La recente storiografia
e gli studi critici e letterari offrono un panorama molto articolato sui
processi di circolazione degli attori fra Italia e Francia nonché sulla
migrazione dei testi, dei temi e dei soggetti drammatici tra Sei e Settecento. Il
bel saggio di Emanuele De Luca,
frutto di una lunga ricerca sul campo, ricostruisce la biografia, il profilo
artistico e lattività autorale di François
Antoine Riccoboni (1707-1772), epigono di quella tradizione perché esponente
di unimportante famiglia dArte in azione già dalla metà del XVII secolo nelle
principali piazze dellItalia settentrionale e presso le corti dellEuropa
centrale. Questo percorso vuole essere paradigmatico dellevoluzione del teatro
degli Italiani in Francia sul piano performativo, drammaturgico e teorico. Infatti,
nonostante fosse nato a Mantova – dove viveva la nonna materna, attrice protégée del duca Ferdinando Carlo – François Riccoboni ebbe formazione e vita
artistica esclusivamente oltralpe e francese fu naturalizzato nel 1723. Per
queste ragioni De Luca adotta il nome francese (nonostante la storiografia citi
più spesso la forma italiana, Francesco) e per sottolineare anche nominalmente la
distanza di François da una filiazione prestigiosa quanto ingombrante dalla quale cercò di affrancarsi tutta la
vita.
«Un uomo di qualche
talento»: così lo definì suo padre Luigi
Riccoboni detto Lelio, capocomico e drammaturgo di vaglia e dal 1716 alla
guida del rinato Théâtre Italien di Parigi. Anche la madre Elena Balletti detta Flaminia, celebre attrice e poetessa in
Arcadia, aveva nutrito per lunico figlio lambizioso
progetto di farne un altro protagonista della scena come Michel Baron ed insieme un nuovo Molière. Ma François Riccoboni
aveva gran talento e pessimo carattere; era insofferente alle regole, presuntuoso
e dispotico fuori e dentro il palco. Leducazione severa al
collegio dei Gesuiti di Parigi, gli studi di latino e di retorica non misero un
freno al suo gusto per la dissacrazione e per gli eccessi. Colpa dellindole o dei pregiudizi sugli attori
italiani nellannosa querelle fra le
due compagnie reali, certo è che la Comédie-Française rigettò per ben due volte
la sua richiesta di entrare in organico. La rinomata danzatrice Marie Sallé rischiò di diventare sua
moglie prima di partire – da sola – per i trionfi doltremanica; mentre François,
probabilmente per tacitare le voci di presunta omosessualità, sposava e faceva
entrare in compagnia lattrice Marie-Jeanne
Laboras, che col nome di Madame Riccoboni finì per sublimare nella
letteratura i suoi dispiaceri coniugali.
Sulla base di una ricchissima
documentazione di prima mano, il saggio fa luce su un personaggio complesso e
sostanzialmente inedito, a proposito del quale tacciono molti contemporanei
anche illustri, come Carlo Goldoni e
Giacomo Casanova. Lapproccio è
interdisciplinare ed i documenti darchivio (in particolare i repertori
notarili) dialogano coi testi drammatici, le corrispondenze con le partiture
musicali, i trattati sulla poetica e lestetica con il contesto sociale e
religioso.
Nella prima parte De Luca chiarisce in modo definitivo alcuni passaggi della
biografia di Riccoboni fils, come ad
esempio il periodo del primo ritiro dalle scene nel 1729 e del soggiorno a
Bruxelles ospite di Jean-Baptiste
Rousseau prima dellapprodo a Parma insieme ai genitori Lelio e Flaminia.
Sono ricostruiti i viaggi nel quinquennio 1750-1755 a Mantova per tutelare i
diritti di successione della casa di famiglia ed in Laguna dove lo raggiunse la
notizia della morte del padre che lo aveva diseredato. Risale al 1759 una
finale, brevissima apparizione sul palcoscenico della Comédie; ma gli ultimi
anni rimangono alquanto oscuri ed allinsegna di vagabondaggi, disordini
finanziari, fascinazioni alchemiche e frequentazioni dubbie. François si assentava spesso e a lungo, viveva alle spalle della moglie; pochi mesi dopo la morte della madre
fu colpito da paralisi, ma rifiutò con ostinazione le cure mediche e morì
lasciando pochi rimpianti e molti debiti.
Pagine interessanti sono dedicate ai probabili contatti
con la massoneria, che dietro pretesto di dîners
chantants raccoglieva a Parigi i più rinomati autori della foire e dellHôtel de Bourgogne presso accolite
di begli spiriti come la Société du Caveau. A testimonianza sono presentate due
lettere inedite di François al duca di
Richmond, gran maestro della massoneria inglese. Analogamente a DellArte rappresentativa (1728), dedicata
dal padre Luigi allaltro capo massone Lord
Chesterfield, LArt du Théâtre à Madame *** (1750) traduceva
lesperienza pratica sul piano teorico e affrancava finalmente larte
dellattore dalloratoria e dalla subordinazione al testo drammatico. Il trattato di François costituisce la prima
esplicita obiezione alla teoria emozionalista ed è un precedente significativo del celebre omologo diderottiano, allorigine
di un dibattito che dal XVIII secolo arriva ai nostri giorni.
Alla pratica scenica, attoriale e coreutica è
riservata la seconda parte del volume, che presenta un interprete eclettico e
versatile nelluso del corpo e della voce, abile nella recitazione, nella danza
e nel canto. François Riccoboni debuttò a ventanni col nome di Lelio fils nei ruoli di primo Amoroso che furono
di suo padre (La Surprise de lamour
di Marivaux e La Vie est un songe di Calderón),
ma si produsse anche nel registro comico-farsesco e mostrò predilezione per le pièces musicali e satiriche. Insieme ai
genitori, suoi mèntori furono Pierre-François
Biancolelli, figlio del celebre Arlecchino Dominique e la zia Giovanna Benozzi in arte Silvia, diva
del Théâtre Italien. Se i giudizi coevi su di lui sono lacunosi e talvolta
contrastanti, per abilità performative e per eterogeneità del repertorio egli
può essere considerato una sorta di Proteo alle prese con parti drammatiche e en travesti, parodie, brani cantati e
ballati. Molto significativa fu infatti anche la sua attività di danzatore,
coreografo, maestro di ballo e
sperimentatore del nuovo genere di ballet-pantomime.
La pluralità di poetiche e generi, di stili e soggetti, di
temi e motivi diede
vita agli esiti più felici del repertorio della Comédie Italienne nel rapporto col teatro italiano, quello francese in prosa e
in musica e la foire. Nella terza
parte del lavoro, De Luca ricostruisce la drammaturgia di Riccoboni fils dividendola in archi cronologici,
propone attribuzioni e presenta alcuni manoscritti inediti. Tuttavia
ristabilire la piena paternità dei lavori è impresa non semplice per via delle
scritture a più mani, delle riprese e delle interpolazioni che costituiscono da
sempre la pratica del teatro. Allopera-prima Les Effets de léclipse (1724), che seguì solo di un mese il raro fenomeno
delleclisse, si aggiunsero quarantasei pièces di cui ventitré in collaborazione
con Biancolelli e Jean-Antoine Romagnesi;
divertissements, balletti e compliments, ma soprattutto pièces à tiroirs e allegoriche, parodie en vaudevilles, parodie di tragedie e di
opéras-ballets, commedie legate
allattualità e combinazioni di atti unici. François Riccoboni mantenne uno
stretto rapporto col mercato teatrale e si mostrò incline ad assecondare i
gusti del pubblico; vide così la parte più fertile della sua attività artistica
coincidere con la fase delle grandi mutazioni nella pratica teatrale europea
fra gli anni Trenta e la metà del Settecento.
di Michela Zaccaria
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