Il
ribattezzato Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio
Cini festeggia la sua decennale attività celebrando, a centotrenta anni dalla
nascita, Lyda Borelli (1887-1959). La
riscoperta di preziosi materiali finora nascosti nel seminterrato dellabitazione
degli eredi Alliata, uniti alle raccolte fotografiche di importanti archivi
romani, hanno consentito di far luce sulla carriera teatrale di una diva troppo
a lungo dimenticata, vittima dei pregiudizi che ancora agli inizi del “secolo
breve” gravavano sul mestiere dellattrice. Fino
ad oggi apprezzata prevalentemente come star del cinema muto, la Borelli emerge
quale fascinosa interprete delle scene teatrali italiane e internazionali grazie
a questo raffinato volume, curato da Maria
Ida Biggi e Marianna Zannoni (editore
Alinari), che insieme a una mostra monografica (a Palazzo Cini, a partire dal
primo settembre) restituisce a tuttotondo la vicenda umana e artistica di una professionista
dalla grande personalità in anticipo sui tempi.
Lyda Borelli in Salomè durante una tournée nel Sudamerica, 1909-1910 Collezione privata Nel
saggio di apertura Biggi storicizza “Lyda Borelli attrice di teatro” nel
contesto performativo italiano del primo ventennio del Novecento, in bilico tra
eredità ottocentesca e nuove forme drammaturgiche e interpretative. Figlia
darte sia da parte di padre che di madre, la Borelli esordisce quattordicenne nel
1901 nella Drammatica Compagnia Italiana diretta da Francesco Pasta, interpretando via via ruoli sempre più
impegnativi. Tre anni più tardi, entrata in unaltra formazione,
quella di Virgilio Talli, Irma Gramatica e Oreste Calabresi, veste i panni di Favetta nella Figlia di Iorio messa in scena al Teatro
Lirico di Milano, ricevendo gli applausi di pubblico e critica. Fatale è
lincontro, nello stesso periodo, con Eleonora
Duse, al fianco della quale recita al Politeama Nazionale di Firenze nella Fernanda di Victorien Sardou (1905). La sua carriera prosegue inarrestabile recita
dopo recita: dal fortunato triennio come prima attrice (poi socia e capocomica)
della compagnia di Ruggeri e Paradossi (1909-1912) alle contemporanee
tournées in Sudamerica e in Spagna;
dallingresso nel luccicante mondo del cinematografo (con Ma lamor mio non muore! di Mario
Caserini, 1913) alla militanza nella nuova Compagnia Drammatica FERT
diretta da Ermete Novelli (1915); fino
al ritiro dalle scene al termine della Grande Guerra in seguito al matrimonio
con Vittorio Cini.
Lyda Borelli fotografata da Varischi e Artico, 1910 Collezione privata
A
questa puntuale ricostruzione, integrata con i giudizi dei critici (spesso
riportati integralmente) e corredata da ricchi materiali fotografici,
locandine, estratti e copertine di riviste, lettere, caricature, segue un
approfondimento del rapporto della diva con la fotografia. Qui Marianna Zannoni
indaga non solo lattrice, ma la donna, sul filo di una costante dialettica tra
immagine pubblica e privata. Lanalisi del “pantheon” ritrattistico borelliano rivela
unautoconsapevolezza da “primadonna” dentro e fuori il palcoscenico. Nella
stampa periodica le istantanee delle interpretazioni teatrali spesso si accompagnano
agli scatti “rubati” alla sfera famigliare; il progetto auto-promozionale dellattrice
passa tanto attraverso i suoi ritratti “teatrali” (celebri quelli nei panni
della Salomè wildiana a firma di Mario
Nunes Vais), quanto per mezzo delle campagne fotografiche “di costume”
legate alla passione per la moda (si fa promotrice della jupe-culotte) o per la velocità (viene immortalata prima in
automobile, poi su un velivolo in compagnia dellaviatore Romolo Manissero).
Lyda Borelli con Manissero all'Ippodromo Flaminio di Rimini, 1911 SIAE - Biblioteca e Raccolta teatrale del Burcardo Maria Dolores
Cassano
sonda il rapporto con le arti, in particolare con la letteratura. La Borelli si
conferma colta e raffinata: si pensi alle accurate scelte
drammaturgiche e alla verve
interpretativa; alla conoscenza del vecchio Giuseppe Giacosa; ai rapporti con Matilde Serao, Guido Gozzano,
Roberto Bracco, con lo stesso
DAnnunzio; alla partecipazione a eventi di forte impegno sociale e culturale
(come il Congresso femminile romano del 1908); alla deliberata incarnazione di
un modello di donna rispondente alle nuove tendenze delle avanguardie
artistiche. Il
ricco corredo iconografico dei saggi è impreziosito da una eccellente galleria
fotografica che raccoglie centoventidue istantanee e due dipinti provenienti dallarchivio
Nunes Vais dellIstituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma,
dalla Biblioteca e Raccolta teatrale del Burcardo, dal Museo teatrale alla Scala
di Milano e dalla privata collezione Alliata. Concludono
il volume Apparati, il Quadro delle compagnie (pp. 196-197), il
Repertorio (pp. 198-203), la Filmografia (pp. 204-205) e lIndice dei nomi.
di Gianluca Stefani
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