La presenza di fonti spagnole nel teatro italiano di antico
regime, a partire almeno dagli anni Venti del XVII secolo fino al pieno
Settecento, è da tempo oggetto di indagini che hanno portato alla
consapevolezza del contributo della drammaturgia iberica alla nostra tradizione
comica e musicale di area veneziana, fiorentina, milanese e napoletana. Uninfluenza
esercitata sia attraverso le riscritture di drammaturghi quali Giacinto Andrea e Jacopo Cicognini, Pietro Susini e Andrea Perrucci, sia grazie ai viaggi degli scenografi e dei comici
professionisti, in un percorso europeo di lunga durata e reciproco scambio che
favorì lesportazione delle tecniche teatrali fiorentine in Spagna. Basti
pensare alla presenza a Madrid di Cosimo Lotti e Baccio del Bianco.
Un proficuo filone di ricerca su cui hanno lavorato équipes di studiosi coordinate da Siro
Ferrone e Sara Mamone (Firenze), da Annamaria Cascetta (Milano), da Francesco Cotticelli
(Napoli) e da Maria Grazia Profeti (si ricordi la collana «Secoli doro»). Per
non dire dei database AMAtI, Archivio Multimediale degli Attori Italiani
(amati.fupress.net), diretto da Ferrone, e di DICAT, Diccionari biográfico de
actores del teatro clásico español (dicat.uv.es) diretto da Teresa Ferrer
Valls (su cui si vedano rispettivamente i saggi di Siro Ferrone, Francesca Simoncini, Teresa Megale e Teresa Ferrer Valls nei numeri 2014 e 2015 di «Drammaturgia» nuova serie). In questa ricca tradizione di studi si inserisce la
pubblicazione curata da Fausta Antonucci e Anna Tedesco, La “Comedia nueva” e le scene italiane nel Seicento.
Trame, drammaturgie, contesti a confronto, esito di un convegno che si è svolto nel gennaio 2015 presso
lUniversità di Roma Tre. Unoccasione che ha visto dialogare specialisti di
discipline diverse – storici dello spettacolo, musicologi, ispanisti,
italianisti – che si sono confrontati sul tema della circolazione in Italia
della Comedia nueva. I diciotto
contributi sono stati organizzati in cinque sezioni precedute dagli interventi
delle due curatrici che hanno fatto il punto dei risultati raggiunti e delle
lacune da colmare. Nella
prima sezione, Il teatro spagnolo in
Italia: un bilancio a tre voci (pp. 13-60), Maria Grazia Profeti, Lorenzo
Bianconi e Silvia Carandini
ripercorrono la storiografia pregressa e le prospettive di ricerca nei
rispettivi ambiti di indagine. Nella seconda, Studi di contesto (pp.
61-130), Carla Bianchi svela,
attraverso il manoscritto Quaderno di
appunti di Anton Giulio Brignole Sale, lambiguo atteggiamento dellAccademia degli
Addormentati di Genova, in bilico tra il dichiarato antispagnolismo politico e
il fascino per la cultura iberica. Roberto
Ciancarelli presenta alcune rielaborazioni drammaturgiche inedite di area
romana; mentre Francesco Cotticelli ipotizza
che la circolazione di compagnie, testi e modelli fra Napoli e la Spagna abbia
avuto importanti ricadute anche sulla commedia religiosa partenopea. Tra i
maggiori centri di diffusione della comedia
nueva vi fu Firenze, anche grazie allattività dellaristocratica Accademia
degli Infuocati indagata da Nicola
Michelassi. Una diffusione capillare che interessò anche contesti
periferici come Andria, in Puglia, dove José
María Domínguez ha rintracciato notizie di due allestimenti dellopera
ispano-romana Chi soffre speri,
entrambi promossi dai Caraffa. Dai
Contesti ai Generi (pp. 131-174). Interventi di Jean-François Lattarico riguardanti Scipione Errico e la veneziana
Accademia degli Incogniti; Franco
Vazzoler su Giuseppe Artale e Enrica
Zanin circa la mediazione spagnola nelle seicentesche riflessioni sulla
tragedia e sulla gerarchia aristotelica dei generi. Segue un approfondimento su
“Comedias” e musica (pp. 175-219) in
cui Margaret Murata analizza la presenza
di personaggi allegorici sia negli autos
sacramentales sia negli oratori italiani, mentre Louise Stein indaga la drammaturgia di Alessandro Scarlatti. Nellultima
sezione, I rifacimenti: alcuni casi.
Scenari, drammi per musica, commedie estese (pp. 221-326), viene presa in
considerazione una selezione di opere i cui procedimenti compositivi sono
esemplari per meglio comprendere i diversi modi di rapportarsi con il teatro
spagnolo da parte di drammaturghi, librettisti, comici, teorici del teatro. Molti
interrogativi restano ancora aperti, come sempre. Tuttavia il convegno ha
arricchito in modo non secondario la nostra conoscenza sui rapporti fra teatro
italiano e teatro spagnolo del Sei-Settecento.
di Lorena Vallieri
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