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Arte Veneta, 2013, n. 70
Rivista di storia dell'arte fondata nel 1947

A cura di Istituto di Storia dell'Arte - Fondazione Giorgio Cini

267 pp., euro 95,00

Il settantesimo numero della rivista diretta da Luca Massimo Barbero propone, nell’elegante veste grafica inaugurata con il precedente fascicolo, sette saggi dedicati alla storia dell’arte veneziana tra i secoli del Basso Medioevo e il primo scorcio dell’Ottocento.

Nel primo contributo Luca Fabbri fa il punto sulle vicende costruttive della residenza vescovile di Verona tra XII e XIV secolo alla luce di nuovi dati emersi con i recenti restauri delle facciate del complesso episcopale. La ricognizione delle strutture interne ed esterne del palazzo si avvale di un dettagliato apparato iconografico che comprende i rilievi architettonici effettuati dai restauratori tra il 2004 e il 2006.

Roberta Battaglia si occupa della scultura lignea quattrocentesca del Cristo passo recentemente acquisita dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, in origine collocata su un altare della chiesa lagunare di Santa Caterina. L’opera, policroma e realizzata con una peculiare tecnica di intaglio, si inserisce in una tradizione di scultura locale: si pensi al Crocifisso di San Lorenzo ora in Sant’Aponal e a quello attualmente conservato nel convento di San Francesco della Vigna.

Al cinquecentesco Monumento a Bartolomeo Sanvito nella chiesa di San Francesco a Padova è dedicato il contributo di Andrea Bacchi, il quale ascrive quel singolare altare/monumento funebre allo scultore di origine lombarda Giovanni Battista da Carona. Compete invece a Fernando Loffredo l’attribuzione a Bartolomeo Bergamasco e a Pietro Paolo Stella di un’altra fastosa tomba coeva, quella del condottiero Ludovico Euffreducci nella chiesa dei frati minori di San Francesco a Fermo, tradizionalmente ritenuta di Andrea Sansovino.

Stefania Masson indaga il legame personale e professionale tra Jacopo Palma il Giovane e Giacomo Franco, attraverso una ricognizione dell’opera grafica dei due artisti.

Monumenti funebri veneziani e memoria sono al centro del corposo contributo di Massimo Favilla e Ruggero Rugolo. Se nel Seicento quasi ogni doge ebbe il proprio mausoleo autocelebrativo, nel secolo successivo i signori di Venezia preferirono (con l’eccezione di Giovanni II Corner) tombe ed esequie più dimesse: un mutamento di sensibilità dettato dalla perdita di fiducia in una Repubblica al tramonto.

Elena Catra e Antonella Mampieri approfondiscono il rapporto tra Canova e il tema della Pietà e in particolare evidenziano come alcuni progetti scultorei dell’artista possagnese siano stati sviluppati dopo la sua morte da Cincinnato Baruzzi su incarico del fratello dello scultore scomparso, monsignor Giovanni Battista Sartori.

Ricche di contenuti anche le consuete rubriche. In Segnalazioni si registrano la meticolosa analisi di alcuni codici liturgici miniati custoditi nella chiesa dei Santi Geremia e Lucia a Venezia, a firma di Annalisa Pandolfo; due contributi in lingua francese e inglese di Philippe Malgouyres e di Terence Le Deschault de Monredon sulle lampade bronzee rinascimentali del Louvre e sulle inedite incisioni di una cinquecentesca mariegola veneziana alla Fondation Hardt; le ricognizioni di Amalia Pacia, Massimo De Grassi, Simone Guerriero, Olivier Meslay, Luca Sperandio, Mary Newcome Schleier rispettivamente su una ritrovata tavola con i Santi Pietro martire e Bartolomeo in adorazione della croce di Pase Pace; sulle attribuzioni a Giacomo Piazzetta e a Francesco Bernardoni di preziosi esemplari ebanistici; sulle sculture di Giovanni Bonazza al Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo e al Dallas Museum of Art; sulla Via Crucis a più mani di Santa Maria del Giglio; sull’attività del pittore Giovanni David a Venezia nel 1780.

In Carte d’Archivio Anna Pizzati dà conto di inedite carte a integrazione di un codice diplomatico di Tullio Lombardo reso noto nel 2008. Marie-Louise Lillywhite esamina il tabernacolo della veneziana chiesa di Santa Maria dell’Umiltà alla luce di un ritrovato documento. Nicolò Marini aggiunge spigolature archivistiche alla lacunosa biografia di Benedetto Caliari. Davide Dossi ascrive il dipinto con l’Allegoria della Pittura di Alessandro Turchi alla collezione dell’avvocato veronese Giovan Pietro Curtoni. Paola Rossi ricostruisce i rapporti degli scultori Antonio Corradini e Giovanni Maria Morlaiter con il celebre committente d’arte Johann Matthias von der Schulenburg. I già citati Favilla e Rugolo pubblicano due lettere inedite relative alla commissione del Ritratto di Antonio Riccobono di Giambattista Tiepolo. Louis Cellauro rende note alcune missive conservate alla biblioteca Marciana di Venezia che gettano nuova luce sul perduto trattato di architettura di Carlo Lodoli.

Chiudono il volume le Cronache, in cui Luciana Crosato Larcher fa il punto sulla mostra su Paolo Veronese curata da Paola Marini e Bernard Aikema (Palazzo della Gran Guardia di Verona, 2014); le Letture, con la recensione di Franco Barbieri al volume di Massimo Negri sugli scultori Vincenzo e Gian Gerolamo Grandi (Trento 2014); e i Restauri, che registrano il resoconto di Pietro Moioli e Claudio Seccaroni sui recenti lavori eseguiti su una anonima Sacra conversazione della collezione Doria Pamphilj (già attribuita a Tiziano).

Si segnala per ogni contributo il ricco e puntuale apparato iconografico. Si ricorda, infine, che a partire dal precedente numero la Bibliografia dell’arte veneta è in e-book gratuito (qui il link), curata per questo fascicolo da Paolo Delorenzi (monografie) e Meri Sclosa (periodici).



di Gianluca Stefani


La copertina

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