Gli scritti
dellattore e regista russo Georges
Pitoëff (Tiflis 1884-Parigi 1939), qui scelti
e presentati da Odette Aslan, vanno dal 1921 al 1939 e sono ripresi sia dalla
fonte principale, Notre Théâtre
(1949), sia da pubblicazioni sparse occasionali, nonché dallimportante tesi di laurea di Jacqueline de Jomaron (1975). Il volume
non pretende sistematicità, ma si propone come raccolta di frammenti
significativi dun pensiero in trasformazione: osservazioni, riflessioni,
dichiarazioni, legate alla pratica quotidiana, suscitate dalla «longue et
divorante passion» (p. 26) che ha caratterizzato la vita dellautore, dedicata
a «révéler des auteurs et imposer aux yeux des connaisseurs sa maîtrise dun
art élevé jusquau sacerdoce» (p. 26).
Dotato dalla giovinezza duna
personalità spiccata, una sensibilità alle arti e una disposizione
straordinaria alle lingue, Georges conduce a Parigi la sua prima vera
formazione. In patria, lavora soprattutto a San Pietroburgo, al teatro Komissarževskaja (1908), poi alla testa della propria compagnia, Notre Théâtre, fondata nel 1912. Ritorna a
Parigi e si stabilisce in Svizzera dove, fra Losanna a Ginevra, allestisce
spettacoli in russo, prima di esprimersi in francese. In quellambito è
apprezzato, ma con rapporti spesso difficili e riconoscimenti contrastati. Le
sue imprese risentono costantemente di precarietà finanziarie che lo affliggono
lungo tutta la carriera, nobile e travagliata. In Svizzera incontra personalità
dellimmigrazione russa, fra cui Igor Stravinskij
col quale partecipa alla creazione a Losanna dellHistoire du soldat (1918). Con straordinarie virtù di analisi e
sintesi, padroneggia le componenti dello spettacolo, a partire dalluso
razionale e inventivo dello spazio, con scenografie semplici e funzionali,
avendo presenti le ricerche e le ipotesi più avanzate nellilluminotecnica e
nella coreografia e confrontandosi con le teorie di Appia, di Copeau e di Jaques-Dalcroze. Fiero della tradizione
espressa dal suo paese, ne rivendica certe
priorità rispetto allesperienza francese (p. 52). Quando nel 1922 si
stabilisce a Parigi, è sposato con lattrice Ludmilla de Smanov, compagna fedele e preziosa in unavventura professionale
e coniugale deccezione.
I testi sono accostati per temi, non
secondo cronologia: così si leggono episodi e giudizi sul periodo russo, scaglionati
dal 1922 al 1936, in frammenti di dichiarazioni o di articoli: «Tous les
manifestations venant de Russie et auxquelles Paris a donné sa consécration
doivent leur existence à Stanislavski. Nous sommes ses enfants – souvent prodigues et rebelles – mais qui
ladorons toujours» (p. 30). Con «Pour moi, avant tout, il y a lacteur»
(p. 35) si apre la parte dedicata allinterprete, la cui importanza va posta al
pari di quella dellautore. Seguono sei brevissimi brani, a definire lattore
quale «une âme costumée en corps» (ibidem). Le tante osservazioni sul ruolo del metteur
en scène: «Sous dautres traits que nous voyons, la verité que nous ne
voyons pas apparaît presque palpable. […] Le metteur en scène – cet autocrate absolu […]. Le maître
absolu dans lart scénique, cest le metteur en scène» (pp. 40-41), perorano
indubbiamente lautonomia della sua arte. Le affermazioni più categoriche
riguardano la responsabilità, innanzitutto etica, dellartista di fronte allopera
e al pubblico. Ricorrono belle clausole sensibili alle domande poste dallopera
darte classica allartista contemporaneo. A proposito di Shakespeare: «Montrer
par linterprétation scénique ce quil y a de valeur dans lœuvre représentée
pour lintelligence de nostre époque. […] Dautres œuvres nous parviennent
à travers des siècles, et cest dans leur humanité éternelle que nous trouvons
réponse aux questions qui agitent nostre époque» (p. 45). Seguono note sulle
regie per Hamlet, per Sainte Jeanne, specificate nelle
scenografie, mentre sempre viene prediletto un procedimento figurativo e
plastico mirante alla semplicità, poiché «un chef-dœuvre se suffit à lui-même
et on ne le présentera jamais assez dépouillé» (p. 53).
La sua partecipazione al Cartel des quatre (fondato nel 1927 con Jouvet, Baty e Dullin) trova appena
un riscontro negli articoli antologizzati e riguarda la partecipazione
(sovvenzionata) allEsposizione universale del 1937. Sul Cartel, viene offerto in allegato al volume
linserto Le Cartel des quatre di Joël Huthwohl (Direttrice del Dipartimento
Arts du Spectacle della Bnf), una breve e precisa traccia sul senso, i problemi
e le conquiste del sodalizio singolare, i cui membri furono chiamati, con
Copeau, a governare brevemente la Comédie-Française. La viva attenzione di
Pitoëff per gli autori contemporanei si concreta nella creazione di opere di Claudel, Gide, Cocteau, Anouilh, Renard, Vildrac e Achard, di sei pièces di Henri-René
Lenormand e nellallestimento di quattro drammi
di Pirandello, ammirato fra i grandi
del suo tempo: «Je dois reconnaître que lesprit de la scène lhabitait, quil
était le théâtre fait homme» (p. 71). Considerato creatore ossessivo e “bulimico”,
realizzò più di duecento regie, elencate nel volume, comprensivo anche duna Nota biografica e duna Bibliografia selettiva.
di Gianni Poli
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