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Comunicare letteratura, n. 7/8, 2014-2015
Grande Guerra & letteratura

402 pp., euro 15,00
ISSN 2035-1232

Alla base dei materiali raccolti nell’ultimo numero di «Comunicare letteratura» c’è la volontà di proporsi come «necessario incubatore da consegnare a chi voglia tentare una futura sintesi veramente europea dell’espressione poetica e letteraria» generata dalla Prima guerra mondiale. Così scrive nell’Editoriale Paola Maria Filippi, direttrice scientifica di questo fascicolo dedicato alla Grande Guerra & letteratura.

In tale ambizioso progetto, sostenuto da efficaci metodologie di studio e dalla pubblicazione di materiali anche inediti, trovano posto non pochi contributi dedicati al teatro. Die letzten Tage der Menschheit (Gli ultimi giorni dell’umanità) di Karl Kraus è oggetto di due saggi ricchi di interesse. Irene Fantappiè approfondisce la famosa definizione di Walter Benjamin data all’opera in questione, “silenzio rovesciato”, per leggere il dramma come il risultato di una programmata «instabilità sul piano testuale», in cui la tecnica del montaggio delle scene, le quali corrispondono a citazioni di fatti reali o episodi immaginari, denuncia l’irrappresentabilità degli orrori della guerra attraverso il linguaggio teatrale.

In La guerra di Karl Kraus Claudio Longhi analizza il celebre allestimento di Luca Ronconi del 1990 al Lingotto di Torino, prima ricordando gli interessi del regista maturati a metà degli anni Cinquanta sulla scorta della lettura dell’estratto contenuto nell’antologia Il teatro espressionista tedesco di Vito Pandolfi (Guanda 1956), in attesa dell’edizione Adelphi del 1980; poi sviluppando il tema dello spazio in relazione alla simultaneità delle scene e alla recitazione antinaturalistica, considerando anche le soluzioni adottate nel 1969 per l’Orlando furioso.

Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni della compagnia teatrale Archivio Zeta illustrano i criteri adottati per la messinscena de Gli ultimi giorni dell’umanità nell’estate 2014 al Cimitero Militare Germanico del Passo della Futa sull’Appennino tosco emiliano. Il loro percorso artistico si differenzia dal progetto ronconiano: alla ricostruzione dell’atmosfera e degli ambienti della Vienna dell’epoca preferiscono il recupero archeologico di «articoli originali, le incisioni delle voci, le fotografie; e mettere in relazione queste parole/macerie al coro dei morti, ineludibile silenziosa presenza all’interno dello spettacolo» (p. 105).

L’uomo difficile (Der Schwierige), dramma di Hugo von Hofmannsthal scritto tra il 1917 e il 1920, è oggetto di un saggio approfondito a firma di Maria Luisa Wandruszka (Hofmannsthal, la Grande Guerra e “L’uomo difficile”), che individua nei personaggi e nelle loro dinamiche relazionali sia la parafrasi dell’evento bellico che il declino dell’aristocrazia austriaca.

Riccardo Giacconi è il regista di Il nonnullaperformance teatrale ricavata da un misterioso diario scritto in tedesco e ritrovato dal bisnonno in una trincea sul Carso. E di questo si occupa con competenza Chiara Marsilli ricostruendo la storia di questo testo cui intreccia le caratteristiche contenutistiche e linguistiche, e analizzando l’esibizione di Hannes Egger e Andrea Miserocchi alla Centrale Fies presso Dro (Tn) il 27 luglio 2014 nell’ambito della rassegna Drodesera. A completamento di questo prezioso contributo Marsilli inserisce un’intervista di approfondimento a Giacconi e a Egger relativa alla messinscena di Nonnulla, testo inedito e pubblicato qui in versione integrale.

Un altro testo concepito per il palcoscenico è György Károly dello scrittore ungherese Károly Pap, che appena diciasettenne si era arruolato volontario nell’esercito austro-ungarico e aveva combattuto sul Monte Priaforà, nel massiccio del Novegno presso Schio. Tradotti da Claudia Tatasciore, cui compete anche il saggio introduttivo Károly Pap: un ungherese sul fronte occidentale, i due atti composti nel 1931 presentano tratti autobiografici nel protagonista del titolo, un soldato ebreo, appassionato e idealista, che ben presto si scontra con i sentimenti antisemiti diffusi in trincea.

Anche Cacciatori di draghi. Cabaret eroico di Milena Marković è un testo inedito per il lettore italiano. Scritto in occasione del centenario dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e inserito in una rassegna di spettacoli legati alla Grande guerra organizzata dai maggiori teatri di Belgrado, il dramma incornicia i fatti di Sarajevo come segno storico di un forte bisogno popolare di libertà di cui è portavoce il gesto di Gavrilo Princip, «che non sarà un terrorista e neppure un eroe, ma un personaggio letterario che ci guarda con l’espressione mesta delle foto segnaletiche dell’epoca», spiega Elisa Copetti nella nota introduttiva (p. 338) a Cacciatori di draghi, attentamente tradotto dalla stessa.



di Massimo Bertoldi


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