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Hystrio, a. XXX, n. 1, gennaio-marzo 2017


120 pp., euro 10,00
ISSN 1121-2691

Il nuovo numero di «Hystrio» si apre con un omaggio Speciale a Dario Fo firmato da Simone Soriani, che ripercorre la luminosa carriera del maestro soffermandosi sui meccanismi della sua scrittura drammaturgica e sulla spinta innovativa prodotta nel teatro italiano.

La Vetrina della rivista milanese espone oggetti di indiscusso valore: Laura Bevione analizza il Decreto Ministeriale del 2014 che riconosce le residenze teatrali come «uno spazio-luogo di creazione artistica e di programmazione culturale del territorio» (p. 8). Si prosegue con il napoletano Davide Iodice, artista legato alla lezione di Leo de Berardinis capace di sviluppare un linguaggio performativo in cui si incontrano la danza e la cultura underground, il teatro di parola e la tradizione partenopea, come spiega con adeguate competenze Alessandro Toppi.

Protagonista della serie Giovani mattatori è Monica Piseddu, recente vincitrice dei prestigiosi premi Ubu e Hystrio e maturata artisticamente attraverso il sostegno di Arturo Cirillo, Danio Manfredini, Massimo Civica e Antonio Latella, lungo un percorso puntellato da spettacoli importanti ben evidenziati dall’intervento di Fausto Malcovati.

Con il Festival d’Automne ha inizio il viaggio di Teatromondo. Dalla cronaca di Giuseppe Montemagno emergono i tratti cosmopoliti e la promozione della drammaturgia contemporanea. Tanti sono gli spettacoli presenti nella rassegna parigina curata da Emmanuel Demarcy-Moto. Spiccano i nomi di Rodolphe Congé, Claude Régy, la compagnia di Richard Maxwell, Ariane Mnouchkine con Une chambre en ende, Krystian Lupa con la splendida trilogia ispirata a Thomas Bernhard.

Paure e allarmismi europei verso un’ipotetica “invasione” di rifugiati è l’argomento condiviso da non pochi spettacoli viennesi. Irina Wolf ne ricorda alcuni: Niemands Land di Yael Ronen al Volkstheater, Eiswind di Árpád Schilling al Burgtheater e Empire di Milo Rau.

Il contributo di Franco Ungaro sposta l’attenzione alla cinquantaseiesima edizione del Festival Mess di Sarajevo dove aleggia ancora il cupo ricordo dell’assedio subito nel 1992-1993 alimentando spettacoli legati alla guerra come While I Was Waiting della compagnia siriana di Mohammad Al Attar e Three Winters di Tena Stivicic. Il tema bellico non muta di molto al Belgrade International Theatre Festival: Compassion. The History of the Machine Gun di Milo Rau ne è un significativo esempio.

Laura Caretti ci trasferisce nella romena Clui per raccontare l’omonimo festival caratterizzato dalla riflessione sul rapporto tra testo e messinscena grazie alle relazioni, tra i tanti nomi illustri, di Rodrigo Garcìa, Robert Cohen, Tadeusz Slobodzianek. Il viaggio di Teatro mondo termina in Burkina Faso, precisamente a Ouagadougou dove, ci racconta Marilena Crosato, si è svolta la triennale di danza con la partecipazione di artisti provenienti anche da Tunisia, Camerun, Senegal e Mozambico.

Compete a Davide Carnevali e Manuela Cherubini la cura del Dossier sulla nuova scena argentina. La stessa Cherubini intervista Rafael Spregelburd, uno dei drammaturghi argentini contemporanei di punta, che parla della situazione piuttosto negativa e travagliata del teatro soprattutto indipendente in quanto falcidiato dalla crisi economica. Il contributo di Carnevali dimostra come i momenti storici cruciali – la dittatura, il ritorno della democrazia nel 1983 e la destabilizzazione del 2001 – abbiano fortemente inciso nella vita creativa dello spettacolo argentino. In che maniera si formano i teatranti seguendo percorsi alternativi alle Accademie (come la Scuola Metropolitana di Arte Drammatica e l’Università Nazionale delle Arti) costituisce il campo di indagine ancora di Carnevali. Oltre alla frequentazione di workshops e corsi, incide il lavoro quasi artigianale svolto a fianco di “maestri” secondo le esperienze vissute da Ricardo Bartis, Daniel Veronese, Alejandro Tantanian e Maurizio Kartun.

A indicare lo stato di crescita e creatività della drammaturgia contemporanea concorrono tre personaggi di spessore internazionale, come detto da Manuela Cherubini. Si tratta di Spregelburd, autore del leggendario Eptalogia di Hieronymus Bosch (2010) in cui «il linguaggio è creatore di mondi altri» (p. 39); Javier Daulte artista trasversale e molto attivo nelle sale indipendenti; Mariano Pensotti ideatore di spettacoli contaminati dalle arti visive e dai linguaggi cinematografici. Punto di forza della scena argentina è l’attore, regista e drammaturgo Claudio Tolcachir, che dal 2001 gestisce il teatro indipendente Timbre 4, come racconta lo stesso in un’intervista rilasciata alla stessa Cherubini in cui si sofferma sul suo metodo di lavoro e sulle sue principali produzioni. Funziona molto bene la Scuola dello Spettatore fondata da Jorge Dubatti a Buenos Aires nel 2001, alla quale partecipa settimanalmente un folto pubblico interessato alla programmazione delle tante compagnie attive in città. Lo stesso Dubatti in una conversazione con Davide Carnevali spiega il successo dell’iniziativa e la sua funzione divulgativa della cultura dello spettacolo. Ancora Carnevali ci fa conosce altri importanti protagonisti che impreziosiscono con le loro ricerche il panorama contemporaneo, quali Santiago Loza, Romina Paula e Ariel Farace. Altro personaggio di rilievo è Matìas Feldman, che con la sua Compañía Buenos Aires Escénica è impegnato dal 2009 in un progetto di ricerca di un nuovo rapporto con il pubblico.

Teatrante poliedrico e assai originale, Federico León offre alla rivista milanese un prezioso intervento in cui avanza interessanti riflessioni sul lavoro dell’attore. Con il contributo di Gabriel Guz si alza il sipario sul teatro indipendente attivo nella capitale argentina. Fondato faticosamente negli anni Trenta, poi maturato ed esploso nel periodo 1960-1980, oggi vive una condizione di crisi profonda attestata dall’inagibilità di molte sale storiche cui mancano gli indispensabili sussidi governativi.

L’enigmatico Rodrigo García è oggetto di analisi da parte di Roberto Canziani che discute la questione che da sempre lo accompagna: si tratta di un «sadico provocatore» oppure di un «fustigatore dell’Occidente ipocrita» (p. 51) che si esprime attraverso la metafora del cibo e dell’alimentazione? Diego Vincenti ricorda la fuga di molti artisti argentini dalle dittature militari a partire dagli anni Cinquanta, da Copi a Alfred Arias, Victor García, César Brie, per non dimenticare tra i tanti Daniel Veronese e Spregelburd. La loro meta è l’Europa e anche l’Italia, come spiega Damiano Pignedoli che sottolinea il successo di pubblico e di critica nonché la considerazione del loro repertorio da parte di importanti registi (Missiroli, Corsini, Gallione, Barberio Corsetti).

Nella rubrica Teatro ragazzi Mario Bianchi relaziona sulle novità emerse nell’ambito dei festival autunnali quali Y Generation organizzato dal Centro S. Chiara di Trento, Festival Segni d’Infanzia di Mantova, TeatrOltre di Lamezia Terme e Arrivano dal mare! di Gambettola con sede anche in altre località della Romagna.

La consueta e corposa sezione delle Critiche ordina le tante recensioni degli spettacoli secondo criteri regionali.

Il testo pubblicato in questo numero è Fratelli di Pier Lorenzo Pisano, Premio Hystrio-Scritture di Scena 2016. 

Nella Biblioteca Ilaria Angelone e Albarosa Camaldo raccolgono le schede relative alle novità editoriali italiane legate alla cultura dello spettacolo. 

Le tante informazioni de La società teatrale sono offerte da Roberto Rizzente



di Massimo Bertoldi


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