Questo
numero della rivista è il primo volume di un dittico dedicato alla figura di Paolo Bertetto. Una raccolta di scritti in omaggio
alla vasta produzione critica e teorica di uno studioso da sempre orientato al
rapporto con altri campi della ricerca, come la filosofia, le arti visive e la
massmedialità. Il filo comune che lega tali contributi, a cura di Giorgio De Vincenti e Enrico Carocci, è quindi
lapproccio interdisciplinare agli studi sul cinema.
In
apertura della prima sezione del volume (Estetica
e teoria) Jacques Aumont si
confronta con gli studi di Bertetto sul tema della
memoria. Linquadratura cinematografica, secondo Aumont, ha una sola
temporalità: il continuo presente delle immagini in movimento. Il cinema,
«lungi dallessere una macchina produttrice di memoria, diventa una macchina che fabbrica oblio» (p. 19).
Claudine Eizykman propone una
panoramica sulla storia delle relazioni tra i concetti di “racconto” e di
“visivo”, termini che si compenetrano, come dimostra lanalisi di due film
molto diversi per contesto storico e cifra stilistica: Tusalava di Len Lye (1929)
e Men in Black di Barry Sonnenfeld (1997).
Maurizio
Ferraris si
chiede se il cinema sia riconducibile al tema nietzschiano del “mondo diventato favola” o se
la sua funzione sia quella di far comprendere la
realtà attraverso le immagini in movimento. Sul tema
nietzschiano si concentra anche Gianni Vattimo, che si confronta con
lultimo libro di Bertetto, Microfilosofia
del cinema (Marsilio 2014). Roberto Diodato invece analizza il
rapporto dello studioso torinese con il pensiero
di Deleuze e Bergson sulla temporalità del cinema e sullinterpretazione ontologica
del concetto di immagine cristiana.
Silvio Alovisio affronta il
percorso di Bertetto, evidenziando le tappe del suo lavoro di ricerca: dallo
studio del cinema delle avanguardie storiche alla più ampia considerazione
della spettacolarità e della finzione narrativa degli ultimi anni. Lo stesso
itinerario accademico è al centro del contributo di Vito Zagarrio, che applica il concetto di detection al metodo di Bertetto: lo studioso è il detective dellermeneutica che indaga il
film e le sue forme attraverso una metodologia «tesa a cercare non tanto una
verità, ma i metodi possibili per avvicinarvisi» (p. 71).
La
seconda sezione (Analisi e interpretazione) è aperta da una importante riflessione
di Thomas Elsaesser sul rapporto tra
letteratura e cinema, tra Minority Report
(2002) di Steven Spielberg e il
racconto di Philip K. Dick cui il
film sispira. Il saggio approfondisce vari temi: la cospirazione come
dimensione della politica nella società neocapitalista, la globalizzazione
della nuova ideologia hollywoodiana, il rapporto tra determinismo e libero
arbitrio, lambiguità delle azioni umane e il concetto stesso di tempo. Il
rapporto tra letteratura e cinema è affrontato anche da Roberto Alonge che mette a confronto
Belle de jour di Luis Buñuel (1967) e il romanzo omonimo di Joseph Kessel. Giorgio
Tinazzi affronta invece il tema della “copia” e del “doppio”. Il saggio si
concentra in particolare su Sunset
Boulevard (1950) e Fedora (1978),
entrambi di Billy Wilder. Secondo la
suggestiva riflessione di Tinazzi questi e altri film sono modelli esemplari di
opere che minano alla radice lidea di “autenticità” e il concetto stesso di
“testo filmico”.
Nella terza e ultima sezione (Storia e politica) Guy
Fihman rievoca la collaborazione con
Bertetto nel quadro della valorizzazione del patrimonio cinematografico dei Lumière. Il saggio traccia il ruolo
degli impresari francesi nellaffermazione della
settima arte, individuandone gli elementi più produttivi e le relazioni che si
sono instaurate tra il nuovo dispositivo e il mercato. Uta Felten presenta un luogo mitico nellimmaginario borghese della
città, il boulevard, attraverso luso
che ne fa la Nouvelle Vague e la fotografia francese degli anni Sessanta. Franco Belardi invece si confronta con
i libri Quest-ce que la philosophie? di
Deleuze e Féliz Guattari (Editions
de Minuit 1991) e Chaosmose di Guattari (Galilée 1992). Infine Giaime
Alonge si concentra sul periodo tedesco di Fritz Lang, sviluppando una disamina delle tesi centrali della
bibliografia al riguardo, tra cui quelle di Sigfried Kracauer, Lotte
Eisner, Tom Gunning e Anton Kaes.
Il
volume si conclude con lomaggio di un allievo di Bertetto, Alessandro Amaducci, studioso e
videoartista.
di Nicola Stefani
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