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Nicoletta Lepri

Le feste medicee del 1565-1566. Riuso dell’antico e nuova tradizione figurativa


Firenze, LoGisma, 2017, 2 voll., pp. 320+328, euro 90
ISBN 978-88-97530-85-5


I due volumi di Nicoletta Lepri, frutto di una ricerca pluriennale condotta dalla studiosa fin dalla tesi dottorale, ripercorrono le tappe maggiori e minori del ciclo festivo con cui, tra il 1565 e il 1566, furono celebrate le nozze del principe Francesco de’ Medici con Giovanna d’Asburgo. Un episodio imprescindibile per ricostruire e valutare storicamente la portata sperimentale e il continuo perfezionamento dello spettacolo fiorentino di corte del XVI secolo, all’insegna della ripresa dell’antico e della fondazione di una nuova tradizione figurativa.


La prima parte del I volume, introdotta da una breve prefazione di Cristina Acidini, è dedicata ai lavori che precedettero le feste, in particolare alle ricerche che furono alla base del programma iconologico degli eventi festivi e alle invenzioni che ne scaturirono, nate dalla complicità della triade formata da Vincenzo Borghini, da Giorgio Vasari e dallo stesso duca Cosimo I. Una lettera di Borghini del 5 aprile 1565, indirizzata a Cosimo e corredata da disegni del Vasari, è una delle testimonianze fondamentali di questo intenso programma festivo. Fonti primarie per la ricostruzione del ciclo sono le descrizioni a stampa di Domenico Mellini e Giovan Battista Cini


Nella seconda parte la studiosa analizza dettagliatamente gli eventi principali: l’ingresso e il percorso trionfale della sposa a Firenze, la rappresentazione della Cofanaria di Francesco d’Ambra con gli intermedi di Cini e il banchetto nuziale nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, le mascherate e la bufolata durante il carnevale, la sacra rappresentazione finale in Santo Spirito. La ricostruzione dei vari allestimenti è corredata da una ricca mole di puntuali riferimenti alle fonti storiche, filosofiche e letterarie dell’iconografia messa a punto dal Borghini. 


L’andamento tortuoso del percorso trionfale in città (che ebbe luogo il 16 dicembre 1565) era scandito da quattordici apparati effimeri, situati in punti strategici e affidati a una schiera eterogenea di artisti (Alessandro Allori, Giambologna, Bronzino, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, Giovanni Stradano tra gli altri). Spiccano tra i vari allestimenti l’Arco di Fiorenza a Porta al Prato, la fontana di vino a Santa Trinita, la celebrazione degli Asburgo al canto de’ Tornaquinci e quella dei Medici al canto de’ Carnesecchi, l’Arco della Religione al canto alla Paglia, la fontana effimera col Nettuno di Bartolomeo Ammannati alla Signoria. 


Meta finale del percorso trionfale e baricentro simbolico di tutto il ciclo festivo, Palazzo Vecchio venne fatto oggetto di lavori che ne modificarono, in vista delle nozze, l’aspetto in maniera definitiva (la decorazione del cortile interno, la realizzazione del soffitto e l’apparato scultoreo del Salone dei Cinquecento) o provvisoria (il teatro ligneo progettato dal Vasari nel Salone, che ospitò la messinscena della commedia e degli intermedi, rappresentati il 26 dicembre 1565).


Due mascherate (il Trionfo dei Sogni e la Genealogia degli dei) e una bufolata animarono le vie di Firenze nel periodo del carnevale dell’anno successivo. Giusta importanza è data da Lepri anche al ruolo di luogo teatrale della città e ai teatri di piazza – come quello ligneo in San Lorenzo di Vincenzo de’ Rossi – complementari al grande teatro di corte vasariano.


La sacra rappresentazione in Santo Spirito, con le macchine di Bernardo Buontalenti (ideatore anche dei meccanismi per la commedia, il cui straordinario talento in questo campo iniziò a emergere proprio in occasione delle nozze), suggellò nel marzo del ’66 l’intero ciclo festivo. Un ricordo indiretto di quest’ultimo evento sarebbe rintracciabile nell’Annunciazione attribuita a Bartolomeo Traballesi conservata nella fiorentina chiesa di Ognissanti.


A corredo della ricostruzione storico-artistica del ciclo festivo, il II volume dell’opera contiene, nella terza parte, la trascrizione dei documenti a stampa (tra cui la Descrizione dell’entrata e quella dell’apparato del Mellini e il Discorso sopra la mascherata della genealogia degl’iddei de’ gentili di Baccio Baldini) e manoscritti. Tra questi ultimi, si segnalano due documenti inediti: una relazione sulle nozze attribuita a Baccio Giovannini, proveniente dall’Archivio di Stato di Firenze (doc. 8) e una cronaca anonima dell’entrata di Giovanna d’Austria, dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (doc. 9). L’appendice documentaria registra, inoltre, una consistente raccolta di lettere. Anche in questo caso la studiosa offre al lettore documenti inediti – come il progetto di arco trionfale proposto da Federico Sustris al Borghini (doc. 13) o come la lettera in cui lo stesso Borghini dà indicazioni sulla disposizione degli epitaffi a Fabio Segni, già console dell’Accademia fiorentina (doc. 46) – che arricchiscono la ricostruzione della vicenda e degli aspetti materiali legati alla realizzazione degli apparati. 


La quarta parte, nel II volume, chiude l’opera con una nutrita e variegata raccolta di illustrazioni in bianco e nero, comprendenti riproduzioni di disegni, incisioni, pitture, sculture oltre a ricostruzioni grafiche e fotografie.



di Italo Papandrea


La copertina

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