Il rilancio di Carlo Goldoni come autore multiforme,
dedito alla scrittura per il teatro comico come per quello musicale sia serio
che buffo, è uno dei principali obiettivi dellEdizione nazionale delle opere
del drammaturgo veneziano per Marsilio. Il rapporto di Goldoni con la scena
musicale non si limita alla convenienza economica, spesso da lui stesso ammessa.
Ha un valore letterario importante e fu senzaltro centrale per laffermazione
e la diffusione dellopera comica a Venezia.
Il primo volume dei Drammi comici per musica edito da
Marsilio usciva nel 2007, a
cura di Silvia Urbani, corredato da
una bella e approfondita introduzione di Giovanni
Polin. Conteneva dieci libretti approntati tra il 1748 e il 1751, dalla Scuola moderna a La mascherata, per la stesura dei quali un peso determinante aveva
avuto il lungimirante impresario del teatro San Moisè Angelo Mingotti. Nel 2011 un secondo e altrettanto corposo volume
raccoglieva sette drammi (tra i quali Il
conte Caramella e I portentosi
effetti della madre natura) scritti dal 1751 al 1753, commentati da Anna Vencato e introdotti da uno studio
di Marco Bizzarini. Questo terzo tomo, curato minuziosamente da Urbani e con
introduzione di Lucio Tufano, registra
sei testi scritti nel biennio 1754-1755.
Il primo, De gustibus non est disputandum, fu composto per il teatro di San
Cassiano, dove debuttò il 27 dicembre 1753 con le musiche di Giuseppe Scarlatti. Segue il celebre Filosofo di campagna che, recitato a
Venezia la prima volta nel teatro di San Samuele nellottobre 1754 con musiche
di Baldassarre Galuppi, vide
protagonisti Francesco Carattoli e Francesco Baglioni, freschi scritturati
di casa Grimani e importanti
ispiratori e committenti per il Goldoni librettista, oltre che generosi
esportatori della sua opera al di fuori della Serenissima. Del libretto esiste
una riedizione per le rappresentazioni dellautunno 1756, significativamente
revisionata – con tutta probabilità dallo stesso autore – in seguito a
importanti avvicendamenti tra gli interpreti. La circostanza, di per sé non
insolita vista la grande circolazione dei libretti buffi, mette in luce la cura
editoriale e spettacolare dedicata da Goldoni alle proprie composizioni,
principalmente in occasione di ristampe e riprese veneziane.
A Bologna nel 1752 Goldoni aveva
confezionato per gli stessi Baglioni e Carattoli Lo speziale (cfr. Lautore a
chi legge, p. 313). Il dramma fu rappresentato la prima volta sulle tavole
del San Samuele nel carnevale 1755, con musiche di Vincenzo Pallavicini per il primo atto e di Domenico Fischietti per il secondo e il terzo. Qui, pur dando al
dramma unimpostazione del tutto nuova, per il personaggio di Sempronio il
drammaturgo recupera e rimaneggia i tratti dello speziale Agapito, protagonista
della commedia La finta ammalata (1750).La gastalda (con sostanziali correzioni diventata poi La castalda per ledizione fiorentina a
cura di Paperini, 1754-1755) è tratta invece la trama del Povero superbo, presentato al pubblico da Baglioni-Carattoli nellinverno
1754, con tutto ciò che un passaggio dalla prosa alla melodrammaturgia
comporta: «lintreccio diventa più
lineare; i ritratti dei personaggi hanno contorni più incisivi e minori
sfumature; il gioco verbale seleziona e preserva gli ingredienti dotati di
maggiore caratterizzazione, destinati a ricevere evidenza supplementare dal
trattamento musicale; il dialogo, anche quando direttamente ricalcato sulla
prosa, si fa succinto» (Tufano, Introduzione,
p. 59).
Nel settembre 1755, musicato da
Galuppi, debuttarono al teatro Formagliari di Bologna Le nozze. Tanto il libretto che la partitura rivelano limpegno,
peraltro costante in Goldoni, per una scrittura misurata sugli interpreti: i
soprani Maria Monari e Rosa Puccini, il basso buffo Michele Del Zanca, il cantante-attore Giuseppe Cosimi. Dalla relazione tra
lavvocato veneziano e Galuppi e ancora per le doti vocali di Del Zanca prese
vita anche lultimo testo registrato nel volume, La diavolessa, rappresentato la prima volta nellautunno 1755 nel
teatro San Samuele. Unopera in cui Tufano riconosce «le avvisaglie di una
critica – marginale, sottintesa, dissimulata – alla rigida separazione tra le
classi e ai pregiudizi che la puntellano» (pp. 79-80); critica che si riflette
nella relativizzazione dei ruoli confusi dallo scambio di persone alla base
della trama e quindi resi ambigui se non incoerenti rispetto alla consueta
tipicizzazione stilistica.
Salvo il caso più celebre del Filosofo di campagna (di cui si contano
almeno settantacinque allestimenti), i drammi goldoniani, così come gran parte
di quelli già editi nei due tomi precedenti dei Drammi comici per musica, ebbero
breve fortuna. Le Nozze non videro che sedici riprese tra
nazionali e internazionali. Del resto, lincalzante produzione di nuove
drammaturgie o la continua rielaborazione e riproposizione di operine che
avevano ottenuto in prima istanza esiti incerti non lasciavano spazio a
operazioni fallimentari, rispondendo anzi allobbligo di far dimenticare più in
fretta possibile eventuali insuccessi. La stessa fertilità creativa di Carlo
Goldoni, soprattutto negli anni di collaborazione col teatro San Samuele,
testimonia lincessante richiesta di nuovi
prodotti spettacolari.
Con questo volume, ricco e ben
curato, si aggiunge un importante tassello critico alla produzione goldoniana
specificamente musicale.
Lorenzo Galletti
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