Il terzo numero della nuova serie
degli «Studi goldoniani» si apre con un breve contributo a firma di Bodo Guthmüller dedicato alle
elaborazioni goldoniane delle vicende delleroina Griselda. Lo studioso indaga
i cambi di rotta che intervengono nella scrittura di Goldoni tra il rimaneggiamento del testo di Apostolo Zeno per lopera musicata da Antonio Vivaldi (1735, teatro San Samuele) e la stesura della
tragicommedia per la compagnia di Giuseppe
Imer. Nella riscrittura per il teatro operistico lavvocato veneziano è
costretto al rispetto delle regole di quellambiente, dove il successo del
cantante vale più del contenuto e della logica della vicenda narrata, e per
questo finisce per produrre unopera di raffinata sartoria tra vecchi cavalli
di battaglia e nuovi aggiustamenti, in cui le diverse parti sono ben cucite ma
mal assortite. Nella sua versione per i comici di Imer, invece, Goldoni può
applicarsi a dare un senso più profondo e completo al suo componimento: a questo
scopo, anche sullonda del recente successo del suo Belisario, reintroduce il personaggio di Artandro, simbolo della
purezza della vita rurale già assente in Zeno, e dota Griselda di uno spirito
battagliero che ne fa una vera eroina tragica.
Eduardo Rescigno porta alla luce il libretto inedito e mai
rappresentato del Don Marzio di Francesco Maria Piave, ispirato alla Bottega del caffè di Goldoni e musicato
da Samuel Levi. Lo studioso
ricompone i pezzi della carriera del librettista e interroga efficacemente i
documenti sui rapporti tra questi, il compositore e la vita operistica
veneziana a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta dellOttocento. Lanalisi del libretto evidenzia linesperienza del «giovane
letterato» Piave (siamo nel 1841), mentre lo studio della partitura, per quanto
parziale (se ne conservano solamente quattro numeri e tre recitativi), mette in
valore momenti di grande ingegnosità.
Tramite i principali scritti
teorici e alcuni riferimenti alle opere drammaturgiche Paolo Farina riconsidera la figura di Carlo Gozzi “uomo politico”. Larticolo
supera la consueta designazione anti-illuminista del conte, mettendo in luce il
carattere innovatore del suo pensiero e della sua drammaturgia. In tal senso,
più che nei termini di un puro confronto tra vecchio teatro delle maschere e
nuovo teatro dei personaggi, il significato allegorico delle fiabe gozziane si
scontra con la “verità” goldoniana. Gozzi accusa Goldoni di aver messo in
mostra un «mondo sociale alla rovescia» (p. 74), mentre è compito dello
scrittore educare alla buona morale e al rispetto delle gerarchie e dellordine
che la storia, però, nel secolo dei lumi, sta irrimediabilmente riconsiderando.
Lapprofondimento sui testi
spagnoleschi di Carlo Gozzi, da tempo intrapreso da Maria Grazia Profeti, si
arricchisce di un saggio sui rapporti tra la drammaturgia dellaristocratico
veneziano e quella di Calderón de la
Barca. La studiosa ribadisce i passaggi fondamentali del lavoro gozziano di
adattamento, ovvero la necessità di trasformare il testo originale in funzione
della compagnia comica, collocandolo nella
realtà teatrale veneziana contemporanea e affrancandolo dalla «meditazione
calderoniana», dalla «sua ineludibile percezione della labilità dellesistenza»
(p. 95).
Chiudono la sezione dedicata ai
saggi le Noterelle gozziane di Anna Scannapieco. Lo studio prende le
mosse dallanalisi dellinedito contratto suggellato tra Antonio Sacco e Michiel
Grimani per laffitto del teatro veneziano di San Samuele dallautunno 1758
al carnevale 1762. Le condizioni registrate nel documento testimoniano il
grande favore di cui godeva la compagnia di Truffaldino già al suo rientro in
laguna dopo la tournée portoghese e
sconfessano le parole di Gozzi là dove si proclama salvatore di una compagnia
«oppressa, e scemata nelle fortune». Al contrario, alcune piccate annotazioni
manoscritte contenute nel Fondo Gozzi della biblioteca nazionale Marciana chiariscono
come il felice connubio tra Gozzi e Sacco abbia
rappresentato più unopportunità per il primo di impegnarsi concretamente in
uno scontro frontale col fratello-rivale Goldoni, che non un salvagente per il comico
in disgrazia.
Infine, nella sezione Rassegne
Roberto Alonge e Stefania Felicioli rendono omaggio a Massimo Castri ricordando le sue regie
goldoniane, su tutte La trilogia della
villeggiatura. Segue la consueta Bibliografia
goldoniana (2006-2010) a cura di Sandro
Frizziero.
di Lorenzo Galletti
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