«Non esiste un
canto eseguito presso il telaio né una leggenda in cui si dica che tocchi ai
figli di dei e mortali una vita felice» (vv. 507-509). Questi versi, tratti
dalla tragedia Ione di Euripide, introducono il tema del
volume: linconciliabilità tra dei e mortali. Un tema frequente nel teatro
greco.
Lindagine del
filologo Francesco Carpanelli si
sviluppa su due livelli: linfluenza del divino nelloikia, ovvero le unioni infelici tra divinità ed esseri umani e la
ricezione drammatica di tali storie che nelle tragedie attiche si arricchiscono
di elementi nuovi.
La ricerca è
approfondita e include, oltre alle opere dei tre grandi tragediografi greci, comprese
quelle frammentarie, riferimenti allepica omerica (la storia damore tra
Odisseo e Calipso nellOdissea, il
rapporto madre-figlio della dea Teti con il figlio Achille nellIliade) e alla letteratura latina (in primis lOvidio delle Metamorfosi).
Il volume si
articola in quattro capitoli dedicati a divinità «del caos famigliare e civile»
(p. 35): Dioniso, Poseidone, Eracle e Medea.
Nel primo capitolo lautore
ripercorre lintricata storia famigliare di Dioniso attraverso una accurata
rassegna di frammenti tragici e ipotesi interpretative. Sono prese in
considerazione anche opere meno note quali Atamante
e Dionyskos di Sofocle e Semele e Xantriai di Eschilo, drames de refus in cui la divinità entra in conflitto con
listituzione della polis. Le Baccanti di Euripide sono messe a
confronto con le Dionisiache di Nonno di Panopoli, di cui Carpanelli tenta
di fare emergere «lo spirito teatrale retrostante» (p. 44) analizzandone il lessico
e la tecnica stilistica.
La lontananza tra
il mondo degli dei e quello degli uomini è loggetto del secondo capitolo. In
particolare sono approfonditi due aspetti: linfelicità di madri e dee e
ladozione difficile. Il primo tema è analizzato tramite riferimenti puntuali alle
tragedie frammentarie eschilee Kares,
Memnone e Psicostasia (unica tragedia in cui Zeus compare in scena seduto sul
theologheion). I drammi euripidei Fetonte e Ione offrono rispettivamente loccasione di riflettere sulla
difficoltà del rapporto padre-figlio e madre-figlio.
Lhybris e la violazione delloikos da parte di Poseidone sono indagate nel terzo capitolo con numerosi frammenti poco
noti dei tre tragediografi: Amimone
di Eschilo, Tiro di Sofocle e Bellerofonte di Euripide.
Nellultimo
capitolo, il rapporto oikos-thanatos è approfondito considerando le
storie di Eracle e Medea: «personaggi così diversi nella loro essenza e nel
loro percorso umano, ma legati, in campo drammatico, da un motivo profondo:
limpossibilità di vivere allinterno della famiglia e della casa, condannati
come sono a subire la loro duplice assenza, terrena e celeste» (p. 111). Il
tratto comune dei due eroi è la tendenza al solipsismo, allisolamento dal
nucleo famigliare. Vengono prese in considerazione anche le tragedie senecane: Hercules furens, Hercules Oetaeus e Medea.
Il volume si chiude
significativamente con un focus su Medea,
la donna che per antonomasia rappresenta lincapacità di sottostare alle regole
della famiglia. In particolare la Medea di
Seneca, estrema rappresentazione del
solipsismo femminile, «si coniuga ancora a distanza di secoli con un motivo che
rimane radicalmente mitologico-letterario, cioè lisolamento, nella società,
delle creature che vivono un duplice status
dovuto alla loro nascita» (p. 166).
Il libro, che ha
inaugurato la collana «Il carro di Tespi. Testi e strumenti del teatro
greco-latino» diretta dallo stesso Carpanelli, si caratterizza per rigore
filologico, abbondanza e coerenza di riferimenti drammatici e letterari,
capacità di indagare il senso più profondo dei miti e di sollevare gli eterni
interrogativi sul significato dellesistenza.
di Diana Perego
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