Il
volume si compone di dodici saggi, affidati a specialisti di differenti
discipline: in parte presentati nel corso della conferenza Re-creating Renaissance and Baroque Spectacle: The Hispanic Habsburg Dynasty
in Context (University of Edinburgh, 6-7 luglio 2010), in parte
commissionati in vista della pubblicazione.
Questi
contributi, delevato profilo scientifico, incentrati su particolari episodi
della storia dello spettacolo barocco, costituiscono un passo importante verso
lobiettivo cui mira il gruppo di ricerca Re-creating
Early Modern Festivals presieduto da Laura
Fernández–González: la messa a punto di un metodo interdisciplinare per uno
studio del linguaggio festivo e cerimoniale orchestrato per i sovrani di Spagna
dal regno di Filippo II (1543-1598)
a quello di Carlo II (1665-1700). Il
confronto tra ambiti disciplinari diversi (storia dellarte, storia del teatro,
musicologia) ha consentito la ricostruzione e linterpretazione delle feste
asburgiche sui versanti della organizzazione, della
cultura materiale e della fruizione.
Il
lavoro abbraccia il vasto territorio e le diverse culture del regno asburgico:
la capitale Madrid, i territori portoghesi, i domini italiani della Lombardia e
del viceregno di Napoli, nonché le colonie dellAmerica latina.
La
partizione del volume in quattro sezioni è efficace. Si prende le mosse dalla
cultura visuale della corte degli Austrias, e in particolare dallimpiego di
arazzi come veicoli di comunicazione dei successi militari di quella dinastia. Fernando Checa Cremades ricostruisce le
ragioni della committenza e le finalità propagandistiche dei cicli La conquista di Asilah e Tangiers da parte
di Alfonso V di Portogallo (1475) e La
conquista di Tunisi (1546-1553); Miguel
A. Zalama Rodríguez considera alcuni casi di riuso di questi manufatti in
contesti cerimoniali successivi e differenti rispetto a quelli per i quali
furono intessuti, offrendo al contempo uno spaccato del gusto decorativo della
residenza dellAlcázar.
La
seconda sezione analizza le entrate, i soggiorni e i trionfi regi nel dominio
asburgico.
David Sánchez Cano si sofferma sulla
creazione di uno spazio cerimoniale nel tessuto urbano di Madrid
successivamente allelezione della città a capitale da parte di Filippo II nel
1561. Laura Fernández-González presenta invece i risultati di una sua ampia
ricerca sullingresso del medesimo sovrano a Lisbona nel 1581.
Il
passaggio in Italia di Margherita
dAustria è studiato da Maria Ines
Aliverti che raccoglie unampia documentazione a stampa e manoscritta per
darne conto della mancata entrée a
Cremona nel 1598. Franca Varallo
propone un panorama più generale delle
accoglienze tributate alla principessa dalle città lombarde nel corso del suo
viaggio verso Ferrara, ove sarebbe divenuta sposa di Filippo III di Spagna.
Una
ritualità delle assenze è invece quella descritta da Víctor Mínguez Cornelles. Si parla del ricco sistema di esposizioni
di ritratti regi e stendardi connesso alle cerimonie di presa di potere dei
viceré inviati nel Nuovo Mondo. Un sistema progettato per supplire alla assenza
dei re di Spagna che, è noto, nelle loro colonie dAmerica non misero mai
piede.
Nella
terza parte (Religione ed impero) si
leggono le ricerche di Alejandra B.
Osorio sui rituali di passaggio in uso nel Seicento a Lima e a Città del
Messico per esprimere il cordoglio per la morte del monarca e le felicitazioni
per il nuovo re incoronato; di Juan Luis
González García
sullassociazione del culto di alcuni santi ai cattolicissimi sovrani di
Spagna; e di Sabrina de Cavi sugli
apparati commissionati dal viceré Juan
Francisco Pacheco, quarto duca di Uceda, allarchitetto e camilliano Giacomo Amato per le feste palermitane
del Corpus Christi tra il 1687 e il 1696.
Chiude
il volume una ricognizione della musica spagnola in Italia negli anni della
sovranità asburgica. Noel ORegan si
concentra sul ruolo di mediazione tra cultura musicale liturgica spagnola e
romana giocato nella città dei papi dalle confraternite della Resurrezione e
del SS. Crocifisso; mentre Ida Mauro
esplora le ricadute delle armonie spagnole sullo stile dei compositori della
corte dei viceré di Napoli nel Seicento.
A rendere più gradita la lettura del volume
concorrono sia la pubblicazione di documenti iconografici, indispensabili per
una ipotesi di ricostruzione dei percorsi trionfali, sia la scelta editoriale
di pubblicare in inglese i saggi. Si colma così una “lacuna”: fino a oggi le
pubblicazioni sulle feste degli Austrias erano
quasi esclusivamente in lingua spagnola. Tuttavia unedizione bilingue sarebbe
stata di maggior senso e di maggior pregio.
Claudio Passera
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