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Jacques Copeau, Valery Larbaud

Correspondance (1911-1932)
suivie d'une conférence de Valery Larbaud au Vieux-Colombier
A cura di Amèlie Auzoux

Paris, Correspondances et Mémories, 19, Classiques Garnier, 2015, pp. 186, euro 25,00
ISBN 9782812434853

Amelie Auzoux, studiosa francese di lettere moderne, da tempo impegnata in ricerche su Valery Larbaud, sul carattere cosmopolita della produzione di questo autore, traduttore, critico e, più in generale, sui rapporti in ambito letterario tra la Francia e le altre nazioni nella prima metà del Novecento, con l’edizione critica di questa Correspondance (ottobre 2015, il testo è in lingua francese) ricostruisce un tassello importante del grande mosaico relativo alla storia di quel gruppo straordinario che, attraverso la «Nouvelle Revue Française», animò la scena culturale francese nei primi decenni del secolo scorso.

Il testo della Auzoux si struttura in due macro sezioni: “corrispondenza” e “conferenza”. La prima è dedicata alla pubblicazione del carteggio tra Valery Larbaud e Jacques Copeau tra il 1911 e il 1932. Lo scambio di lettere, in realtà – avverte l’autrice in sede introduttiva – si concentra in due periodi di intenso dialogo, dal 1911 al 1917 (anni che vanno dalla fondazione della NFR alla partenza di Copeau per la tournée americana di propaganda) e dal 1931 al 1932.

È invece in fase di silenzio epistolare, nel 1923, che si colloca la partecipazione di Larbaud a un ciclo di conferenze organizzate dall’École du Vieux-Colombier guidata in quegli anni da Jules Romains. La seconda sezione di questo studio è infatti occupata dalla trascrizione integrale della Conferénce: Les romanciers espagnols contemporains, tenuta mercoledì 7 febbraio 1923, come atto primo di quattro appuntamenti con Larbaud. Le relazioni delle successive giornate sono purtroppo andate perdute.

La corrispondenza tra il teatrante e l’eclettico uomo di lettere della prima sezione è una preziosa fonte di chiarimenti per gli studi teatrali interessati all’universo del Théâtre du Vieux-Colombier e all’opera riformatrice di Jacques Copeau. Se note sono infatti le incursioni di Copeau in ambito culturale-letterario, non così scontato, prima della pubblicazione di queste lettere, era stato l’interesse di Valery Larboud nei riguardi dell’universo teatrale e drammaturgico, del passato e a lui contemporaneo. L’autore di “romanzi rinnovatori del romanzo”, come Poèmes pour un riche amateur (1908), Fermina Marquez (1911), A. O. Barnabooth. Son Journal intime (1944), intorno agli anni Dieci, e nel periodo tra le due Guerre, pensò molto al teatro, affascinato dalla riforma di Copeau e, soprattutto, dall’operazione di scandaglio nei testi classici attraverso cui il Vieux-Co strutturava il proprio repertorio.

Fu Copeau a contattare per la prima volta il collega (in quanto anch’egli collaboratore della NFR), che affettuosamente chiamerà «cher petit père», affascinato dai suoi romanzi. Da subito si instaura un dialogo fecondo di apertura cosmopolita, pur sempre inerente alla cultura e alle forme di espressione artistica, in primo luogo letteratura e teatro. I grandi temi socio-politici del secolo interesseranno le lettere dei due amici solo in prossimità del primo conflitto mondiale e come sfogo comune di profondo malessere nei confronti di uno stato di guerra che non riescono a sopportare. Se argomento di apertura della corrispondenza è il romanzo, pian piano guadagna spazio il teatro: Larbaud ammira il lavoro dell’amico al Vieux-Colombier, condivide con lui l’opinione sul degrado del teatro contemporaneo e sostiene la necessità di un’operazione riformatrice. «Larbaud n’est pas un homme de théâtre, mais l’univers du spectacle ne lui est pas inconnu» (p. 23), specifica l’autrice; la sua conoscenza teatrale predilige l’ambito della drammaturgia ed è proprio sulla questione del repertorio che intervengono i consigli di Larbaud. Per esempio nel 1914 quest’ultimo inviò all’amico regista una bibliografia ponderata sulla lingua di Shakespeare in vista dell’imminente messinscena di La dodicesima notte. Se le condizioni sociali fossero state più favorevoli si sarebbe, forse, potuto parlare di questo intellettuale come di un dramaturg del Vieux-Co. In realtà la chiusura del teatro nel 1915 impedirà la collaborazione auspicata da Larbaud che, in quei mesi, proponeva a Copeau l’adattamento di una pièce attribuita a Webster, Le Curé espagnol

Di afferenza spagnola è anche l’argomento della “Conferenza” che, come già ricordato, costituisce la seconda sezione del lavoro: Les romanciers espagnols contemporains (testo conservato nel Fondo Larbaud). Questa comunicazione, nel disegno del suo autore, auspicava una maggiore circolazione delle opere, validissime, degli autori spagnoli contemporanei, rappresentanti, secondo lui, di una sorta di rinascita della letteratura nazionale.

Era il 7 febbraio del 1923. L’anno successivo, insieme a un gruppo di fedelissimi, Copeau si ritirerà in Borgogna segnando definitivamente la deriva di una più proficua collaborazione. Nel 1935 Larbaud è colpito da un ictus che lo costringerà all’afasia e alla sedia a rotelle per il resto della vita. Per Copeau rimarrà «ce cher petit père qu’il connaît si mal» (p. 36).




di Chiara Schepis


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