Questo numero speciale della rivista canadese è dedicato alle relazioni tra
teatro e sport. Nel suo ampio e ricco Editoriale, Peter
Kuling imposta piani molteplici di discussione. Le discipline
agonistiche, apparentemente basate solo sul condizionamento fisico e sulle
abilità atletiche, coinvolgono giocatori e tifosi in una vasta gamma di livelli
di significato e di impegno “teatrali”. Tutti i partecipanti allevento
sportivo, dagli atleti, agli allenatori, agli arbitri, ai commentatori fino ai
tifosi, attivano scambi tra la dimensione della esibizione e quella
dellevento, tra quella reale e quella rappresentata, impiegando diversi tipi
di strategie performative. La sezione Features è aperta da Natalie Alvarez (Being
John McEnroe) che riflette sulle modalità con cui gli sport hanno potuto
influenzare le nostre storie personali. Si pensi al “potere” che John
McEnroe, il “cattivo ragazzo” del tennis mondiale, ha esercitato sulla sua
generazione e su quelle successive. McEnroe è divenuto un personaggio iconico,
celebre anche per aver tenuto testa agli arbitri e per aver opposto resistenza
allestablishment. Riflessioni
autobiografiche sullo sport ritroviamo nel contributo di Kelsey Blair (Screen
and Roll: Transmissions of Embodied Knowledge through Canadian Womens
Basketball History). La partecipazione femminile al basket sfida lopinione convenzionale
secondo cui la maggior parte degli sport popolari sarebbe a netta predominanza
maschile, mentre donne, bambini e disabili dovrebbero essere relegati a livelli
di competizione più bassi. Christine Mazumdar (Off-Script: a Formulaic “Freedom” in
Rhytmic Gymnastics Code of Points) analizza il ruolo della valutazione
tecnica nella ginnastica ritmica. Se in altri sport agonistici, come il calcio
o lhockey, la componente del rischio e dellimprovvisazione è fondamentale per
vincere le partite, nella ginnastica ogni deviazione dalla prassi può
risolversi in un disastro. Ric Knowles (A Pedagogical Trip to the Field of Dreams) riflette sulle
implicazioni pedagogiche della “testimonianza collettiva” nelle principali
arene sportive. Come nel teatro greco del V a.C., le attuali competizioni
atletiche si configurano quali esperienze collettive nella fruizione visiva,
nella dimensione dellintrattenimento e in quella della celebrazione. Knowles
illustra come gli sport attivino determinate strategie nella relazione con lo
spettatore in modo simile a quanto avveniva nel teatro classico. James McKinnon (The Rules of [Dis]Engagement: Exploiting the
Formal Characteristics and Reception Etiquette of Team Sports in Binge
Cultures “Break Up [We Need to Talk]”) analizza le
produzioni neozelandesi di Binge Culture. Il resoconto di McKinnon è filtrato da
una sua particolare esperienza percettiva mentre cerca di osservare
simultaneamente, attraverso i social, uno spettacolo di oltre cinque ore e una
partita degli All Black Seven. Ci sono poi sport che hanno avuto, fin dalle origini, un forte legame con
il teatro. Si pensi al mondo del wrestling professionista. Wai Ting (Fake
It ᾿Til You Make It: A Conversation with the Performers of Smash Wrestling) intervista
tre wrestlers per capire come lo sviluppo del personaggio e il
ruolo dellimprovvisazione influenzino il loro approccio allo sport. Reina Green (Scott Moirs “Funny Face”: Make Belief, Camp, and Masculine Performance)
parla degli elementi intertestuali, di genere e collegati alla sessualità
analizzando il lavoro della coppia di danzatori su ghiaccio canadesi Scott
Moir e Tessa Virtue. Daniel Evans (In the Zone: Performing Fandom and Branding in Toronto Jurassic Park)
evidenzia come lesperienza dello spettatore negli spazi deputati alle
tifoserie determini la performance del mondo dei fan. Performance che può
essere utilizzata quale strumento di marketing da parte delle
squadre. Lo studioso esamina gli aspetti del brandscape dei
Raptors, nel Jurassic Park di Toronto, una piccola piazza allesterno del Air
Canada Center, divenuta luogo simbolo della celebrazione della squadra canadese
durante i playoff NBA del 2016. Conclude la sezione un contributo di Heather Fitzsimmons Frey (Deking
Out Reality: The Challenges of Staging Hockey) sulla sfida di mettere in
scena uno degli sport canadesi più iconici e ancora stereotipati, lhockey sul
ghiaccio. A seguire la rivista accoglie il testo RiderGirl di Colleen Sutton, rappresentato per la prima volta al Winnipeg Fringe e poi riproposto in
occasione delle partite e degli eventi del Canadian Football League fin dal
2012. La sezione finale (Views and Reviews), introdotta da un secondo Editoriale a
firma di J. Paul Halferty, ospita alcuni interventi (Martin
Julien, Community, viability: theatre past and present; Jacob
Zimmer, Writing for listening; Rosamund Small, Ten
things about being an artista in the near future) nati dalla tavola rotonda A
Conversation on the State of Canadian Theatre: Redux, organizzata da Martin
Julien nel 2015 presso il Centre for Drama, Theatre, and Performance Sudies
dellUniversità di Toronto (nuova edizione del precedente omonimo workshop del
1973). Chiude il fascicolo la recensione di T. Berto allo
spettacolo di Andrew Kushnir Small Axe. LIndice registra la sezione Online Feature,
con un link a una pagina web creata da Laura Neil, Visual
perfomances in contemporary sports, in cui viene offerto uno sguardo sulle
variazioni delle arti visive teatrali negli sport contemporanei.
di Fiora Scopece
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