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Theaterheute, Nr. 6, Juni 2016


72 pp., euro 14,00
ISSN 0040 5507

Apre questo numero della rivista berlinese un interessante Report, in cui si discute la presenza di valori democratici nel teatro tedesco in relazione all’integrazione culturale di attori extracomunitari. A titolo dimostrativo si chiamano in causa spettacoli come Das zweischneidige Schwert di Bernhard Stengele e Petra Paschìnger in scena al Theater Altenburg-Gera con la presenza di attori del Burkina Fasu, oppure l’allestimento di Die Räuber di Schiller allo Stadttheater di Rudolstadt e di Taxi Driver, dall’omonimo film di Martin Scorsese rappresentato al Theaterhaus di Jena.

La consueta sezione Aufführungen, lo spazio occupato dalle recensioni delle produzioni più importanti dell’area tedesca, presenta pregevoli novità artistiche. Si inizia dai Kammerspiele di Monaco, dove Nicolas Stemann firma la regia di Wut di Elfriede Jelinek, il quale ha concesso l’esclusiva della pubblicazione di questo testo nelle pagine di Das Stück. In questo lavoro si parla di massacri e violenze degli europei in Africa. La messinscena, sostenuta da musica e video, ha impegnato Claudia Lehmann, Julia Riedler, Annette Paulmann e Daniel Lommatzsch. 

Il Residenztheater ha ospitato l’allestimento di Die Abenteuer des guten Soldaten Švejk im Weltkrieg, riduzione teatrale dell’omonimo romanzo di Jaroslav Hašek da parte di Frank Castorf, che adotta un linguaggio registico cupo e pungente, e distribuisce i ruoli principali a Bibiana Beglau, Arthur Klemt, Aurel Manthei. Emergono le due produzioni dello Schauspiel di Francoforte. Nella prima Andreas Kriegenburg attinge dal repertorio shakespeariano Sturm e inserisce nel tessuto figurativo suggestive contaminazioni giapponesi. Tra gli attori si sono distinti Sinna Weiss, Sam Michelson, Felix von Manteuffel, Franziska Junge, Michael Benthìn e Carlos Praetorius.

Il secondo spettacolo francofortese è Der alte Affe Angst, testo ricavato dall’omonima sceneggiatura di Oskar Roehler e allestito da Ersan Mondtag che ben approfondisce le tematiche legate alla prostituzione e all’aids affidandosi alle competenze attorali di Linda Pöppel, Kate Strong e Max Mayer. Assume uno spiccato carattere sperimentale Die Borderline Prozession, installazione di Kay Voges in un ambiente molto arioso di un megastore di Dortmund. Si tratta di una serie di cubi-stanze in cui si consumano con ironia e sarcasmo scene di vita domestica. In uno studio dello Schauspielhaus, Tuğsal Moğul ha allestito Der goldene Schnitt, un dialogo tra genitori e figli sulle problematiche contemporanee, interpretato con successo da Murat Seven e Jasmina Musić nel ruolo dei protagonisti.

Lo sguardo sulla scena berlinese mette in evidenza Unterwerfung di Michel Houellebecqs (produzione Deutsches Theater) per la lucida regia di Stephan Kimmig che cala la vicenda in un ambiente ospedaliero e affida a Steven Scharf e Wolfgang Pregler i ruoli principali.

Al Maxim Gorki Theater Yael Ronen propone la riduzione di Feinde – die Geschichte einer Liebe, romanzo di Isaac Singer, in cui si racconta una relazione sentimentale condizionata dal nazismo, affidata alle competenze di qualificati attori quali Aleksandar Radenković, Orit Nahmias e Çiğdem Teke.

La messinscena di Meteoriten di Marianna Salzmann, pregevole intreccio di storie multietniche, è diretta da Hakan Savaş Mican e interpretata da Thomas Wodianka, Mehmet Ateşçi, Thelma Buabeng e Mareike Beykirch.

Germans are different dell’attore e drammaturgo Matthias Matschke è una divertente e pungente commedia di forte attualità prodotta dallo Schauspiel di Lipsia e consegnata alle competenze di Marie Goyette, Tilo Krügel, Runa Pernoda Schaefer, Brian Völkner, Hubert Wild

Nel medesimo teatro Mirja Biel ha curato la regia di die hockenden di Miroslava Svolikova, e lo stesso testo è stato allestito al Burgtheater di Vienna per la regia di Alia Luque.

In Ausland si legge la recensione dell’allestimento di Phèdre(s), testo ricavato da un assemblaggio di brani tratti da Mouawad, Kane e Coetzee da parte di Krzysztof Warlikowski, con Isabelle Huppert magistrale interprete del ruolo del titolo, affiancata da Andrzej Chyra e Agata Buzek sul palcoscenico del parigino Théâtre de l'Odéon. Non meno coinvolgente è risultata la messinscena di Je suis Fassbinder di Falk Richter e Stanislav Nordey al Théâtre National de Strasbourg con Judith Henry e lo stesso Nordey applauditi protagonisti.

Il ritratto del mese (Porträt) è dedicato a Gala Othero Winter, giovane attrice dello Schauspielhaus di Amburgo (classe 1991), dove si è recentemente affermata in Peer Gynt curato da Simon Stone che vede lo sdoppiamento del ruolo del titolo in due parti femminili (l’altra compete a Angela Winkler). Tra gli altri spettacoli in cui si è distinta la Winter spiccano Die Kassette di Carl Sternheim (regia di Herbert Fritsch) e Ab Jetzt di Alan Ayckbourn.

Il FIND-Festival alla Schaubühne di Berlino apre la sezione indirizzata ai Festivals tedeschi. Filo conduttore di questo Festival Internationale Neue Dramatik è il volo nelle sue molteplici sfaccettature, da quello anelante la libertà in Siria raccontata in Trip di Anis Hamdoun e in The Last Supper dell’egiziano Ahmed El Attar a Hearing allestito dall’iraniano Amir Reza Koohestani.

Il Volkstheater di Monaco ha aperto i battenti al festival Radikal Jung con un cartellone ricco di testi dissacranti e provocatori come Flimmerskotom del trio Gregor Glogowski-Alisa Hecke-Benjamin Hoesch e Tyrannis di Ersan Mondtag. La rassegna termina con la trentatreesima edizione della manifestazione di Heidelberg, che si caratterizzata per l’apertura alle novità internazionali quali Beben di Maria Milisavljevic, Entwurf für ein Totaltheater, collage di citazioni da Kafka e Hitchcock, e Iggy Pop ben amalgamato da Anne Lepper.

In Theatergeschichte è pubblicato un interessante estratto dal libro di Hans-Thies Lehmann, Brecht lesen (Berlin, Theater der Zeit, 2016), in cui si ricostruiscono i rapporti di Brecht con la censura stalinista a proposito della messinscena di Leben des Galilei, culminati nel processo durato due anni, dal 1936 al ’38.


di Massimo Bertoldi


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