Allinterconnessione
tra cinema e amore è dedicato il ventisettesimo numero di «Fata Morgana», nella
doppia accezione di amore per il
cinema, nelle sue varie determinazioni storiche e sociali, e di amore nel cinema, sia esso espresso sotto
forma di commedia o di melodramma. Quando e come lamore diventa parola o
immagine? Come si lega al tema opposto e complementare della morte? A
questa e ad altre domande prova a rispondere la scrittrice e critica letteraria
Nadia Fusini che nella sua
conversazione con Bruno Roberti enuclea
le principali polarità intorno alle quali si articola, nelle arti narrative, il
discorso amoroso: lillusione e il riconoscimento, il sé e laltro, la mente e
il corpo. DallAmore e Psiche di Apuleio alla Hollywood classica, da Shakespeare ai film di Matteo Garrone e di Paolo Sorrentino, i due autori cercano di
problematizzare, in una prospettiva storica interdisciplinare, la possibilità stessa
di parlare damore, delimitando in un certo senso il campo per gli interventi a
seguire. Dal
concetto di amore come mancanza prende le mosse Rosamaria Salvatore per analizzare alcuni film di Carl Theodor Dreyer, Ingmar Bergman e Nuri Bilge Ceylan, registi capaci di approfondire e problematizzare
la dialettica, cara a Jacques Lacan,
tra desiderio amoroso e solitudine. Se
Salvatore Finelli riflette sul ruolo
trasgressivo della perversione negli ultimi film di Luis Buńuel, Luca Venzi rintraccia
nella produzione critica del primo Jean-Luc
Godard gli intrecci tra amore, etica ed estetica, mentre Katia Paronitti confronta la pièce
teatrale Le bel indifférent di Jean Cocteau con la trasposizione
cinematografica di Jacques Demy, dando
risalto al diverso ruolo conferito alla parola dai due registi. Due
sono gli omaggi a Roberto Rossellini:
quello di Stefania Parigi, che offre
una rilettura del film LAmore come tentativo
di mediazione morale tra eros e agape, e quello di Patrizia Fantozzi, dedicato al documentario India, in cui lamore si manifesta non solo a livello poetico, ma
anche e soprattutto come strumento di conoscenza del reale. Esther Hallé individua ne La parmigiana di Antonio Pietrangeli la nascita del topos della donna sola e alienata nellItalia del boom economico. Caudio Di Mimmo, attraverso Le soulier del recentemente scomparso Manoel de Oliveira, analizza il
rapporto tra frustrazione del desiderio amoroso e persistenza dello stesso.
Lamore nel cinema di Michael Haneke,
e in particolare quello doloroso e illusorio del film Amour, è invece al centro dellanalisi di Marco Cocco, mentre Luciano
De Giusti si concentra sul Liebelei
di Max Ophüls, in cui, rispetto
alloriginale teatrale di Arthur
Schnitzler, si evidenzia il carattere autodistruttivo e insaziabile della
passione, una tematica costante nella filmografia del regista tedesco.
Completano il quadro gli interventi di Anna
Masecchia su Legami! di Pedro Almodóvar, di Katia Trifirò su Tu Ridi dei fratelli Taviani,
di Claudio Bisoni su Il sapore del grano di Gianni Da Campo, di Arianna Salatino su Lamore probabilmente di Giuseppe Bertolucci, di Giancarlo Maria Grossi su Love Exposure di Sion Sono, di Agostino Cerra
su Cloud 9 di Andreas Dresen. Luca Malavasi e Lorenzo Ratto, partendo da
unaffermazione di Rosalind Krauss (nell«epoca
postmediale», gli assi di dialogo e scambio tra artista, opera e spettatore
hanno subito un «rovesciamento fisico», p. 38), analizzano le nuove modalità di
relazione e le nuove rappresentazioni dellamore attraverso una prospettiva di
scambio, collaborazione e possesso. Di stampo teorico anche la
riflessione di Nicola Turrini che definisce
la rappresentazione cinematografica dellamore un «luogo atopico» in cui «il
cinema fa convergere soggetto, mondo e immagine» (p. 123). Jacopo Bodini si interroga, invece, sulla possibilità di tracciare
una storia dellamore, rielaborando le riflessioni di Lacan e Slavoj Žižek sul godimento come fine
del desiderio e proponendo come modello Luomo
che amava le donne di François
Truffaut. Il
pensiero di Žižek è al centro anche del contributo di Julia Huggins, che riflette sullo statuto dellamore nella società occidentale
e nel cinema postmoderni mediante lanalisi di alcuni film indipendenti
americani lo-fi del movimento mumblecore. La rappresentazione
cinematografica del desiderio amoroso come degenerazione feticistica è indagata
da Rossana Domizi attraverso due
pellicole esemplificative del «privilegio conferito alleteronormatività
dominante» (p. 207): Primo Amore di
Garrone e Million Dollar Baby di Clint Eastwood. Lorenzo Marmo affronta il tema
dellamore come unica ancora di salvezza in un mondo ostile nel cinema noir degli anni Quaranta, superando la
dicotomia tra eros e thanatos. Nella formazione della coppia noir è basilare la metropoli moderna,
luogo di negoziazione tra il desiderio dei personaggi e le norme sociali.
Di fandom studies si occupa Federico Vitella che, attraverso lo
spoglio della rivista «Hollywood» (1945-1952), mette in valore il ruolo delle fan magazines nellappagare e disciplinare
i desideri dei lettori in un «sistema ad equilibrio dinamico» capace di
negoziare le diverse istanze dellindustria cinematografica e degli spettatori
(p. 63). Anton Giulio Mancino
evidenzia come in buona parte del cinema italiano 1950-1970, in particolare nei
reportage movies e nei mondo movies, la parola “amore” venga
spesso evocata per nascondere il carattere politico di certe pellicole. Studiare
lamore consente di vedere in una nuova prospettiva non solo la storia del
cinema, ma la Storia delle civiltà occidentali.
di Raffaele Pavoni
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