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Theaterheute, Nr. 11, November 2015


72 pp., euro 13
ISSN 0040 5507


Quanto la cultura teatrale tedesca abbia nel suo Dna la promozione della drammaturgia contemporanea lo dimostra la sezione Aufführungen/Neue Stücke con cui si apre questo numero della rivista. A Monaco di Baviera alcune vie principali e contemporaneamente diversi ambienti dei Kammerspiele non abitualmente predisposti a funzioni artistiche si sono trasformati in spazi performativi per installazioni audio-video come Give&Take del gruppo locale Denkbar, Die Türe di Muck Petzet e Mathieu Wellner e Just an Illusion del collettivo Sur Sud. Si passa poi agli allestimenti di testi classici a partire da Prinz Friedrich von Homburg di Kleist che la imponente regia di David Bösch al Residenztheater trasforma in un cupo scontro generazionale affidato alle competenze espressive di Arnulf Schumacher, Gerhard Peilstein, Oliver Nägele, Shenja Lacher e Simon Werdelis. La dialettica mondo reale e mondo virtuale è al centro di Die Netzwelt dell’americana Jennifer Haley ed è affidata alla pregevole regia di Amélie Niermeyer che si avvale di un massiccio supporto di video ideati da Jan Speckenbach e dell’interpretazione di Norman Hacker e Julian Köhler.

Inaugura la stagione dello Schauspielhaus di Zurigo Die Zehn Gebote, commedia ricavata dalla serie televisiva realizzata nel 1988 da Krzysztof Kieslowski. Si tratta di una sorta di “decalogo” della contemporaneità assunto con particolare vena creativa dalla regia di Karin Henkel e interpretato da qualificati attori quali Friederike Wagner e Milian Zerzawy. Segue Johanna von Orleans di Schiller nella messinscena di Stephan Kimmig che legge il fanatismo religioso del testo in chiave contemporanea integrandolo con significativi riferimenti al terrorismo. Tra gli attori figurano Klaus Brömmelmeier, Michael Neuenschwander, Wolfgang Pregler, Edmund Telgenkämper, André Willmund. Infine, Ein Volksfeind, adattamento dello stesso dramma schilleriano arricchito da abbondanti citazioni da Ibsen dovuto a Dietmar Dath, è consegnato alla regia, movimentata ed efficace, di Stefan Pucher che affida i ruoli principali a pregevoli interpreti quali Tabea Bettin e Robert Hunger Bühler.

Allo Schauspielhaus di Amburgo la nuova stagione teatrale si è aperta con la messinscena di Reisende auf einem Beim, intreccio di storie di pendolari e migranti ricavate da Katie Mitchell, anche regista, dall’omonimo romanzo di Herta Müller. Ne è protagonista Julia Wieninger. Liebe, tratta da Les Rougon-Macquart di Emile Zola porta la prestigiosa firma di Luk Perceval, autore di un allestimento complesso nelle azioni sceniche e raffinato nella coralità espressiva degli attori, tra i quali spiccano Oda Thormeyer, Patrycia Ziolkowska, Tilo Werner.

Aufführungen si sposta allo Schauspielhaus di Hannover dove pubblico e critica hanno apprezzato la messinscena di Der Auftrag di Heiner Müller secondo la versione ideata da Tom Kühnel e Jürgen Kuttner che trasformano la sostanza narrativa del testo, ambientato al tempo della Rivoluzione Francese, in uno spettacolo di varietà con Corinna Harfouch e Sarah Franke nelle parti principali. Di rilievo sono risultate le produzioni dello Staatsschauspiel di Dresda. Die Zuschauer di Martin Heckmann, con la autorevole regia di Vontobel, coinvolge per la rappresentazione della psicologia dei personaggi tormentati da travagli sentimentali e affrontati con pregevoli abilità espressive da Christian Friedel, Albrecht Goette, Ben Daniel Jöhnk, Hannelore Koch e Anna-Katharina Muck. L’allestimento di Maß für Maß di Shakespeare compete a Tilmann Köhler che imprime all’allestimento connotazioni politiche connesse alla contemporaneità e restituite in scena da Christian Clauss, Matthias Luckey, Philipp Lux, Jonas Friedrich Leonhardi.

La sezione Neue Stücke si occupa degli allestimenti di altri testi contemporanei. Spicca Und dann kam Mirna di Sibylle Berg, che si può leggere in versione integrale nelle pagine di Das Stück. Prodotta dal Gorki Theater di Berlino, la commedia ha come protagonista un gruppo di girls con le loro problematiche generazionali e professionali. La regia di Sebastian Nübling imprime ritmo e corrette dinamiche al movimento delle giovani e brave attrici (Cynthia Micas, Suna Gürler, Rahel Jankowski, Fée Me Cigdem Te Ke). Altra novità di rilievo, How to sell a Murder House di Sibylle Berg, in scena al Theater Neumarkt di Zurigo, presenta un quadro contemporaneo della dinamiche relazionali famigliari, con genitori e figli che stentano a capirsi. Allo Schauspiel di Lipsia Claudia Bauer è la regista di Die Ermüdeten oder Das Etwas, das wir sind, commedia di Bernhard Studlar ambientata in una discoteca dove si consumano tensioni giovanili dai risvolti grotteschi, intorno alle quali si sono confrontati Annett Sawallisch, Dirk Lange, Katharina Schmidt, Tilo Krügel e Wenzel Banneyer. Il Volkstheater di Vienna ha prodotto Der Marienthaler Dachs di Ulf Schmidt, con la cura scenica di Volker Lösch.

In Ruhrtriennale si legge un approfondimento sull’ultima edizione dell’omonima manifestazione, affidata quest’anno alla direzione di Johan Simons che ha dato molto spazio a performances e installazioni in diversi spazi urbani. Lo stesso Simons ha curato la regia di Rheingold di Wagner. Ottiene ampi e meritati consensi l’esecuzione di Prometeo di Luigi Nono secondo le direzioni di Ingo Metzmacher e Matilda Hofman, rispettivamente alla guida dell’Ensemble Modern Orchestra e della Schola di Heidelberg. Tra i tanti artisti invitati alla manifestazione si sono distinti anche Hubert Wild in Orfeo di Susanne Kennedy, allestito nello spazio chiuso di un parcheggio pubblico, e il gruppo olandese Atelier Van Lieshout con l’installazione The Good, the Bad and the Ugly. Krzysztof Warlikowski ha presentato in un bar Die Franzosen, ricavata dalle Recherche di Proust.

Le pagine di Festung Europa ospitano materiali piuttosto interessanti. Elfriede Jelinek pubblica un testo di aggiornamento e di completamento, Appendix, al dramma teatrale Die Schutzbefohlenen in cui si parla di fenomeni migratori che riguardano in modo particolare Ungheria, Croazia, Monaco e Vienna. Ayham Majid Agha è un attore della compagnia del Gorki Theater di Berlino. Ha abbandonato la nativa Siria tre anni fa ed è di quel mondo sconvolto dalla guerra che ci parla attraverso una serie di quadri di effetto sconvolgente.


di Massimo Bertoldi


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