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Federica Mazzocchi

Giovanni Testori e Luchino Visconti. “L’Arialda” 1960


Milano, Scalpendi, 2015, 126 pp., euro 25,00
ISBN 9788889546864

Prezioso e accurato questo lavoro di Federica Mazzocchi che ricostruisce, facendo buon uso di un ricco apparato di immagini e di documenti, uno degli spettacoli più significativi del secondo dopoguerra italiano. Dopo una prima parte dedicata alla fase preteatrale del lavoro dello scrittore Testori e del regista Visconti – due tra i protagonisti della drammaturgia e regia italiane di quel tempo – il cuore del libro è occupato dall’analisi dello spettacolo stesso, con osservazioni attente alla struttura del copione originale, ai successivi tagli operati in corso d’opera dal regista ma prima ancora dalla ottusa censura del tempo applicata al testo prima ancora della sua rappresentazione.

Il capitolo intitolato Dentro lo spettacolo contiene osservazioni sul copione quale è documentato prima e dopo l’adattamento registico. Le pagine dattiloscritte contengono numerose correzioni manoscritte o notazioni registiche, tagli di frasi che ci mettono così al corrente del lavoro di Visconti nel momento del suo farsi, tanto in relazione all’uso dello spazio, dei costumi e degli oggetti di scena, quanto – soprattutto – in riferimento alla direzione della recitazione e delle cosiddette azioni sceniche.

Ma le osservazioni più originali sono quelle relative al lavoro degli attori. In particolare l’autrice si sofferma con intelligenza sulla recitazione di Rina Morelli e Paolo Stoppa, dal cui lavoro scenico dipese gran parte della forza dello spettacolo. Coppia collaudata in precedenti e memorabili regie viscontiane per oltre venti anni, i due attori vengono utilizzati dal regista come portatori dell’arte recitativa “all’antica italiana” – quella vincolata dal rispetto dei “ruoli” – ma nello stesso tempo come interpreti dotati di una marcata personalità (che Visconti sapeva calibrare e governare senza soffocarla).

I riferimenti alle parti che furono all’epoca del debutto censurate per gli espliciti riferimenti omosessuali vengono accompagnate da citazioni tratte da recensioni giornalistiche contemporanee (pp. 79 e ss.) e da una sobria e intelligente contestualizzazione. Ma sono ancora più interessanti le testimonianze degli interpreti di cui Mazzocchi si serve per ricostruire l’atteggiamento degli attori e delle attrici davanti all’imperativo registico di Visconti.

L’ultimo capitolo (Diario di una censura, pp. 85-100) traccia la cronaca dell’ottusa condanna inflitta allo spettacolo: dal 3 novembre 1960, data del primo divieto alla rappresentazione da parte della commissione di censura, al 23 aprile 1964 quando il Tribunale di Roma assolse Testori e l'editore Feltrinelli dall'accusa di pubblicazione e spettacolo osceni.

Il volume registra un ricchissimo apparato iconografico e un dvd che contiene le intense musiche originali di Nino Rota e la registrazione audio dello spettacolo. Insomma, si tratta di un libro prezioso da conservare.



di Siro Ferrone


La copertina

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