposti nella mostra e descritti nelle schede del catalogo, attraverso i quali è possibile ricostruire il programma iconografico della serie che si era ispirato ai fasti della dinastia medicea affrescati in alcune sale di Palazzo Pitti.

Una fortunosa circostanza consente di farsi un’idea dell’originaria raffinatezza dei “piatti”. Il primo bacile donato a Cosimo III non fu creato apposta come gli altri, ma fuprelevato dal patrimonio della famiglia Pallavicini per il poco tempo intercorso fra la morte del Cardinale, avvenuta il 20 aprile 1680, e l’occasione della prima offerta, solo due mesi dopo. Rari manufatti simili a quello si sono conservati fino ai nostri giorni. Realizzato nel 1619 da un argentiere fiammingo attivo a Genova, il bacile oggi all’Ashmolean Museum di Oxford ed esposto in mostra (cat. 76), se da un lato fa rimpiangere la scomparsa della serie medicea, dall’altro rende conto della lungimiranza del marchese Ginori nell’impedire la totale perdita della memoria di una testimonianza storica e artistica così importante e unica.

I quattro saggi che compongono il catalogo, rispettivamente dedicati alla storia dei “piatti” (“Preziosa catena di splendido legato”. Trionfi d’argento a perenne memoria della gratitudine di un Cardinale, di Maria Sframeli), ai loro disegni (I disegni per i “piatti” di San Giovanni, di Ursula Verena Fischer Pace), agli artigiani coinvolti (Gli argentieri, di Jennifer Montagu), alla fattura e all’impiego dei calchi (La fortuna dei “piatti” di San Giovanni nella Manifattura Ginori di Doccia, di Rita Balleri), insieme alle accurate schede, distribuite in altrettante sezioni corrispondenti, e alle appendici documentarie, rendono questo volume uno strumento prezioso per la conoscenza di un tassello poco noto della festa patronale fiorentina.


di Paola Ventrone


La copertina

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