Testo ponderoso di più di cinquecento pagine, Les comédiennes-chanteuses
à Madrid au XVIIIe siècle (1700-1767) riannoda i
fili delle biografie di oltre centosettanta attrici-cantanti attive nella
capitale spagnola durante la prima metà del diciottesimo secolo, indagando la
loro vita professionale e personale, fra città e corte.
A partire dai lavori primonovecenteschi di Emilio Cotarelo y Mori, dobbiamo
attendere anni recenti perché si riaccenda linteresse per la storia degli
attori spagnoli: il Diccionario biográfico
de actores del teatro clásico español (DICAT) diretto da Teresa Ferrer Valls (cfr. Il punto sul mondo degli attori del Siglo de Oro),
gli studi di Maria Grazia Profeti e
i più recenti saggi di Fernando Doménech Rico
e Nicolas Morales.Con un approccio interdisciplinare Caroline Bec ha scelto la prospettiva storico-sociale dellhistoire des mentalités e più che
riportarci al dato biografico individuale, considera queste professioniste
della scena un gruppo sociale omogeneo. Da una parte vengono parametrati da un
punto di vista quantitativo origine famigliare, matrimonio e numero di figli,
età media, malattie cui erano soggette; dallaltra, la formazione teatrale e
musicale e il repertorio distinto per tipologia, ruolo sociale e giudizio dei
contemporanei.
Accanto ai libretti di opere liriche che hanno fornito, pur in
modo asistematico, una preziosa fonte di informazioni, lautrice ha
messo mano a una miriade di manoscritti
provenienti dagli archivi comunali, notarili, parrocchiali e della nobiltà
madrileni. Documenti che offrono coordinate geografico-sociali e che scandiscono il percorso umano e artistico di queste donne che avevano in
comune lappartenenza a una trentina di famiglie dArte e laffiliazione alla Cofradía de Nuestra Señora de la Virgen de la Novena.
In Antico
regime lendogamia era il tratto pertinente dei mestieri del teatro,
specialmente tra i musicisti e gli attori. Le comiche erano hijas de la comedia e alcune erano
figlie naturali di attori di ascendenza nobile che a Madrid formavano
letteralmente laristocrazia teatrale della prima metà del secolo. Anche le
cantanti erano figlie di musicisti, in particolare arpisti, chitarristi,
violinisti e clavicembalisti. Frequentavano il palcoscenico a partire dai sei
anni detà. Il debutto ufficiale avveniva intorno ai diciotto, spesso
contestualmente al matrimonio in seno al medesimo gruppo socio-professionale e
talvolta alla famiglia stessa. Per lo più si sposavano, talvolta si separavano;
alcune rimanevano nubili, altre ereditavano il ruolo di capocomico della troupe dal marito defunto (autora); altre ancora prendevano il velo
in conventi di provincia più che per devozione per sfuggire la prigione. La
maggior parte sapeva suonare uno strumento a corda avendo avuto il padre o il
marito come maestro; certe erano anche danzatrici. Un quarto delle cantanti-attrici
era analfabeta e al momento della firma del contratto era un testimone che
scriveva in vece loro; la metà sapeva leggere ma non scrivere.
Nel corso
della prima metà del Settecento la nascita dellopera spagnola e lascesa del
genere della zarzuela diedero luogo a
una riorganizzazione dellassetto spettacolare iberico. Nellorganico della
compagnia la primera e segunda damas recitavano ruoli
drammatici, la tercera e la cuarta si specializzavano nei ruoli
lirici e nelle parti comiche si esibivano nel ruolo di graciosa
(di solito tercera dama). Il numero
delle attrici-cantanti aumentò regolarmente nel corso del tempo e diversi
fattori storici, culturali e artistici generarono unevoluzione della loro professione verso linterpretazione esclusiva dei drammi
in musica in spagnolo. La cantante-attrice diventò un importante
esponente della comunità teatrale e della vita sociale e culturale madrilena;
grazie a una rinnovata tecnica vocale contribuì alla nascita di forme
drammatiche nellintersezione della tradizione ispanica con influenze
straniere.
Come noto,
durante i quasi cinquantanni di regno di Filippo
V fiorì un notevole interesse per il teatro operistico in ragione anche del
fatto che le due regine furono italiane. Maria
Luisa di Savoia e poi Isabella
Farnese giocarono un ruolo cruciale nellincremento numerico e nella
protezione reale accordata alle compagnie di attori e di cantanti del belpaese nella capitale iberica. È il caso della celebre formazione
di comici dellArte detta De Los
Trufaldines, che propose il repertorio in italiano dal 1703 per un
decennio, poi fra il 1716 e il 1725.
Fu però dal
1738 e per merito del celebre Carlo
Broschi detto Farinelli che si affermò definitivamente il gusto musicale
per il canto e lopera italiana. Se il pubblico pagante preferiva voci meno
artificiose e il divismo dei castrati fu messo in discussione quando non
severamente condannato, la famiglia reale e laristocrazia abbandonarono
linteresse per i comici autoctoni. Daltra parte, la presenza di interpreti
liriche italiane a Madrid fra il 1737 e il 1759 riorientò le scelte delle
colleghe spagnole. Un confronto interessante tra le due compagini è messo in
campo dalla Bec a proposito non tanto del repertorio differente, quanto dello
stile di vita. Al contrario delle iberiche, che abitavano in città e recitavano
nei teatri pubblici, le celebri virtuose italiane, come Rosa Mancini e Teresa
Castellini, vivevano a corte senza particolari legami con la società
civile; rimanevano in Spagna quel tanto che bastava per ricoprirsi doro e di
gloria per poi far ritorno in Italia.
La presenza
femminile in scena continuava a suscitare critiche e il comportamento talvolta
scandaloso delle attrici-cantanti sollevava il problema dellindecenza. Era
ancora ben vivo lo stereotipo della commediante senza scrupoli che fingeva per
mestiere e prestava il suo corpo a passioni sconvolgenti quanto riprovevoli. Si
noti tuttavia che in Spagna costei manteneva il diritto ai sacramenti, interdetti, come è noto, alle
colleghe francesi. Anche attraverso lo sguardo dei contemporanei lattrice-cantante confermava la sua natura
ambigua e contraddittoria: deidad de
filigrana oppure oggetto di perversione erotica.
Il pubblico
adorò queste donne sia sul palco sia nella vita. Uomini di lettere dedicarono
loro versi per onorarle o per denigrarle, anche post mortem. Donne che erano muse e in qualche caso traduttrici e
creatrici di bailes, come Francisca de Castro, la più
significativa e finora misconosciuta cantante-attrice del secolo.
Michela Zaccaria
|
|