Da
tempo la storiografia ha messo in valore limportanza delle feste per il
matrimonio di Maria dei Medici con Enrico IV (celebrato per procura a
Firenze il 5 ottobre 1600). Si pensi al volume di Sara Mamone, Firenze e Parigi
due capitali dello spettacolo per una regina: Maria dei Medici (1988), che ricostruisce
e interpreta in unottica sovranazionale dampio respiro il progetto
politico-culturale e performativo di quel ciclo di festeggiamenti. Più di
recente non sarà inutile ricordare il contributo di Anna Maria Testaverde, Nuovi documenti sulle
scenografie di Ludovico Cigoli per l“Euridice” di Ottavio Rinuccini (1600) (2003), nonché il
catalogo della mostra, a cura di Caterina
Caneva e Francesco Solinas, Maria de Medici (1573-1642). Una
principessa fiorentina sul trono di Francia (2005). Spicca, in entrambi i
lavori, il ritrovamento presso lArchivio di stato di Firenze di nuovi
documenti amministrativi che permettono di approfondire il ferreo sistema
organizzativo mediceo del tempo della festa.
Sul
confronto tra tale materiale darchivio, già noto, e la topica Descrizione di Michelangelo Buonarroti il Giovane si basa in larga misura anche il
recente volume Dolci trionfi e finissime
piegature. Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria
de Medici edito, a cura di Giovanna
Giusti e Riccardo Spinelli, in
occasione dellomonima esposizione (Firenze, Galleria Palatina di Palazzo
Pitti, 10 marzo-7 giugno 2015). Al centro delle indagini troviamo il banchetto
allestito nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio (5 ottobre) e la
rappresentazione dellEuridice di Jacopo Peri e Ottavio Rinuccini in Palazzo Pitti (6 ottobre).
Spinelli
rintraccia nelle filze della contabilità granducale i nomi dei tanti
“manifattori” che, sotto lattenta “regia” di Bernardo Buontalenti, realizzarono
gli apparati per il ricordato banchetto nuziale (pp. 15-23). Un eccellente
esempio della capacità inventiva degli artigiani fiorentini anche nella
lavorazione dello zucchero e della stoffa. Una pratica, quella di “figurar
zuccheri” che, se raggiunse esiti straordinari in occasione delle nozze di
Maria dei Medici, non fu invenzione del momento o solo fiorentina. Come
dimostra la Giusti nel ripercorrere il crescente apprezzamento per confetture e
statue in zucchero documentato, a partire dal XIII secolo, presso le corti
europee (pp. 25-35). Ma come venivano realizzate quelle sculture? La risposta è
affidata a Sarah e Giacomo Del Giudice che, seguendo le tecniche dellepoca, hanno realizzato
copie di alcuni dei bozzetti di Giambologna
che già furono modello per le decorazioni conviviali del 1600 (pp. 49-53). Joan Sallas si concentra invece
sullarte della piegatura dei tovaglioli che, inizialmente affidata ai sarti
più esperti, divenne una vera e propria specializzazione con Mattia Giegher, autore di tre noti
trattati sullarte dellapparecchiare e del servire a tavola: Il trinciante (1621), Lo scalco (1623) e il Trattato delle piegature (1629) (pp.
39-47). Infine, Giovanna Fezzi Borella e
Claudio Rocca tentano di
ricostruire, tramite le nuove tecnologie, la credenza a forma di giglio di
Francia progettata da Jacopo Ligozzi
per ostentare oltre duemila pezzi provenienti dai tesori granducali (pp.
67-69). Da
Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti. Laura
Baldini indaga lubicazione di quella “sala alta” alias “Salone delle
commedie” in cui andò in scena lEuridice
(pp. 55-57). A quel celebre spettacolo sono dedicate le pagine di Testaverde che, dopo avere proposto una
interpretazione in chiave politica, conferma la paternità delle scene a Ludovico Cardi detto il Cigoli (pp.
59-65). Chiude
la sezione saggistica la trascrizione delle notizie della Descrizione di Michelangelo Buonarroti il Giovane dedicate al
banchetto e alla rappresentazione dellEuridice
(pp. 73-77). Seguono il Catalogo
delle opere e dei documenti esposti corredato da schede puntuali (pp. 79-145) e
la Bibliografia (pp. 146-151). Un
evento espositivo di grande suggestione, penalizzato forse da un catalogo non
sempre originale.
di Lorena Vallieri
|
|