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Arte Veneta, 2012, n. 69
Rivista di storia dell'arte fondata nel 1947

A cura di Istituto di Storia dell'Arte - Fondazione Giorgio Cini

2012, n. 69, 220 pp., euro 95,00

Punto di riferimento imprescindibile per gli specialisti di area veneziana, veneta e internazionale, «Arte Veneta» si presenta nel suo sessantanovesimo numero in una rinnovata veste grafica (edizioni Electa). Un rinnovamento formale nella continuità: immutato l’impianto scientifico, contraddistinto dalla varietà dei temi e degli approcci metodologici, dalla multidisciplinarietà, dall’amore per la ricerca e per il patrimonio artistico veneto. E nel segno del legame inscindibile con la Fondazione Cini: dal 1976 la redazione della prestigiosa rivista ha sede nell’isola di San Giorgio Maggiore, presso l’Istituto di Storia dell’Arte diretto dal 2013 da Luca Massimo Barbero, autore del bell’Editoriale che apre questo volume.

Il primo saggio, a firma di Szilárd Papp, presenta la scoperta di una scultura marmorea con Cristo in trono, attribuita al veneziano Andriolo de Santi (1320 ca.-1375), originariamente collocata nella chiesa di Sant’Agostino a Cremona e attualmente conservata presso lo Szépművészeti Múzeum di Budapest. Parimenti di matrice trecentesca è il ciclo dei ritratti degli imperatori romani affrescati da Altichiero da Zevio nei sottarchi e nei pennacchi della loggia dell’ex Palazzo degli Scaligeri a Verona, catalogati da Ettore Napione con schede illustrate.

Matthias Wivel e Troels Filtenborg si occupano di un dipinto poco studiato, un giovanile Ritratto maschile di Tiziano conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, affrontando le dibattute questioni sulla sua attribuzione e datazione, nonché sull’identità del soggetto (si tratta forse del maestro del pittore, Giovanni Bellini). Simona Carotenuto indaga i rapporti del collezionismo e della committenza pittorica tra Venezia e Napoli nel Sei e Settecento, studiando il caso di Francesco Solimena (1657-1747), e in particolare delle tele del pittore campano registrate in data 23 febbraio 1787 nell’inventario dei veneziani Baglioni.

Il contributo più corposo è quello di Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, che attraverso indagini d’archivio ricostruiscono la decorazione originaria del gabinetto “degli specchi” di palazzo Corner, eseguita da Giambattista Tiepolo per conto dei Cornaro di San Polo negli anni Quaranta del Settecento. Andrea Tomezzoli ripercorre le vicende collezionistiche della Leda di Giambettino Cignaroli (1756), restaurata di recente, attestata fin dalle Memorie sulla vita del pittore veronese compilate da Ippolito Bevilacqua (1771).

Nelle Segnalazioni Mattio Vinco dà notizia di alcune inedite sculture nel monastero femminile di San Michele di Campagna a Verona, mentre Samo Štefanac presenta tre vere da pozzo di origine veneziana ritrovate a Cuba. Se Sara Menato rende noto un Cristo benedicente di Giovanni Bellini, già della parrocchia di Santo Stefano a Venezia, Sören Fischer propone nuove letture della tela con Pecunia di Gualtiero Padovano, conservata a Dresda. Completano la sezione i contributi di David McTavish su due dipinti mitologici di Giuseppe Salviati finora ignorati; di Lina Siracusano su una Madonna con il Bambino di Francesco Cavrioli al Victoria and Albert Museum; di Damir Tulić sul monumento del doge Giovanni Pesaro in Santa Maria Gloriosa dei Frari; di Luca Fabbri su un inedito dipinto di Giambattista Langetti rintracciato nel veronese; di Maria Chiara Sassu sulla fortuna critica del pittore padovano Giovanni Antonio Zonca; e, infine, di Nina Kudiś e Damir Tulić su una pala d’altare di Giuseppe Nogari conservata nella chiesa parrocchiale di Favaro Veneto.

Ricca, come di consueto, la sezione Carte d’archivio. Bruno Chiappa mette a punto alcune precisazioni documentarie sull’attività della famiglia Da Castello, lapicidi originari di Porlezza tra Quattro e Cinquecento, e in particolare sull’opera di Francesco nel cantiere di San Giorgio in Braida a Verona. Silvia Merigo presenta carte inedite sul pittore Pietro Bellotti (1627-1700), raccolte in una cospicua appendice e corredate da un ampio apparato di note. Davide Dossi ricostruisce alcune vicende di dispersione e di recupero di dipinti presso la Galleria Curtoni di Verona, mentre Lino Moretti integra la biografia di Federico Bencovich con preziose spigolature archivistiche. Fabien Benuzzi fornisce nuovi documenti sul misconosciuto scultore settecentesco Giovanni Gai; Massimo Favilla e Ruggero Rugolo aggiungono un inedito tassello documentario all’attività tiepolesca nei mezzanini di Ca’ Corner a San Cassiano; Raquel Gallego rilegge il Taccuino italiano di Goya (1771-1788), ponendo in luce elementi di novità sui rapporti del pittore spagnolo con Venezia e con i patrizi Farsetti.

In Restauri Eleonora Lanza dà conto delle indagini diagnostiche cui è stato sottoposto a Helsinki Il ratto delle Sabine del giovane Tiepolo. Due articoli di Giovanna Valenzano e di Tiziana Franco (In memoriam) sono dedicati agli scomparsi Italo Furlan e Giovanni Lorenzoni, corredati dall’elenco delle rispettive Pubblicazioni.

Tutti i contributi sono illustrati da puntuale iconografia, in buona parte a colori e in ottima risoluzione grafica. Un’ultima novità da segnalare: la Bibliografia dell’arte veneta, da sempre utile strumento di consultazione per addetti ai lavori e appassionati, è a partire da questo numero in versione digitale (a cura di Daniele D’Anza), accessibile direttamente on line tramite e-book scaricabile gratuitamente (qui il link).



di Gianluca Stefani


La copertina

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