Sulla copertina del catalogo di
questimportante esposizione fa bella mostra di sé una riproduzione dellantiporta
del codice della Cosmographia di
Tolomeo nella traduzione latina di Angelo
da Scarperia, opera realizzata a Firenze tra il 1475 e il 1480 per Alfonso,
duca di Calabria, dal calligrafo francese Hugo Comminellis, miniata da
Francesco Rosselli e illustrata dalle carte geografiche di Jacopo del Massaio. La
riproduzione di una cornice architettonica allantica, fine prodotto dellarte
del minio del secondo Quattrocento, inquadra, su sfondo scarlatto, il titolo del volume.
Una
pregevole elaborazione grafica che ben introduce la figura del cardinale collezionista,
la sua fascinazione per la pittura italiana rinascimentale, lamore per i testi
classici (consultati in eleganti volumi), il desiderio di conquista dun
linguaggio artistico capace di rappresentare la gloria della monarchia francese.
Nel saggio di apertura, Mathieu Deldicque delinea il profilo di
Georges dAmbroise e i suoi rapporti con la famiglia reale di Francia. Su
interessamento di Luigi dOrléans nel 1493 il presule ottenne la carica di
arcivescovo di Rouen e giocò un ruolo chiave come consigliere di Carlo VIII e di
Luigi XII durante le campagne dItalia. Insignito del galero da papa Alessandro
VI, dal 1501 fu legato pontificio per la Francia e Avignone, e condivise con il
suo sovrano lossessione per la penisola. Se Luigi XII desiderava mettere le
mani sul ducato di Milano, egli bramava Roma e il soglio di Pietro, negatogli
dai conclavi del 1503 che elessero Pio III e Giulio II.
Una carriera esaltante, quella di
questo cadetto, discendente di una famiglia che, come illustrano Maxence Hermant e
Florence Calame-Levert, aveva fatto
la sua fortuna dopo la guerra dei Centanni e aveva preso il possesso dei più
importanti benefici ecclesiastici dellarea normanna.
È in tale territorio, il cui cuore
fu la residenza di Gaillon, che il gusto del porporato innamorato dellItalia
ebbe modo di esprimersi in una serie di committenze che permisero il fiorire di
una Renaissance en Normandie. Le
indagini di Thibaut Noyelle si
concentrano sulla creazione di una sintassi architettonica capace di coniugare il
gusto classicheggiante dei decori di Pace Gaggini, Antonio Giusti, Riccardo da
Carpi, nonché i deliziosi giardini allitaliana di Pacello da Mercogliano, con
lesuberanza dello stile flamboyant
delle residenze di Gaillon, Vigny, Meillant e Chaumont-sur-Loire. Alcune
fontane ordinate agli scultori Della Porta e Gagini furono installate a Rouen e
Gaillon dove operarono i toscani Girolamo Pacerotti e i fratelli Antonio,
Andrea e Giovanni Giusti, il cui apporto al rinnovamento della cultura plastica
dOltralpe è analizzato nelle pagine di Sophie
Caron.
Di Andrea Solario si occupa Vincent Delieuvin. La presenza del
pittore milanese a Gaillon (1507-1509) per dipingere la cappella del castello
anticipa il soggiorno di Leonardo alla corte di Francesco I, ponendosi come
primo caso desportazione della pittura rinascimentale italiana in Francia. Circa
linfluenza esercitata dalla collezione di tele del dAmboise sulla coeva
produzione pittorica francese si concentra Caroline
Vrand.
L“opera darte” cui il cardinale
teneva di più fu la sua straordinaria biblioteca, le cui vicende sono
documentate dagli inventari redatti nel 1503, nel 1508 e nel 1550, pubblicati in
appendice da Marie-Pierre Laffitte insieme
ai registri di spese per i manoscritti del prelato editi da Hermant.
La parte più corposa di questa
raccolta fu acquisita in vista della visita di Luigi XII e di Anna di Bretagna
a Gaillon nel 1508, al fine di stupire il sovrano che tra i propri bottini di
guerra poteva vantare la biblioteca Visconti-Sforza e che da Carlo VIII aveva
ereditato buona parte di quella dei re aragonesi. Come annotò nel 1517 Antonio
de Beatis accompagnando al castello il cardinale Luigi dAragona, sugli
scaffali di Gaillon si potevano ammirare invece i centotrentotto libri un tempo
appartenuti a Ferdinando I di Napoli, ceduti nel 1502 dalla moglie Isabella del
Balzo al porporato. Di essi Gennaro
Toscano segue minutamente le vicende, che si alternano a quelle dei codici (studiati
da Emanuele Cutinelli Rendina) offerti
dalla Signoria di Firenze in cerca di alleanze filofrancesi al potente
consigliere dei re.
Notevole laccuratezza delle
schede redatte per ciascuno dei volumi esposti, ricche tanto di dati
bibliologici quanto dosservazioni critiche sullo stile delle miniature e sulle
loro questioni attributive, oltre che di riferimenti bibliografici aggiornati.
Tale abbondante messe dinformazioni, insieme al lavoro di edizione della
documentazione esistente sulla storia della raccolta libraria, illustra al
lettore le modalità di costruzione della collezione di Georges dAmboise quale strumento
di promozione della propria immagine pubblica, mettendone in risalto il ruolo
di mediatore tra il fervore rinascimentale italiano e la cultura figurativa
dOltralpe.
di Claudio Passera
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