Il
volume raccoglie i contributi presentati al convegno internazionale di Padova sugli
oggetti di scena nel teatro greco classico. Un campo di indagine ancora oggi
poco praticato, data la resistenza di alcuni studiosi a considerare levento
teatrale greco nella sua dimensione materiale in cui gli attori compiono azioni
concrete, comunicano non solo a parole, ma anche con i gesti e oggetti.
Degna
di nota la presenza di Oliver Taplin (pp. 155-164), il quale nel 1978
con il tuttora fondamentale Greek Tragedy
in Action (Oxford University Press) inaugurò gli studi sulloggetto
teatrale in relazione alla performance.
In
questa rinnovata prospettiva storiografica si pensi al recente volume Objects as Actors. Props and the Poetics of
Performance in Greek Tragedy (The University of Chicago Press, 2016) di Melissa Mueller, qui autrice di un
contributo sulla mimesis concreta di
Dioniso nelle Baccanti di Euripide tra funzione religiosa e ruolo
performativo (pp. 57-70).
I
diversi saggi esaminano la capacità comunicativa
delloggetto scenico, sia nella tragedia sia nella commedia, in base a
competenze diverse e complementari: drammaturgia, iconografia, filologia,
storia. Oggetti di scena verosimilmente agiti dagli attori, oggetti di cui si
parla ma probabilmente non presenti in scena e oggetti di cui si può solo immaginare
una funzione “scenografica”.
Il
volume include utili schede sugli oggetti nelle tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide (stilate da Francesco
Puccio, pp. 305-392) e nelle
commedie di Aristofane (a cura di Sabina Castellaneta e Anna Lisa Maffione, pp. 447-550).
Indagini
mirate riguardano i costumi di scena nel loro valore denotativo e connotativo rispetto
ai personaggi. Alessandra Coppola esamina le calzature doro di Elena, le scarpe (arbylai) di Oreste, i calzari barbari (eumarides) del Frigio nellOreste di Euripide (pp. 115-128). Olimpia Imperio considera i numerosi
indumenti femminili citati nelle Tesmoforiazuse
su cui si innesta il meccanismo comico che deride la vanità femminile (pp.
129-154). Partendo dal mantello indossato da Filocleone nelle Vespe di Aristofane, Alexa Piqueux evidenzia il pregnante valore comunicativo degli abiti di scena in
relazione sia alla performance sia
alla condizione sociale dei personaggi (pp. 237-260).
Originale
lo studio di Anna Beltrametti che pone
lattenzione sullassenza di un costume di scena: il velo di Alcesti, mai nominato esplicitamente nel testo, né evocato con
parole o gesti dai personaggi, eppure spesso indossato dalleroina tragica negli
allestimenti contemporanei (pp. 13-34).
Oggetti
particolarmente significativi, perché in grado di condizionare il plot del dramma e proiettare lazione in
uno spazio extrascenico, sono analizzati da Caterina Barone che si
sofferma sul cofanetto delle Trachinie e sullurna dellElettra di Sofocle (pp. 35-44); mentre Monica
Baggio si occupa dei doni nuziali per la principessa Creusa intrisi di
veleno da Medea, esaminandoli anche in relazione alliconografia vascolare (pp.
165-184).
Non
mancano gli strumenti musicali considerati nella loro forza polisemica, in
particolare i crotali (kortalon) presenti
nellIpsipile di Euripide. Sabina Castellaneta ne coglie il valore
apotropaico e rituale nei confronti del piccolo Ofelte (pp. 45-56).
Prezioso
il contributo di Giulia Tozzi che considera
una specifica tipologia di “oggetti” euripidei: gli elementi architettonici. La
studiosa propone lanamnesi di alcuni passi dellOreste e dellIfigenia in
Tauride, confrontati con lo Ione,
in cui sono menzionati fregi, triglifi e cornicioni che dovevano caratterizzare
la skenè alla fine del V sec. (pp.
91-114). Il
volume, arricchito da una ricca iconografia, ricostruisce Ğun universo
composito che non può essere compreso senza un approfondito studio, oltre che
testuale e letterario, dellelemento performativo, nel cui campo di indagine
rientrano a buon diritto gli oggetti di scenağ (p. 308).
di Diana Perego
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