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Hystrio, a. XXX, n. 2, aprile-giugno 2017


116 pp., euro 10,00
ISSN 1121-2691

Questo nuovo numero si apre con una Vetrina ricca di oggetti preziosi: Claudia Cannella intervista Antonio Latella, direttore artistico della quarantacinquesima edizione della Biennale di Teatro, che illustra le caratteristiche della manifestazione veneziana il cui piatto forte è la presenza di prestigiose registe europee. Percorsi interdisciplinari, attività laboratoriali, novanta eventi distribuiti nel territorio regionale a prezzi accessibili costituiscono la nuova identità culturale della decima edizione di Napoli Teatro Festival, come bene illustra Alessandro Toppi.

Si rimane nella città partenopea per dare notizia della riapertura del Teatro dei Piccoli con i suoi quattrocentocinquanta posti occupati da giovani spettatori sempre presenti agli spettacoli proposti dalla programmazione di Le Nuvole, I Teatrini e Progetto Sonoro. Nel quartiere Piscinola, racconta Giusi Zippo, funziona il Tan (Teatro Area Nord), interessante residenza multidisciplinare promossa da Libera Scena Ensemble e Interno 5. Con il contributo di Francesca Serrazanetti ci si sposta in Portogallo e si legge una mappatura dei teatri edificati a Lisbona e in altre città lusitane negli ultimi quarant’anni. Il connubio artistico tra il coreografo fiorentino Virgilio Sieni e il puparo palermitano Mimo Cuticchio ha prodotto, come spiega Zippo, un pregevole progetto triennale nel quartiere Kalsa di Palermo basato sulle pratiche del linguaggio del corpo.

È tempo di bilanci per Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani, fondatori del ventennale Festival Danae a Milano che, come dichiarano nell’intervista a Diego Vincenti, si mantiene fedele alla sua originaria dimensione underground. La ricorrenza di quarant’anni di attività di Emilia Romagna Teatro coincide con l’insediamento del nuovo direttore Claudio Longhi che presenta a Giuseppe Liotta le linee artistiche e programmatiche del suo mandato. Ultimo oggetto esposto in Vetrina è il progetto culturale Dello Scompiglio diretto da Cecilia Bartoni e calato in una amena tenuta agricola del lucchese.

Lo sguardo sulla scena internazionale di Teatromondo è indirizzato in primo luogo alla scena viennese dove primeggiano tematiche legate al rapporto tra Occidente, Islam e estremismo. Irina Wolf prende in considerazione una serie di spettacoli cruciali tra cui Disgraced di Ayad Akhtar rappresentato al Burgtheater per la regia di Tina Lanik; Die Verdammten, adattamento teatrale de La caduta degli dei di Luchino Visconti a opera di Elmar Goerden, in scena al Theater in der Wien; e, sempre da Visconti, la riduzione di Ludwig per mano di Bastian Kraft che firma la regia nella produzione dell’Akademietheater.

Si mobilita anche la scena off con la rappresentazione di Kein Stück über Syrien (Nessun dramma sulla Siria) dell’Aktionstheater ensemble per la regia di Martin Gruber ospite del teatro WerkX dove si è tenuta anche la messinscena di Psychiatrie! (Psichiatria!) del gruppo Einmaliges Gastspiel.

Giuseppe Montemagno segnala alcune produzioni sperimentali viste nei teatri parigini. Alla Comédie-Française la giovane regista brasiliana Christiane Jatahy ricava dal film Le regole del gioco di Jean Renoir (1939) uno spettacolo suggestivo e segnato dalla contaminazione dei linguaggi con abbondante ricorso a immagini filmate e alla formula del teatro nel teatro. Un mix di variegate citazioni musicali dialoga con segmenti di arte contemporanea nel tessuto narrativo di Providence, adattamento dell’omonima opera di Oliver Cadiot da parte di Ludovic Lagarde proposto al pubblico del Bouffes du Nord.

Fausto Malcovati si occupa di Pëtr Naumovič (1932-2012), figura di primo piano del teatro moscovita nonché fondatore e direttore dell’acclamato Masterskaja, teatro-laboratorio dove si sono formate generazioni di attori, registi e spettatori. Sulla passione teatrale degli israeliani riflette Pino Tierno proponendo una esaustiva rassegna dei teatri e degli artisti. Muestra Nacional de Teatro è il nome del festival più importante del Messico con i suoi dieci spettacoli allestiti nella sede di San Luis Potosi: Davide Carnevale presenta la manifestazione ricordando alcune prelibatezze artistiche tra cui Antigone di David Gaitán, il monologo Cachorro de León di Conchi León, La arquitectura del silencio di Augustin Meza

Teatromondo termina con il festival internazionale Fitich a Chiloé nell’arcipelago del Cile secondo il resoconto offerto da Nicola Pianzola.

È dedicato alla nuova scena romena, che si è animata dopo il crollo del regime comunista, il Dossier a cura di Irina Wolf in collaborazione con Aict.Ro (Associazione Internazionale dei Critici Teatrali – Romania). L’intervista di Danila Şilindean al poeta e drammaturgo Matei Vişniec, dissidente espatriato in Francia ai tempi del regime di Ceauşescu, focalizza l’attenzione sui grandi cambiamenti del teatro romeno. La libertà di espressione ha prodotto la crescita di festival e spazi alternativi che hanno affiancato i cinquantasette teatri di Stato. Questa situazione è approfondita da Oltiţa Cîntec attenta a inquadrare la realtà, in bilico tra inerzia e tensione verso il cambiamento. Cristina Modreanu presenta un breve profilo artistico dei registi post regime quali Mihai Măniuţiu, Alexander Tocilescu, Tompa Gàbor, Alexander Hausvater e Silviu Purcărete e segnala gli esponenti della nuova generazione. Tra essi emerge il talento di Gianina Cărbunariu. La stessa regista e scrittrice è ricordata anche da Irina Wolf come componente del gruppo dramAcum attivo dal 2002 al quale appartengono anche Nicoleta Esinencu e Ioana Păun.

Tematiche di carattere civile e sociale, in particolare la denuncia della drammatica esperienza comunista, informano di sé la drammaturgia contemporanea. Ne parlano Daniela Şilindean, Matei Vişniec (Come spiegare il comunismo ai malati di mente) e Alina Nelega (L’effetto Genovese).

Dalle parole di Ion Caramitru, direttore generale del Teatro Nazionale di Bucarest, emergono il percorso e gli obiettivi culturali in un certo senso paradigmatici e sintetizzabili nella formula “Teatro Nuovo – nuovo pubblico”, come detto da Oltiţa Cîntec.

La riforma necessaria consiste nella trasformazione dei Teatri Nazionali in organismi al servizio della comunità: è quanto sostiene Constantin Chiriac direttore del Teatro Nazionale di Sibiu. La fondazione della rete IndipendNET, racconta Oana Cristea-Grigorescu, coordina e promuove i festival e le compagnie indipendenti, incrementate nell’ultimo decennio e portatrici di linguaggi sperimentali. L’importanza dei festival nella cultura dello spettacolo romeno e la loro diversità nelle proposte culturali è dimostrata dalle numerose manifestazioni indicate da Irina Wolf che ricorda tra le tante il Festival Internazionale di Bucarest, il Festival Nazionale del Teatro per i Giovani Ideo Ideas di Alexandria. Grazie al riconoscimento statale del 2005 anche la danza contemporanea vive un notevole impulso divulgativo e creativo. Al riguardo Oana Stoica ricorda l’attività di Alexandra Pirici.

Teatro di prosa e teatro musicale sono i generi coltivati dalla minoranza etnica ungherese presente in Romania. Cristina Rusiecki illustra le principali esperienze di tradizione e di avanguardia. Il cambiamento di rotta dopo l’era Ceauşescu è evidente anche nel mercato del lavoro in grado di impiegare annualmente circa duecento attori e venticinque registi, nonché di occupare studiosi e laureati nelle discipline teatrali. Sono questi i dati offerti dall’intervento di Anca Măniuţiu. Nella multietnica Repubblica di Moldovia domina una situazione di incertezza e di confusione dell’identità anche nelle produzioni teatrali e nei connessi indirizzi espressivi, come dimostra Larisa Turea che propone un’aggiornata rassegna degli artisti più significativi. Infine, Laura Bevione parla del rapporto del teatro romeno con l’Italia e individua in Vişniec l’autore più rappresentato nel nostro paese, come dimostra la recente messinscena di Troppi (ormai) su questa vecchia chiatta per la regia di Beppe Rosso (produzione Actiteatri indipendenti di Torino).

Sono dedicate a Carrozzeria Orfeo le pagine intitolate I protagonisti della giovane scena/50 di Nati ieri. Il gruppo fondato da Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti e Luisa Supino debutta nel 2007 con Nuvole Barocche e prosegue l’attività con spettacoli di successo come Sul confine (2009) e il gettonato e pluripremiato Thanks for Vaselina. Nell’articolo di Roberto Canziani la ricostruzione del percorso artistico della compagnia è arricchita da importanti testimonianze offerta dai suoi componenti.

Mario Bianchi si occupa di Teatro Ragazzi e nello specifico approfondisce importanti rassegne organizzate in Puglia, Calabria e Sardegna.

La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali.

Il testo pubblicato in questo numero di «Hystrio» è Essere bugiardo di Carlo Guasconi, Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”, undicesima edizione.

Nella Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo.

Le tante informazioni de La società teatrale sono offerte da Roberto Rizzente.


di Massimo Bertoldi


La Copertina

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