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Theaterheute, 2017, n. 10, Oktober


60 pp., 15 euro
ISSN 0040 5507

Questo numero di «Theaterheute» si apre con un’intervista (Das Gespräch) a Marc Grandmontagne, neoeletto direttore delle associazioni teatrali tedesche (Bühnenverein), che parla della situazione finanziaria e del proliferare dei progetti artistici soprattutto nei centri minori, i quali, talvolta ostacolati da impedimenti burocratici e politici, faticano a decollare. 

Le pagine di Aufführungen dedicate alle recensioni degli spettacoli principali prodotti nei paesi di lingua tedesca si aprono con le produzioni del Nationaltheater Reinickendorf di Berlino. Vegard Vinge e Ida Müller hanno rivisitato in chiave psicoanalitica Hamlet di Shakespeare e Baumeister Solness di Ibsen, ricorrendo a manichini e ad attori-performer interpreti di linguaggi grotteschi e demenziali. Allo Staatstheater di Hannover si è realizzato l’ambizioso progetto Eine Stadt will nach oben, che prende spunto dal romanzo Ein Mann will nach oben di Hans Fallada (1978): una serie di episodi legati alla storia della città affidati alle competenze artistiche di giovani ed emergenti registi (Gordon Kämmerer, Martin Laberenz e Lucia Bihler, Alexander Eisenach). A Tom Kühnel compete la messinscena di Medea di Franz Grillparzer, attualizzata nell’incontro-scontro tra culture diverse e soprattutto esplorata nella psiche omicida della protagonista, interpretata da tre attrici diverse (Vanessa Loibl, Carolin Haupt e Katja Gaudard) che agiscono in continua tensione con il Giasone del bravo e coinvolgente Philippe Goos

La rivisitazione dei testi classici si rinnova al Volkstheater di Vienna per effetto dell’allestimento di Iphigenie in Aulis / Occident Express. La tragedia euripidea, riscritta da Soeren Voima, è integrata dal testo di Stefano Massini, cui si allude nella seconda parte del titolo dello spettacolo. Il risultato è un avvincente dialogo tra antico e presente reso sul palcoscenico dalla attenta regia di Anna Badora e da pregevoli attori come Katharina Klar, Anja Herden e Jan Thümer. Feroci critiche al neoliberismo d’oggi emergono da paradies fluten di Thomas Köck (produzione del Burgtheater) per la regia di Robert Borgmann e con Katharina Lorenz, Peter Knaak e Elisabeth Orth nei ruoli principali.  

Il Salzburger Festspiele apre la sezione dedicata ai Festivals. L’annuale rassegna di Salisburgo coordinata da Bettina Hering al suo primo mandato ha proposto il protocollare Jedermann di Hugo von Hofmannsthal affidato alla regia di Michael Sturminger con Tobias Moretti interprete del ruolo eponimo letto in chiave contemporanea, traviato dall’eccesso dell’alcool e turbato da nevrosi di sostanza metropolitana. Spicca anche la messinscena di Die Geburtstagsfeier di Harold Pinter firmata da Andrea Breth, che si fa apprezzare per la coerenza filologica con cui affronta il testo e per l’orchestrazione delle tormentate dinamiche relazionali dei vari personaggi, affidate all’estro di Roland Koch, Andrea Wenzl, Max Simonischek e Oliver Stokowski. Tra gli altri spettacoli salisburghesi è doveroso segnalare Rose Bernd, dramma naturalistico di Gerhart Hauptmann allestito da Karin Henkel e interpretato da Lina Beckmann con Markus John e Julia Wieninger; Lulu di Athina Rachel Tsangari ispirato a Risveglio di primavera di Frank Wedekind; Kasimir und Karoline di Ödön von Horvàth ad opera del duo di New York 600 Highwaymen che si avvale di ventitré attori impegnati in uno spettacolo caratterizzato anche dalla presenza massiccia di episodi di ballo collettivo.  

Ci si sposta al Théâtre di Avignone diretto da Olivier Py, anche autore dell’allestimento di Les Parisiens con Joseph Fourrez nei panni del poeta depresso e abbandonato, un “segno” di solitudine urbana. Ibsen Huis è il titolo della messa in scena di Simon Stone recitato da Claire Bender e Maarten Heijmans. Ha ottenuto consensi di pubblico e di critica Saigon che Caroline Guiela Nguyen ha ricavato dalla storia del colonialismo francese in Indocina, ambientando la vicenda nell’elegante sala da pranzo del ristorante ricordato nel titolo, nel quale agiscono Dan Artus, Phu Hau Nguyen e Caroline Arrouas

L’urgenza della presa di posizione in campo politico e privato costituisce il tema affrontato dal festival internazionale Impulse distribuito in varie città della Ruhr. Emergono dalla rassegna curata da Florian Malzacher lo spettacolo Sorry interpretato da Andreas Klinger accompagnato dal gruppo nigeriano The Footprints, la video installazione Guilty Landscapes di Dries Verhoeven, la performance Die Erfindung der Gertraud Stock del collettivo vorschlag: hammer.  

La sezione Festivals si completa con la Biennale di Venezia diretta da Antonio Latella, che in questa edizione ha coinvolto registe di caratura internazionale quali Ene-Liis Semper, Maja Kleczewska, Nathalie Béasse, Maria Grazia Cipriani, Livia Ferracchiati, Anna Sophie Mahler, Suzan Boogaerdt, Bianca Vander Schoot, Claudia Bauer, Katrin Brack

Il lungo e articolato Identitätspolitik approfondisce il rapporto tra pratiche teatrali e visioni sociopolitiche con una serie di spettacoli significativi: Die heilige Johanna der Schlachthöfe di Bertolt Brecht allestito da Sebastian Baumgarten (2012); The Blind Post interpretato nel 2015 dalla performer Anna Sophia Bonnema; Kampf des Negers und der Hunde di Bernard-Marie Koltès per la regia di Roger Vontobel (2017); e il recente 89/90 di Claudia Bauer affrontato dalla compagnia N-Wort. Primeggia, inoltre, la figura della regista afro-tedesca Anta Helena Recke dei Kammerspiele di Monaco, che da anni affronta tematiche relative al rapporto tra identità e contaminazioni straniere, come emerge dagli allestimenti di Yesterday You Said Tomorrow di Alexander Giesche e da Mittelreich di Josef Bierbichler, presentato nel 2015 e ora riproposto in una nuova edizione affidata alle competenze di Anna Sophie Mahler e all’interpretazione di Damian Rebgetz, Stefan Merkl, Jochen Noch, Annette Paulmann.  

Il testo del mese (Das Stück) scelto dalla redazione di «Theaterheute» è Für immer schön dell’americano Noah Haidle nella traduzione di Barbara Christ.    


di Massimo Bertoldi


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