NellIntroduzione allAnnale 2016 (pp. 7-26) Mirella Schino presenta il nuovo numero
della rivista riflettendo sulle labili tracce documentarie da cui traggono
linfa gli studi teatrali, quei Segreti di carta eletti a fil rouge delleterogeneo, ricco menù del volume. Completano leditoriale una serie di
recensioni di libri, notizie e informazioni dattualità sul teatro e dintorni.
In
apertura Georges Banu documenta in
forma dialogica lo storico incontro avvenuto l8 marzo 2016 alla Cartoucherie
de Vincennes di Parigi tra Ariane Mnouchkine, direttrice del Théatre du Soleil,
e il fondatore dellOdin Teatret Eugenio Barba.
Segue
un dossier (pp. 49-150) a cura di Samantha
Marenzi sul Butoh-fu, curioso sistema di annotazioni usato dal coreografo
giapponese Tatsumi Hijikata. Le affascinanti pagine del taccuino provenienti dallarchivio
del creatore della danza Butoh sono al centro di sei contributi in lingua
inglese, introdotti da Marenzi, a firma di Akira
Kasai, Bruce Baird, Takashi Morishita, Stephen Barber, Katja
Centonze, Maria Pia dOrazi.
Agli enigmatici «segreti di carta» (p. 7) di Hijikata è dedicata anche la
copertina, che riproduce un collage di frammenti di quadri di Klimt, frecce e appunti
sparsi.
Raimondo Guarino riflette sul
rapporto tra drammaturgia e poesia orale e sullidentità dellautore drammatico
nel teatro elisabettiano attraverso il caso di Shakespeare collaboratore e
co-autore delle sue pièce. Di Mejerchold si occupa Franco Ruffini, che ripercorre le origini della biomeccanica mettendone
a fuoco alcuni nodi problematici, come il rapporto tra marionetta e attore e i
concetti di “movimento espressivo” e di “taylorismo”. Il regista Beppe Chierichetti immagina di scrivere una lettera allo scomparso
collega Renzo Vescovi dove ripercorre i destini del Terzo Teatro nellultimo
decennio.
Ancora
lOdin Teatret è al centro di tre contributi occasionati dalla nuova sessione
della International School of Theatre Anthropology tenutasi ad Albino (Bergamo)
dal 7 al 17 aprile 2016. Se Mirella
Schino traccia la storia della “scuola” barbiana a partire dalla prima
sessione tedesca del 1980, Ron Jenkins
si concentra sulla sessione di Copenaghen del 1996, che vide la partecipazione
di Dario Fo e Franca Rame con una rielaborazione di Mistero Buffo, mentre Ferdinando
Taviani racconta in prima persona la
propria esperienza a Pontedera nello stesso 1980.
Raffaella Di
Tizio
approfondisce il ruolo di Vito Pandolfi nel teatro italiano a cavallo tra la seconda guerra mondiale e il dopoguerra,
evidenziando il rapporto tra teatro e Storia nellOpera dello straccione allestita nel 1943. Luca Vonella dà conto
della laurea ad honorem conferita dallUniversità di Torino a Ludwik Flaszen,
storico collaboratore e consulente letterario di Grotowski.
Segue
un secondo dossier (pp. 283-335) dedicato agli affari del teatro con il trittico firmato rispettivamente da Marco Consolini, che si occupa del
teatro italiano degli anni Trenta del secolo scorso attraverso lo sguardo del
quotidiano parigino «Comśdia»; Livia Cavaglieri,
che guarda alle trasformazioni
nellorganizzazione teatrale in Italia allinizio del Novecento; e Donatella Orecchia, che cura le “mappe”
relative ai due studi precedenti riportanti luna le Notizie della vita teatrale italiana di cui rende conto il giornale
francese «Comśdia»,
laltra i Luoghi dellimprenditoria
teatrale italiana.
Se
Marco DArezzo affronta il capitolo
del teatro simbolista concentrandosi sulle prime opere teatrali di Paul Claudel
(1890-1912), Stefano Geraci fa il
punto sul fondo archivistico donato nella primavera del 2016 dallattrice del
Living Theatre Cathy Marchand alla biblioteca dellUniversità di Roma Tre.
Chiude il fascicolo un
terzo dossier intitolato a Luca Ronconi, con il memoriale dellamico e collega Stefano Massini, lapprofondimento di Doriana Legge sul suo ultimo
allestimento Lehman Trilogy (2015) e
unantologia di scritti e testimonianze sui suoi spettacoli firmati da Franco
Quadri, Ferdinando Taviani, Angelo Maria Ripellino, Cesare Garboli e Roberto De
Monticelli.
di Gianluca Stefani
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