Alla base
dei materiali raccolti nellultimo numero di «Comunicare letteratura» cè la
volontà di proporsi come «necessario incubatore da consegnare a chi voglia
tentare una futura sintesi veramente europea dellespressione poetica e
letteraria» generata dalla Prima guerra mondiale. Così scrive nellEditoriale Paola
Maria Filippi, direttrice scientifica di questo fascicolo dedicato alla Grande
Guerra & letteratura.
In tale
ambizioso progetto, sostenuto da efficaci metodologie di studio e dalla
pubblicazione di materiali anche inediti, trovano posto non pochi contributi
dedicati al teatro. Die letzten Tage der Menschheit (Gli
ultimi giorni dellumanità) di Karl Kraus è oggetto di due saggi ricchi di
interesse. Irene Fantappiè approfondisce la famosa definizione
di Walter Benjamin data allopera in questione, “silenzio
rovesciato”, per leggere il dramma come il risultato di una programmata
«instabilità sul piano testuale», in cui la tecnica del montaggio delle scene,
le quali corrispondono a citazioni di fatti reali o episodi immaginari,
denuncia lirrappresentabilità degli orrori della guerra attraverso il
linguaggio teatrale.
In La
guerra di Karl Kraus Claudio Longhi analizza il celebre
allestimento di Luca Ronconi del 1990 al Lingotto di Torino, prima ricordando
gli interessi del regista maturati a metà degli anni Cinquanta sulla scorta
della lettura dellestratto contenuto nellantologia Il teatro
espressionista tedesco di Vito Pandolfi (Guanda 1956), in attesa
delledizione Adelphi del 1980; poi sviluppando il tema dello spazio in
relazione alla simultaneità delle scene e alla recitazione antinaturalistica,
considerando anche le soluzioni adottate nel 1969 per lOrlando furioso.
Gianluca
Guidotti e Enrica
Sangiovanni della compagnia teatrale Archivio Zeta illustrano i
criteri adottati per la messinscena de Gli ultimi giorni dellumanità nellestate
2014 al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa sullAppennino tosco
emiliano. Il loro percorso artistico si differenzia dal progetto ronconiano:
alla ricostruzione dellatmosfera e degli ambienti della Vienna dellepoca
preferiscono il recupero archeologico di «articoli originali, le incisioni
delle voci, le fotografie; e mettere in relazione queste parole/macerie al coro
dei morti, ineludibile silenziosa presenza allinterno dello spettacolo» (p.
105).
Luomo
difficile (Der
Schwierige), dramma di Hugo von Hofmannsthal scritto tra il 1917 e il 1920,
è oggetto di un saggio approfondito a firma di Maria Luisa Wandruszka (Hofmannsthal,
la Grande Guerra e “Luomo difficile”), che individua nei personaggi e
nelle loro dinamiche relazionali sia la parafrasi dellevento bellico che il
declino dellaristocrazia austriaca.
Riccardo
Giacconi è il regista di Il nonnulla, performance teatrale
ricavata da un misterioso diario scritto in tedesco e ritrovato dal bisnonno in
una trincea sul Carso. E di questo si occupa con competenza Chiara
Marsilli ricostruendo la storia di questo testo cui intreccia le
caratteristiche contenutistiche e linguistiche, e analizzando lesibizione di
Hannes Egger e Andrea Miserocchi alla Centrale Fies presso Dro (Tn) il 27
luglio 2014 nellambito della rassegna Drodesera. A completamento
di questo prezioso contributo Marsilli inserisce unintervista di
approfondimento a Giacconi e a Egger relativa alla messinscena di Nonnulla,
testo inedito e pubblicato qui in versione integrale.
Un altro
testo concepito per il palcoscenico è György Károly dello
scrittore ungherese Károly Pap, che appena diciasettenne si era
arruolato volontario nellesercito austro-ungarico e aveva combattuto sul Monte
Priaforà, nel massiccio del Novegno presso Schio. Tradotti da Claudia
Tatasciore, cui compete anche il saggio introduttivo Károly Pap: un
ungherese sul fronte occidentale, i due atti composti nel 1931 presentano
tratti autobiografici nel protagonista del titolo, un soldato ebreo,
appassionato e idealista, che ben presto si scontra con i sentimenti antisemiti
diffusi in trincea.
Anche Cacciatori
di draghi. Cabaret eroico di Milena Marković è un testo inedito
per il lettore italiano. Scritto in occasione del centenario dellassassinio
dellarciduca Francesco Ferdinando e inserito in una rassegna di spettacoli
legati alla Grande guerra organizzata dai maggiori teatri di Belgrado, il
dramma incornicia i fatti di Sarajevo come segno storico di un forte bisogno
popolare di libertà di cui è portavoce il gesto di Gavrilo Princip, «che non sarà un terrorista e neppure un eroe, ma
un personaggio letterario che ci guarda con lespressione mesta delle foto
segnaletiche dellepoca», spiega Elisa Copetti nella nota
introduttiva (p. 338) a Cacciatori di draghi, attentamente tradotto
dalla stessa.